EDITORIALE Millecolline. Si può vivere di cascami culturali o politici

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 28/04/2024

Si può vivere di cascami culturali o politici?

Ho cercato di essere neutrale di fronte alle baruffe della vigilia e durante la ri­correnza del 25 aprile (giorno della Liberazione – 25 aprile 1945) che hanno colpito le principali città italiane. Qualcuno ha parlato di clima rissoso, intol­lerabile, incivile; altri hanno preferito creare un mix di agitatori o picchiatori, di urlanti manifestanti nelle varie processioni antifasciste (così definite) con slogan violenti ed aggressioni ingiustificate.

Sappiamo cosa significhi oggi manifestare? Essere in piazza per esprimere posizioni contrarie, divergenti, stimolanti per capire i linguaggi ancora presenti e ripescati delle vecchie ideo­logie?

Alcuni titoli dei due maggiori quotidiani italiani.

Il Corriere della Sera, del 26 aprile 2024, dalla prima pagina: Mattarella: unità nell’antifascismo (apertura con caratteri in grassetto) con un sottotitolo: Centomila a Mi­lano, scontri in piazza. Insulti alla Brigata ebraica dagli attivisti pro-PalestinaIn centro pagina: Dentro una manifestazione / Slo­gan violenti e aggressioni durante il corteo – il solito prezzemolino Aldo Cazzullo scrive l’editoriale dal titolo: Bastava un gesto. Trascrivo l’incipit, ma sarebbe da trascrivere l’intera omelia più che editoriale, perché raggiunge toni esilaranti anche per un giornalista best seller: “Il 25 aprile 2024 sarà ricordato come il giorno in cui la destra italiana perse una occasione storica. Perché proprio questo momento, in cui la destra è al governo e gode di largo consenso, era il momento giusto per chiudere davvero una pagina, per chiarire definitivamente un punto, e per concentrarsi poi su quelli che – siamo tutti d’accordo – sono i veri problemi che stanno a cuore agli italiani”. [Pensiero profondo e ricco di riflessione da novello Tocqueville].

I titoli apparsi sul quotidiano la Repubblica (il 25 e 26 aprile 2024) sono ancora più mescolati e maggiormente tendenziosi.

Giovedì 25 aprile 2024 (sempre in prima pagina) con caratteri vistosi: L’Italia è antifascista (apertura della testata) con un catenaccio per chi legge alla Flaiano: Un sondaggio di Noto fotografa un Paese refrattario a revisionismi storici e convinto della necessità di celebrare il 25 aprile. Tra gli elettori di Fdl il 62% è contro il culto del Ventennio. Città oggi in piazza: due grandi cortei a Roma e Milano

L’editoriale viene affidato al vetero comunista Furio Colombo. Trascrivo anche per lui l’incipit per offrire ai lettori di Millecolline qualche spunto per ragionare con la propria testa.

La mia Resistenza e le camicie nere” (titolo dell’editoriale) “Il presidente del Senato della nostra Repubblica nata dalla Resistenza dice di essere arrossito di orgoglio quando gli hanno dato del fascista. A me la pa­rola fascista ricorda due momenti della mia scoperta della Resistenza”. [Tutto può servire ad un giornalista di lungo corso, ma scrivere alla Simenon, non giova a capire il tema confuso e l’attuale diaspora delle identità delle nuove generazioni e quelle future]

Sulla prima pagina de la Repubblica di venerdì 26 aprile 2024, sempre con caratteri vistosi, l’apertura è affidata ad una frase del Presidente:

L’antifascismo, un dovere” – Segue il solito catenaccio farcito: “Mattarella celebre il 25 aprile a Civitella, luogo di una strage nazifascista: “Un regime disumano che negava l’innegabile, i partigiani veri patrioti”. Tensione a Roma e aggressione a Milano dei manifestanti pro Gaza alla Bri­gata Ebraica. Meloni: la fine del fascismo pose le basi per la democrazia.

