EDITORIALE Millecolline. Essere democratici significa essere antifascisti?

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 14/07/2024

Essere democratici significa essere antifascisti?

Troppe sono le cose che sono succedute e succedono in questi primi decenni del XXI secolo.

Sembra di ricordare il famoso vaso di Pandora: lo abbiamo scoperchiato ed a flutti escono le impurità di ciò che avevamo costruito e di ciò che abbiamo sempre creduto.

Questo Editoriale vuole essere, brevemente, una riflessione su ciò che sta accadendo e le distrazioni continue che il mondo del consumo ci inonda per aumentare il grado delle incertezze, delle approssimazioni, delle superficialità e delle libere interpretazioni. Un calembour in cui si nascondono le verità o le post verità.

Dal 1946 il popolo italiano diede vita alla Repubblica ed alla prima grande Costituzione Repubblicana e Democratica dall’Unità d’Italia.

A pochi anni dalla fine della seconda guerra mondiale, gli italiani, dopo oltre vent’anni di regime fascista, in cui anche le matite ed i temperini cantavano “Giovinezza”, divenne, automaticamente, un popolo che faceva scrivere a Flaiano che “gli italiani si dividevano in fascisti e antifascisti”. Non è una battuta per far ridere!

“In Italia sino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti”: vera o presunta che sia, la battuta velenosa attribuita a Winston Churchill fotografa il trasformismo del paese, assai più pronto alle conversioni e all’indulgenza verso il suo passato che alla coerenza civica e allo sguardo critico”. (Gianni Oliva, 45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non fatto i conti con il ventennio, Le Scie Mondadori, 2024)

Può essere interessante ricordare che proprio dalla sinistra non ci furono scelte determinanti. “Al contrario, nell’agosto 1947 ,Togliatti (che l’anno prima, in qualità di ministro di Grazia e Giustizia, aveva concesso una larga amnistia politica che rimetteva in circolazione anche i più noti criminali di guerra) così si esprimeva sul quotidiano paracomunista di Roma, La Repubblica d’Italia : “Non nascondiamo le nostre simpatie per quegli ex-fascisti, giovani o adulti, che sotto il passato regime appartenevano a quella corrente in cui si sentiva l’ansia per la scoperta di nuovi orizzonti sociali… Noi riconosciamo agli ex fascisti di sinistra il diritto di riunirsi e di esprimersi liberamente conservando la propria autonomia”.

Queste parole del segretario del PCI non servivano certo ad aiutare la nostra autocritica”, (Lando dell’Amico, Il mestiere di comunista, Editoriale Opere Nuove – Roma, 1955) Per chiudere le citazioni di pertinenza tematica, trascrivo alcune righe dal Discorso di Giuseppe Saragat, dopo essere stato eletto Presidente dell’Assemblea Costituente (24 giugno 1946): “[…] Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della Nazione, ma è, soprattutto, un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide. [..]”.

E la documentazione di testi, di discorsi, di saggi, di commenti, potrebbe seguire senza sosta e con grandi sorprese, perché, anche dai semplici estratti riportati, possiamo, senza alcuna esitazione, affermare che la democrazia italiana si è ammalata trasformandosi in una specie di oligarchia popolare e il vero governo rappresentativo del popolo italiano si è snaturato in piccole repubbliche, ducati, principati, in staterelli con vocazioni di insana autonomia.

L’antifascismo non vuol dire democrazia, poiché viviamo nella totale confusione e contestazione permanente, in cui tutto si è evaporizzato. Perché non ricordare che fino al 1955 le scuole elementari avevano programmi trasformati chirurgicamente?

I classici della letteratura per ragazzi del regime fascista, continuavano essere pubblicati cambiando alcune frasi, i nomi dei personaggi e certe ambientazioni narrative. Abbiamo studiato sugli stessi libri, con gli stessi autori (da Saitta a Salvatorelli, Volpicelli, Mosca, Moretti, Palazzeschi, Pirandello, D’Annunzio, Malaparte, Brancati, Marinetti, Cardarelli, Saba, ect…).

La disciplina era rimasta tale e quale.

E prima di entrare le intere scuole si radunavano nelle palestre per cantare l’Inno di Mameli o la canzone del Piave. Le lezioni iniziavano con la preghiera. Eravamo in piena democrazia repubblicana!!! Molti (quasi tutti) insegnanti erano stati fascisti e riassunti nelle scuole di ogni ordine e grado. E così per la pubblica Amministrazione ed ogni altro impiego lavorativo e produttivo.

Le fabbriche erano le stesse di prima. L’editoria, i grandi editori (Mondadori, Bompiani, UTET, Salani), le grandi testate giornalistiche e la schiera dei giornalisti, erano quelli di prima e tranne Feltrinelli e la nuova editoria dal ’68 in poi era tutta ex fascista.

Dov’erano gli antifascisti? Nella politica, tra i veri partigiani, già dissidenti e perseguitati. Poche migliaia.

La Nazione come la chiamava Saragat era ancora ex fascista. Pertanto come ci ricordava un vero liberale e democratico come il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, impariamo a “Conoscere per deliberare”.

Non parliamo a vanvera. La storia d’Italia dal 1945 ad oggi deve essere ancora scritta (vedi la resistenza ideologica per poter parlare delle Foibe).

E poi dobbiamo evitare che la democrazia possa tollerare la presenza dei demagoghi, dei millantatori, degli improvvisatori, dei mestieranti, dei sicari della Libertà. Abbiamo bisogno di conoscere la Verità come vuole la Democrazia.

Il Vocabolario Treccani della lingua italiana, al lemma democrazia, così sintetizza: ”Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi”. Poi precisa: “democrazia diretta o plebiscitaria “quando il poter è esercitato da assemblee di popoli” e democrazia indiretta o rappresentativa “quando il potere è esercitato da istituzioni rappresentative”.

 

                                                                      Franchino Falsetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *