Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 29/12/2024
Auguri – Auguri – Auguri
È forse la parola più breve che abbiamo ascoltato e scambiato in questo periodo (detto natalizio) come avviene da diversi decenni.
Da quando si è inventata la Festa profana del Natale e tutte le sue fantasiose avventure, non ultimo la “scoperta dell’infanzia”, il mondo ad esso inventato ed edulcorato fino ai miti del rituale consumismo e loro (attuale) demolizione o irrisione.
Oggi “Babbo natale” è solo un’etichetta, un’occasione per una cena allargata, per aggiungere un’ennesima tacca sul calendario dell’effimero e delle vanità. Hanno vinto i prodotti industriali e relativi addobbi pubblicitari con promozioni d’intrattenimento arbitrale, non tradizionale, volgare e mistificante.
La vera evocazione del Natale, del suo spirito religioso, del ricordare momenti della spiritualità cristiana, è stata confinata a ridotte liturgie prive di sentimenti e di partecipazioni di massa.
La coralità di questa vera Festa della Cristianità, il Presepio, è scomparso da ogni luogo pubblico ed anche dalle nostre case che era motivo non solo di espressione di identità ma di costruzione di atmosfere gioiose e di comunione di ideali e valori di pace e di serenità.
Tutto questo non esiste più. Non si ascolta più.
Non vive più come la più autentica e diffusa preghiera (materializzata) da fraticello d’Assisi. “Bella ciao” si canta anche nelle Chiese ed ha sostituito i canti religiosi natalizi anche quelli tra i più noti e musicalmente armoniosi e di elevata spiritualità.
Ciò che è rimasto è la parolina “Auguri”, non sempre spontanea, ma di rito di una moda, ormai, sbiadita.
Anche le Istituzioni pubbliche e private hanno perso il desiderio di rendere questo periodo, un particolare intermezzo, una pausa di riflessione, di ri-creatività. Un’occasione per pensare, con animo diverso, al nuovo anno, ad un certo cambiamento d’animo, di visione delle vicende quotidiane ed umane.
La futilità ha condizionato i nostri comportamenti e ogni nostra azione è solo un segno di condizionamento e imitazione di modelli di vita vacui ed inesistenti.
Lo stesso calendario da appendere al muro e sfogliarlo, appuntarlo non ci appartiene più. L’elettronica ha pianificato i giorni che non hanno più nome. Ma solo numeri.
Come la vecchia e nostalgica tavola pitagorica. Anche i vecchi Almanacchi non si vedono più e nessuno strilla le informazioni utili per guardare il cielo e coltivare la terra. Ci sono rimasti gli sms che occupano l’etere senza comunicare nulla.
Auguri-Auguri-Auguri è ciò che viene ancora usato non solo come saluto augurale ma come, forse, un momentaneo piacere che la parola ci pronuncia ancora.
Io gli Auguri voglio rinnovarli, con animo festoso, anche a nome della Rivista Millecolline a tutti (vicini e lontani) nella speranza che possano trasformarsi in tante stelline da poter riguardare il cielo con nuovi propositi e desideri.
Franchino Falsetti