EDITORIALE Millecolline. Si può gioire senza congetture?

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 12/01/2025

Si può gioire senza congetture?

Sembra proprio di no!

In particolare nel nostro Paese che deve la sua formazione mentis alla retorica dei nostri padri latini e suoi retroscena e mille rivoli di combinazioni. Non è ammesso pensare in modo lineare!

La nostra educazione secolare ci porta a giocare sulle supposizioni, sulle intuizioni dubbiose ereditate o sulle indiscrezioni uscite da oracoli mimetizzati. In poche parole se uno vince una gara è merito del vento favorevole o della pista ben levigata oppure perché si ha avuto una fortunata coincidenza. 

Il bambino che torna da scuola e felice comunica alla mamma di aver preso un otto in matematica, la mamma non si rallegra ma risponde: come hai fatto? Hai forse copiato?  Qualcuno ti ha aiutato? Sarà stata una svista della maestra!

Nessun incoraggiamento, nessun complimento, nessun atto di fiducia viene concesso. Questo vale ad ogni livello per gli encomi professionali (tutti raccomandati), per le promozioni di livello dirigenziale (espressioni di tatticismi); per vincitori di Concorsi e varie importanti responsabilità (tutti compromessi e tutti in mobilità)!

Non parliamo dei vari riconoscimenti nei settori della produzione da quella artistica a quella industriale.

La genialità, il talento, la personalità creativa e costruttiva, sono orpelli perché ciò che vale è la trama che regge il siparietto della notorietà, della affermazione individuale, della distinzione e qualità della persona.

Questa è la mentalità che governa il popolo italiano (e non solo), ma noi ne siamo stati maestri e continuiamo ad esserlo per tutti: nulla si muove senza macchinazioni, senza il famoso Cavallo di Troia. L’inganno, la menzogna, la galanteria, le suggestioni del “banco dei pegni”, sono le carrucole che trasportano le gratificazioni ed i successi del nostro agire individuale o collettivo – sociale.

Nessuno si è posto l’interrogativo che anche nella democrazia la scala dei valori per giocare un ruolo nella società è parte integrante del Risiko delle opportunità, delle aspirazioni e delle affermazioni rese note dal sistema predeterminato dei media nazionali ed internazionali.

E proprio la panacea dei mass media globalizzati che hanno creato le sovrastrutture conoscitive ed interpretative su ogni evento od avvenimento di rilievo che abbia una ricaduta sulla società senza limiti di confini.

Tutti devono sapere non importa se sia vero o no, se sia attendibile oppure no, se abbia qualche valore per la comunità direttamente o indirettamente interessata. Cosa significa?

Non dobbiamo dimenticare che viviamo nel delirio dell’opinione pubblica, nel disordine dell’informazione, nella demagogia più perversa dell’uso dell’atto informativo, della sua essenzialità senza contare le zizzanie e procedure dietrologiche di cui gli apparati politici e loro diramazioni sono pronti ad attivare (qualunque sia lo scopo e la finalità).

E’ stata liberata la giovane giornalista Cecilia Sala, rinchiusa nel carcere femminile di Teheran, nei giorni scorsi. Una sorpresa per tutti. Una gioia per tutti. Ebbene questo momento euforico di un successo insperato è durato poco.

Il tempo che uscissero i giornali il giorno dopo non solo con immagini commoventi ma con fiumi di parole per osannare il Governo o per costruire la filiera dei compromessi, delle sottomissioni, dei baratti e dei retroscena da romanzo fanta poliziesco.

Il puzzle dell’ordito della liberazione potrà contenere piste di varie congetture, ma perché non rallegrarsi che un’italiana, donna e professionista dell’informazione sia stata liberata e sia ritornata in Italia? Nella sua Patria? 

È possibile che le buone notizie non siano patrimonio di tutti ed esempio perché questo possa essere il modello diplomatico per casi ancora non risolti e quelli che potranno accadere? Perché non pensare ai risultanti esaltanti la nostra identità di popolo pacifico e solidale?

Trascrivo i titoli di alcuni importanti quotidiani del 9 gennaio 2025 (il giorno dopo la liberazione della giovane giornalista italiana):

  • L’abbraccio a Cecilia – ST: Sala liberata a Teheran poi il viaggio a Roma. “Ciao, sono tornata”. Meloni: ”Una vittoria di tutti”. I complimenti di Mattarella. Attesa per la decisione sulla scarcerazione dell’iraninao Abedini. ( la Repubblica )
  • La svolta – Il blitz di Meloni e i dati di Abedin utili agli USA – Sala: ecco lo scambio dietro la liberazione (il Fatto Quotidiano)
  • Capolavoro Meloni – ST: La giornalista rimpatriata da Teheran. La premier la accoglie: “Sei stata forte”. Decisivo il viaggio da Trump stroncato da questa sinistra che adesso applaude. ( il Giornale )
  • Lo stallo con Biden, il blitz da Trump e Meloni disse: “Adesso ci penso io”. ( La Stampa, 3 pagina – Prima pagina grande foto con Sala insieme ai genitori che dice “Ciao sono tornata” ).

Come si può dedurre nulla che abbia dato risalto al significato della liberazione, al senso della vittoria dei diritti non solo della donna, ma del progresso sociale e politico e dell’affermazione della dignità umana e della sua inviolabile libertà di pensiero e di azione.

Ma abbiamo letto il contrario: pagine da macero su tutte le indiscrezioni e paludate polemiche per alimentare le solite ed inutili contrapposizioni politiche ed astrattismi da perdi tempo.

 

                                                                      Franchino Falsetti

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