Editoriale
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 08/10/2023
Il volontariato è il vangelo laico
Non è una frase presa a prestito, ma una mia sintetica considerazione ripercorrendo i cambiamenti sociali dei secoli XIX e XX.
Le idee socialiste, umanitarie in opposizione alle evoluzioni tecnologiche e scientifiche, all’intero mondo economico ed industriale che procedevano parallelamente, furono protagoniste di nuove ideologie e visioni del mondo, come farà la stessa Chiesa, con un certo ritardo, con l’enciclica Populorum progressio di San Papa Paolo VI (1967) e l’enciclica Caritas in Veritate di Papa Benedetto XVI (2009).
In forme separate il mondo laico e quello religioso reagirono per attenuare gli effetti classisti prodotti dall’improvvisa era del progresso e dell’eccesso di produzione tecnico-industriale.
Il mondo laico era freneticamente proiettato verso vaste operazioni di modernizzazioni, demolizioni e ricostruzioni di città inadeguate alle nuove esigenze di larghi spazi, di edifici monumentali e di strade più rispondenti ai nuovi mezzi di trasporto pubblico e privato, comprese la meraviglia delle linee ferroviere e delle loro chiassose e fumanti locomotive.
Con la fine dell’Ottocento tutto il mondo Occidentale diventerà un immenso cantiere per la più grande rivoluzione culturale mai avvenuta nei secoli precedenti.
I vecchi Imperi si trasformarono in Stati o in Confederazioni o in Unioni di regime.
La geopolitica si trasformò con nuove forme di governo tra innovazioni e restaurazioni nostalgiche.
Durante la Prima Guerra Mondiale nacque la prima forma di volontariato la Croce Rossa italiana, tuttora operante. E poi ogni esperienza che aiutasse gli indigenti, gli operai sfruttati in condizioni miserevoli, la donna e la maternità, i bambini abbandonati, lo sfruttamento minorile e femminile, e diverse altre assistenze che cercavano di garantire aiuti umanitari necessari nel rispetto della dignità delle persone.
Lo Stato italiano in forme diverse ha provveduto a svolgere un ruolo importante sul piano dell’assistenza pubblica prevista dalla nostra Costituzione e dalle leggi che dal 1945 sono state promulgate per un benessere diffuso anche per i ceti medio bassi e di comprovata povertà assoluta.
Volontariato: prestazione volontaria e gratuita della propria opera a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza esplicata per far fronte a emergenze occasionali oppure come servizio continuo. (legge quadro 266/1991)
Dalla seconda metà del secolo scorso in Italia come in molti altri Paesi industrializzati (Europa ed extra Europa), il volontariato si è fortemente moltiplicato in diverse tematiche aggregative e nel tempo, oggi, ha aggiunto trasformandosi nuove denominazioni come: onlus, non profit, accoglienza, solidarietà, centri sociali, assistenza ed altro ancora, creando una sorta di potere politico-economico sull’organizzazione burocratica dei vari status sociali.
Questo sviluppo esponenziale del volontariato di base ha reso fatiscente e problematico l’intervento dello Stato e quindi oltre la Caritas della Chiesa cattolica ci ritroviamo molto attivi i vari nuclei di volontariato laico. Una sorta di presenza evangelica che sembra integrare quello d’ispirazione religiosa.
“La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere” (San Papa Paolo VI, Enciclica Popolorum Progressio, 265-266). Molte persone, oggi, tendono a coltivare la pretesa di non dover niente a nessuno, tranne che a se stesse. Ritengono di essere titolari solo di diritti e incontrano spesso forti ostacoli a maturare una responsabilità per il proprio e l’altrui sviluppo integrale”. ( Papa Benedetto XVI, Caritas in Veritate, 71 )
Queste sono le riflessioni che anche il volontariato laico deve fare: questa forma di assistenza non deve formalizzare lo stato d’indigenza e considerarlo come una nuova forma d’investimento non solo sul sociale, ma deve svolgere anche un ruolo educativo, formativo per una migliore coscienza civica per meglio comprendere i propri diritti ed i propri doveri.
Il rischio è che la povertà sia mantenuta perché può essere un affare per il progresso industriale e per la catena dei miracoli.
Franchino Falsetti