Editoriale
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 26/03/2023
I nuovi valori, emozioni, sorrisi, nessun pensiero, regressioni.
La favola della vita ha diversi incipit ma tutti portano alla ripetuta ricerca di non sentirsi mai condizionati di ciò che produce dolore, male fisico, disagio sociale, culturale ed ambientale. Tutto questo è stato vero fino a quando la scienza e la tecnologia hanno diffuso un irreale benessere e peggiorato la situazione.
L’uomo oggi preferisce non fare, non impegnarsi, non rischiare, rimettersi nella sua crisalide ed attendere tempi migliori o la dolce morte. Si muore sul lavoro (un certo lavoro, dove, in particolare in Italia, non esistono prevenzioni, apprendistati garantiti e formazione del mestiere). Ci sono i soliti incidenti domestici. La strage del sabato sera, sulle strade italiane, di giovani vite allarma l’intero paese (nessuna prevenzione, nessun amore verso sé stessi – giovani privi di valori).
Il fenomeno del bullismo e dei prof. che si dedicano al moralismo ottocentesco inventando il nemico (che non c’è) sono i segni tangibili non solo di un antico malessere della scuola e dei suoi frequentanti (presenti o assenti), ma sono forme del fallimento di un sistema educo-formativo che non funziona più. E’ inutile dare la parola agli psicologi, sociologi, psichiatri e politici dalla penna bianca: essi stessi sono esponenti di questa decomposizione e i loro consigli sono come il fieno che non si mastica ma si rumina.
E poi sono cambiati i destini delle istituzioni pubbliche, dei grandi Servizi sociali e sanitari, anche qui, silenziosamente, si cambia o si scende. La Pandemia ha concorso alla demolizione totale, quella che si desiderava, e adesso è difficile ricostruire. Incapaci di ri-formare l’Uomo, si pensa al ponte di Messina-Reggio Calabria. Un forte vento di disaffezione e di disamoramento sta girando non solo nel nostro Paese ma in tutti gli Stati più progrediti della Terra.
La voglia di dominare sull’altro si ha fatta prepotente e ogni provvedimento tende a ripristinare gli antichi divieti, le forsennate censure. È vietato parlare se non applichi il pensiero unico e la neolingua che ha declinato al femminile senza capire nulla di ciò che secoli di esperienze, studi, accademie avevano prodotto e definito. Il 17 marzo 1861 è la nascita dell’Unità d’Italia. Interessa a qualcuno? Serve per qualche pensierino del Presidente o per qualche manager esperto di Convegni degli Spoon River dei luoghi e delle date da ricordare?
Il sentimento patriottico e non partigiano si coltiva con ben altre volontà: per esempio perché non rendere festa nazionale la data della nascita dell’Unità d’Italia? Insieme al 25 aprile, al 2 giugno, al 4 novembre (da ripristinare!) si potrà aggiungere con maggior orgoglio valoriale e nazionale il 17 marzo 1861.
La Storia di un popolo deve respirare non nei secoli ma con noi, fin dalla nascita. Un paese che preferisce vivere dei bisogni della propria quotidianità è destinato non solo al suo declino ma alla sua scomparsa.
Un preside che interviene per risolvere le naturali sofferenze di un’adolescente causa le mensili mestruazioni, concedendo alcuni giorni di riposo a casa, merita 10 e lode per la sua raggiunta incompetenza di dirigente e come insegnante la sua totale ignoranza a parlare di questo meraviglioso e miracoloso periodo della natura umana e femminile. Ma non ci limiteremo agli aggettivi. Ci sono i sostantivi che spiegano questo fenomeno e nessuno è morto di mestruazioni. Anzi è una presenza che è stata non solo oggetto di studi, ma di stupende narrazioni, di segreti personali, di affanni, di dubbi, di interrogativi esistenziali, di un mondo altamente suggestivo da rendere le ragazze non, pietosamente, doloranti ma desiderose di crescere e di sentirsi finalmente donna! La scuola deve essere piacevole, così si espresso il Preside. Altro messaggio del sotto scala!!!
E gli esempi continuano ogni giorno ed ogni giorno la tristezza di vivere in questo Mondo ingessato è sempre più grande.
Per il momento mi fermo qui, tralasciando la nostra trasformazione antropologica dipendente dall’elettronica e dall’informatica, per non appesantire il numero delle ”devianze”, ma mi premeva questa caleidoscopica visione su alcuni episodi, accaduti recentemente, perché sono frutto non di stravaganze personali, ma di lenta omologazione della mente degli esseri viventi pensanti in piena regressione.
Franchino Falsetti