Intervista a Scurati: “La svolta illiberale è già iniziata, le democrazie sono a rischio” (sempre a caratteri in neretto). L’editoriale è scritto dal politologo Carlo Galli: “Le radici della Repubblica” (titolo dell’Editoriale): “Antifascismo militante, resistenziale e rammemorante – per utilizzare un termine giustamente impiegato ieri dal presidente Mattarella – delle nostre libertà democratiche, il cuore della religione civile repubblicana”. [Altra ome­lia che non parla di Storia ma di vetero moralismo, con molte omissioni ed importanti, per non dire basilari, assenze: dalla Democrazia Cristiana ai So­cialisti, Liberali, Repubblicani, Socialdemocratici]

Questa piccola cronaca è significativa di certi difetti che preferiamo coltivare: raccontare faziosità per non essere obiettivi e dalla parte della Verità storica.

Discutiamo su “testa o croce” e solo da pochi anni i cosiddetti antifascisti hanno riconosciuto la vergogna delle “Foibe”. E non tutti ne sono convinti.

Su questi temi del fascismo e dell’antifascismo ne parlano i giornalisti con i loro ricordi e con le letture settarie e prive di ogni obiettività.

Perché nelle scuole non si è insegnata la Storia contemporanea? La Resistenza? La nascita della Repubblica? Il primo Parlamento democratico? Fino a giorni nostri! Ecco per­ché sono passati ottant’anni e sembra il primo giorno dopo la Liberazione.

Nel dibattito tra giornalisti acculturati non sono stati citati protagonisti di grande rilievo come: Matteotti, Turati, Croce, De Gasperi, Togliatti, Nenni, Saragat, Malagodi, La Malfa, Einaudi, Vittorini, Brancati, Sciascia, Mancuso, Ros­sanda, Calamandrei, Marchesi, Fenoglio, Alvaro, La Capria, Bocca, Pavese, Calvino, Rodari, De Felice e molti altri autentici pensatori e coraggiosi, come Pansa che si continua a censurare, perché la Storia della Liberazione non finì il 25 aprile del 1945.

I nostri studenti non conoscono cento anni della storia d’Italia (in modo ap­profondito). Ecco perché non sanno cosa significhino le parole: Liberazione – Resistenza – Repubblica – Democrazia – Parlamento – fascismo – antifasci­smo – nazismo- antinazismo – antisemita.

Anche queste parole grondano di sangue e non è sufficiente spettacolarizzare il passato od inventare testi tea­trali per sentirsi “famosi”. Cantare “Bella ciao” col chitarrino, fa tanto cabaret, ma non ci rende responsabili di nulla.

Non serve la memoria dei superstiti per formare la coscienza “patriottica”! Bisogna saper studiare il proprio passato, scoprirne anche le amare verità e sapere come denunciare le falsità storiche, le complicità della censura, la negazione faziosa di chi pensa solo a logiche di potere.

I cittadini devono sapere, non sentire racconti personali che valgono come testimonianze ma non come la conoscenza della Verità. La democrazia potrà di nuovo risplendere se saremo educati a studiare senza opportunismi o settarismi i tempi della storia recente che tuttora ci condiziona e ci minaccia il diritto della libera espressione e della libertà personale.

Dobbiamo rilanciare l’esortazione del Foscolo quando dalla sua prima cattedra d’italiano (Univer­sità di Pavia) invitava gl’Italiani alle Storie. La scuola italiana ha vissuto in questi ultimi decenni di cascami, di animazioni, di balletti e di recitazioni.

Uno stato deprimente, che ha reso una gloriosa Nazione come quella Italiana in un serraglio di replicanti e di inutili esistenze. Le nuove generazioni devono saper parlare di altro e vivere, sapientemente, le scelte del loro futuro che è anche il nostro.

                                                                    

                                                                               Franchino Falsetti

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