Editoriale Millecolline. Domani è il primo Maggio

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 30/04/2023

Domani è il primo Maggio

Non sono ancora rientrate le polemiche sulle glorie della Resistenza che, dimenticando la storia di queste ricorrenze civili, si è innescata l’ennesima postfazione sulla festa del primo Maggio. Ho usato una mirabolante metafora come “postfazione” perché la “prefazione” non è stata scritta da nessuno.

Tutti parlano di lavoro, di pensione, di diritto di cittadinanza, di assegni alle famiglie disagiate, di bonus, ma nessuno ne scrive la “Prefazione”. L’unico vero scritto sta nella nostra Costituzione all’art.1: ”L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” e all’art.4: ”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Si fa fatica a pensare che questi due articoli siano parte integrante della nostra Costituzione scritti perché il lavoro non sia un servizio voluttuario od aleatorio di assistenza o di solidarietà ma un diritto-dovere dello Stato da garantire ad ogni cittadino le condizioni per poter scegliere il mestiere o la professione secondo le proprie capacità e propensioni.

Domani si riunirà il Consiglio dei Ministri per trattare tutti i problemi inerenti alla obsoleta parola: lavoro.

Dal momento che oggi la Repubblica democratica italiana si base sul diritto di cittadinanza. Anche se, come ben sappiamo, tutto è modificabile, compreso la nostra Costituzione, è certo che sono molto attuali, anche se sembrano appartenere ad un altro Pianeta, le parole pronunciate dall’impareggiabile e padre della nostra Costituzione Piero Calamandrei: ”È compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo.

Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula nell’articolo primo: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” – corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica […]”.  (Piero Calamandrei: Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955)

Queste considerazioni dovrebbero guidare i nostri governanti perché si realizzi quanto indicato e diano ad ogni cittadino la libertà di scegliere per realizzare quella dignità che non si ottiene con le regalie medievali o con quella deleteria cultura della solidarietà buonista che ha fatto perdere il senso della vita, della sua competizione, sacrificio e produzione.

L’uomo, i giovani devono trovare nel lavoro la condizione della propria realizzazione come persona e protagonista delle proprie relazioni, desideri e gratificazioni. Questo tra l’altro consente di pensare al futuro e di adoperarsi perché sia considerato come un coinvolgente progetto non solo personale ma sociale. Allora la festa del lavoro potrà di nuovo avere un senso e potranno avere ancora un ruolo determinante i sindacati, le industrie ed il mercato produttivo.

Perché questa è la storia. Il resto è divertimento politico, imitando paesi che hanno ben altre tradizioni e possono anche commettere errori come il peccato originale.

Noi abbiamo una lunga storia dove il socialismo di Andrea Costa, di Massarenti e Turati prima e poi Di Vittorio, Lama e Cofferati dopo hanno segnato nelle lotte di rivendicazioni e di impegno dei lavoratori la determinazione perché si realizzasse il nostro principio base della Costituzione.

Auguro che il primo Maggio riapra le pagine gloriose della storia del Sindacato e della disponibilità del nostro sistema industriale e produttivo perché il lavoro non sia un optional o una semplice scelta propagandistica.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *