EDITORIALE Millecolline. Le feuilleton o del romanzo popolare

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 08/09/2024

Le feuilleton o del romanzo popolare

La stagione tropicale della nostra estate non poteva che aggiungere nuovi fatti tenebrosi e faceti di un’Italietta sempre più alla deriva, dove le barche (salva gente) si sono capovolte ed il popolo che era ammassato sulla famosa nave felliniana, come accadde alla fulgida Titanic, da tempo nuota anonimo negli oceani sconfinati. 

Una diaspora di un’intera Nazione, che vorrebbe creare nuovi italiani per assolversi dalle distruzioni (legali) adottate nei precedenti decenni.

L’individualità è stata sostituita dalla solidarietà di gruppo, dall’interattività, dove tutti diventano protagonisti ed agiscono senza più quei limiti morali che garantivano il rispetto verso l’altro e verso l’altro professionalmente accreditato o preposto per la cura, la prevenzione e la sicurezza di ogni cittadino.

Siamo nel tempo dei “ritornelli”, del tutto si ripete, con l’aggravante che abbiamo perso la Copia madre di come si fanno certe cose, di come si governa secondo le famose prediche inutili dello Statista Presidente Einaudi.

Non abbiamo conservato la memoria cioè abbiamo smarrito gli strumenti culturali che ci permettevano di far fronte ad ogni necessità e programmazione (non emergenza!!!).

La politica della emergenza ha reso le nostre città delle pattumiere, dei territori invivibili, dei cantieri (long life) di supponenza amministrativa ingiustificabili. Ho il timore che tutto questo come l’overtourism sia parte di un calcolo perverso dei nuovi decisionisti formatisi ai banconi delle varie feste campestri e rionali.

Nulla che si riferisca alla conoscenza delle scienze politiche o ad esperienze, non del solito “vissuto” (“Senza dubbio è la rivoluzione peggiore, poiché ha svelato il segreto di cui ognuno circonda la propria vita, trasformandola in un immenso reality show ”. -J. Baudrillard, 1995), che, proprio per aver reso la vita un feuilleton è scomparsa la motivazione del “crescere”, del “maturare”, della “consapevolezza”, del sentire quel famoso “volli sempre volli fortissimamente volli”.

Il post moderno, il pensiero debole hanno determinato cambiamenti epocali del nostro modo di essere e di vivere. È inutile sceneggiare sulle cause ed anche sulle origini di questa pandemia dell’esistenza contemporanea e del credo delle proprie visioni formative.

Abbiamo vissuto e viviamo senza ideali (e non è un modo di dire), senza obiettivi morali e materiali, senza avvenire (cioè senza sacrificio per superare ogni prova reale e non lassista o buonista di cui le giovani generazioni ed anche le vecchie godono da anni).

Non vogliamo lo Stato assistenzialista e lo richiediamo per ogni elementare bisogno. I giovani si annoiano e gli esperti descrivono i pensierini della sera: la famiglia si è disgregata! E noi cosa facciamo? Lo sappiamo dagli anni sessanta del secolo scorso che stava tutto cambiando ed in peggio.

Ma siamo stati complici del nuovo idealismo effimero che caratterizzava la vita con slogan pubblicitari e consumistici. È tutto non era un sogno ma una triste realtà priva di contenuti, di interessi, di coinvolgimenti partecipativi, di occasioni per una sana socializzazione delle sane e prospettiche aspettative.

I giovani uccidono perché si annoiano, perché non hanno alcun riscontro rispetto ai loro desideri e richieste di imparare ad agire socialmente e culturalmente. Non conoscono la Società in cui vivono.

È inutile parlare d’integrazione come parola vuota ed insulsa in una Società vuota e deprivata.

Quale cultura? Quale educazione? Quale formazione? Possono avere questi giovani allo sbando! Vivono fin dalla nascita nel più sfacciato consumismo, nella precettazione dei mass media, nel nichilismo più assoluto.

Queste sono le grandi motivazioni di certi fenomeni mascherati dall’opulenza a basso mercato e dalle comiche richieste immaginifiche del: voglio tutto subito!!! L’intera Società progressista che vive sull’inganno sa bene che alla fine la corte dei miracoli, oggi significa la corte dei servi di qualunque Istituzione essi siano espressione. E così si riempiono i giornali di farneticazioni e puro delirio della mente non bonificata.

Alcune frasi vorrei che venissero meditate anche da voi lettori amatoriali.

Moussa Sangare assassino di Sharon: -“Quel coltello l’ho seppellito, l’avrei tenuto per ricordo”. Ed ancora: -”Qualcosa mi ha spinto a fare del male. Ho agito senza motivo”. (Libero, 3 settembre 2024).

Continuando sulla banalità del Male, l’altro atroce fatto di sangue ad opera di un diciassettenne Riccardo di Paderno Dugnano che ha inferto 68 coltellate uccidendo tre componenti della sua famiglia (padre, madre e fratellino di 12 anni), avrebbe, candidamente, spiegato: -”Ero convinto che uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero, in solitario” .

Ed ancora: -“Pensavo che una coltellata sarebbe bastata per morire. Poi ho visto che stavano continuando a soffrire”.

Infine: -“Volevo risolvere il mio malessere”. (la Repubblica, 3 – 4 settembre 2024). Non posso più dilungarmi, entrando anche un po’ nel merito, ma è certo che stiamo vivendo drammaticamente la nostra Convivenza ed ancora una volta tutto sarà come nel vecchio romanzo popolare: il bello ci sarà alla prossima puntata!

 

                                                                  Franchino Falsetti

 

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