Prima parte della raccolta biografica dedicata al padre
Walther Manzini nei ricordi della figlia Fiorella
Pubblicato il 11/08/2023
Iniziamo la pubblicazione di una monografia dedicata ad un padre, Walther Manzini, che di lavoro faceva il tecnico poi aiutò la madre in negozio ma nel cuore aveva la pittura, una passione, un trasporto, che la figlia Fiorella ha compreso e raccolto raccogliendone il testimone artistico.
Profumo di storie legate a persone “comuni” di cui, sono sicuro, avete avuto sentore anche voi.
Sono contento che, grazie a questo racconto di Fiorella Manzini, finalmente si inizi a parlare di questi uomini e donne che, pur non aspirando agli altari dell’Arte “costituita”, hanno dedicato parte della loro vita alla passione artistica non appena potevano avere il tempo per farlo.
Spero si possano raccogliere altre monografie di questi appassionati che hanno formato l’humus per una cultura che prevedeva il miglioramento della vita di anno in anno. Indipendentemente dale settorializzazioni abbaloccate della solita Accademia.
Roberto Cerè
MANZINI WALTHER
Bologna, 1915 – 1999
Ha rivelato, sin dall’infanzia, capacità di precisione e di sicurezza nel tracciare linee e nel saper visualizzare e creare proporzioni esatte. Ai suoi tempi si insegnava bella calligrafia e lui eccelleva nello scrivere con elegante ritmo.
Rimasto orfano di padre da bambino non poté continuare gli studi. Lavorò come tornitore presso la ditta Minganti e riusciva a creare pezzi unici di ricambio per automobili. Dopo la guerra lavorò nel negozio di merceria che aveva aperto per mia madre ove serviva la presenza di due persone.
Cominciò a dipingere e frequentò una scuola di disegno per corrispondenza. Utilizzò cartoni ricavati dalle scatole che arrivavano nel suo negozio contenenti le merci da vendere come basi per i dipinti. Li preparava con vari e giusti componenti per farli divenire il corretto supporto per colori ad olio e smalti.
Frequentò il libero Corso di Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna per quattro anni.
Osservò e studiò i pittori antichi e moderni, acquistando tutta la collezione dei “Maestri del Colore” della Casa Editrice Fabbri (duecento artisti).
Lavorò sia “en plain air” che in studio. Amava osservare i toni delle diverse ore del giorno e delle stagioni: più volte dipinse lo stesso soggetto variandone solo i rapporti cromatici. Sperimentò i più vari soggetti: paesaggi campestri e urbani, astratti, volti, nudi, fiori… Si cimentò in copie di artisti famosi (Caravaggio, Boldini, De Chirico, Vermeer… )
Sapeva sfumare con perizia, ma anche usava pennellate forti e decise come il suo carattere. Ha lavorato con sensibilità e passione. passione. Ha portato a termine quasi quattrocento lavori.
Ha lasciato un patrimonio di bellezza.
La figlia
Fiorella Manzini
(segue)