EDITORIALE Millecolline. Provo ad immaginare

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 21/04/2024

Provo ad immaginare

Siamo alla vigilia di una data storica per il mondo Occidentale: il 25 aprile 1945 – Festa della Liberazione.

Una data che è stata oggetto di accese polemiche, di contrasti ideologici, di contrapposizioni partitiche e di interpretazioni storiche sulla fenomenologia fascista, nazista e nazi-fascista.

Non traccerò nessuna delle vicende che hanno caratterizzato la vita politica italiana da quella gloriosa data e nemmeno desidero accennare ai nuovi malesseri che tuttora ritornano ed aleggiano forme folkloristiche di una certa decadenza ideologica che tende, strumentalmente, alla parodia della democrazia per renderla sempre più debole.

Anche il costume, le forme di pensiero, le scelte dell’espressioni libere o coatte, fanno parte del famoso circo Barnum e nell’attuale contesto delle attuali dinamiche comunicative con le sue virtù dell’apparire, dell’ostentare credibilità e forza muscolare.  Questa data dovrebbe essere, finalmente, liberata da tutto ciò che scrisse Pansa nel suo libro Il sangue dei vinti, che, con coraggio, rese noto le pagine più nere della gloriosa lotta partigiana.

“La Resistenza partigiana, la sola esperienza del periodo che ci ha messo dalla parte giusta della storia, diventa l’alibi per l’assoluzione collettiva. La lotta partigiana ha avuto per protagonista la parte migliore del paese ed è stata la palestra che ha formato politicamente la nuova Italia, ma non è stata l’esperienza di “tutti” gli italiani […]”. (Gianni Oliva, 45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il ventennio, Milano, Le Scie Mondadori, 2024)

Mentre scrivo l’onda del consumismo patriottico e velleitario sta infiammando le piazze italiane e le nostre scuole ed Università per l’ennesimo mercato delle ideologie, ormai, consumate e fatiscenti.

I conflitti che stanno disumanizzando il genere umano e l’orgoglio delle Civiltà, sono, in modo incivile e primitivo, strumentalizzati da fermenti privi di ogni intelligenza civile e politica. La storia contemporanea rischia di avere il suo baratro e di continuare i livelli d’inciviltà e di atrocità del secolo scorso.

Anche dopo quasi ottant’anni la storia del ventennio oscurantista italiano ed europeo fa ancora male e molte sono le cose che non si rendono pubbliche, rivelatrici di verità nascoste e di focolai mai spenti. Si cerca di ritornare su certi “misteri”, come l’uccisione del filosofo Gentile e perpetua navigazione nella storia del fascismo e dell’antifascismo (vedi il libro di Oliva, sopra citato).

Ma al di là delle necessarie e doverose ricerche sul nostro passato prossimo, come nel titolo di questo Editoriale, io provo ad immaginare di essere il fratello separato fin dalla nascita de Il Piccolo Principe che invece di vivere tra le nuvole e pianeti inesplorati, munito di un tappeto volante e di una mappa volitiva alla Salgari, reso quasi invisibile dalle galassie degli androidi, vado esplorando questa vecchia, inguaribile e meravigliosa Terra, pianeta anomalo ed unico nell’infinito Universo.

Il gioco dell’immaginazione è iniziato e quello che si vede dall’alto è solo un immenso plastico su cui scorrono le vite di tutti noi: le montagne russe come le autostrade e reti stradali, ferroviarie. Gli aeroporti ed i porti sono come formicai e sembrano piattaforme sotterranee brulicanti di oggetti tutti uguali e tutti in movimenti più sfrenati.

Le città sembrano disegnate e muoversi poiché si dà l’impressioni che siano instabili, in attesa di essere ben fissate sul terreno. E poi attorno a questi centri abitativi (piccoli o grandi) si estendono macchie di verde, di montagne di rifiuti, di discariche sterminate, di distensioni indecifrabili, dove forse si nascondono i pirati del XXI secolo.

E sempre sul tappeto volante immagino di toccare terre non solo lontane ma dove predomina la miseria, la violenza, le primitive palafitte, dove l’uomo non sa vivere che come un animale e con gli animali. Ed ancora luoghi di guerra: interi territori sventrati come vulcani spenti, macerie come la cenere dei vulcani attivi, disperazione diffusa nel maledire l’essere nato.

Il pianeta Terra, antico Paradiso dell’Eden, dominata dall’odio, dalla distruzione, dall’inquinamento e dissesto ecologico, dallo sterminio protetto, autorizzato o ignorato, è ben poca cosa vista dall’alto e mio fratello separato Il Piccolo Principe ricorda che tutti gli uomini sono stati bambini, ma molti bambini non sono cresciuti, non sono diventati grandi e la forza dell’immaginazione è scomparsa appena hanno mostrato il loro nanismo, l’infantilismo che li ha plasmati.

Questo Pianeta avrebbe bisogno di una nuova creatività dell’immaginazione anche senza la finzione del tappeto volante. Sono sempre più convinto che non la Bellezza salverà il mondo (questo) ma l’immaginazione, la creatività, la capacità  ancora di credere che il genere umano possa diventare il salvagente per costruire la Grande Scuola del benessere, della serenità, della fraternità e della solidarietà per tutti. Un mondo dove il girotondo dei Popoli muoverà l’immaginazione per vivere meglio secondo il messaggio eterno della Buona Novella.

 

                                                                        Franchino Falsetti

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