CATTIVI PENSIERI. Il Nabucco è un Opera di Verdi?

Inviti ad abbandonare il pensiero unico

Sono considerazioni come fossero Cattivi Pensieri per chiedersi altro: siamo tutti colpevoli ?

Pubblicato il 23/11/2022

Il Nabucco è un’opera di Verdi?

Nel tempo degli artefatti non dovremmo avere più nulla da dire. Le cose vanno così e bisogna adattarsi. Tanto cambiare per un ritorno alle radici, alle motivazioni ideative originarie, alle fonti del capire è quasi impossibile. Lo dimostrano i semplici atti della quotidianità e la realizzazione di faraoniche rappresentazioni come il ciclo operistico, ormai, di lungo corso degli appuntamenti estivi alla suggestiva Arena di Verona.

Giovedì 4 agosto nel ciclo 2022 de La grande Opera all’Arena di Verona, davanti ad un pubblico festante ed entusiastico di sé rappresentato l’opera il Nabucco di Giuseppe Verdi, con l’allestimento di Arnaud Bernard. Questo giovane scenografo già conosciuto al popolo veronese per la stessa ed altre opere di grandi orecchiabilità liriche, sempre all’incantevole Arena.

La mia sorpresa è stata, seguendo l’opera su Rai 3, che la storia non era quella pensata e descritta dal librettista Temistocle Solere, di un popolo nobile e servile gli Ebrei dominati dai tiranni Babilonesi, ma in piena libertà la storia viene modificata con un allestimento risorgimentale dove gli italiani insorgono per la propria libertà contro gli aguzzini austriaci dominatori e persecutori.  Viva Verdi esposto sul palco. L’uomo che mosse il Risorgimento, che nelle note del famoso coro: “Va, pensiero, sull’ali dorate” lo stesso Verdi pensò al sofferente popolo italiano. Ma era il popolo ebreo tenuto prigioniero da Babilonia, che rivolgeva la propria preghiera di consolazione e di riscatto.

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L’Opera allestita all’Arena di Verona ha creato un delirio collettivo nel vedere l’Italia protagonista nelle sue imprese risorgimentali, ma di non saper coglie la schizofrenia nel sentire i nomi dell’antico mondo protagonisti di una storia inesistente. Un transfert pericolosissimo che ci fa capire come il nostro conoscere sia stato deprivato delle sue essenze ed articolazioni logico-strutturali e viviamo senza conoscenze comparative, di contestualità e di verità storiche. Non è la prima volta che ciò avviene. Il mondo lirico è da tempo oggetto di travolgimenti e di stravolgimenti. Persino nel cambiare il finale tragico in cui si ravvisano culture femministe, sessiste contrarie a quelle passatiste. Non una rivoluzione, ma una restaurazione per cui tutto rimane nella trama originale, ma viene sovrapposta un’altra storia, ambientata nel mondo contemporaneo, dove il protagonista bianco diventa nero, dove la donna oggetto del desiderio e di morte diventa vendicatrice ed omicida.

Anche questo è un processo di censura e di cancellazione della cultura, in questo caso, della musica italiana (quella nobile, intendo!).

L’atto creativo per essere sempre autentico deve presentare la sua idea iniziale, la sua ambientazione, le sue atmosfere, il suo   contesto sociale, di cultura, di inventività. Si possono fare dei parallelismi o creare altrettanto similitudini (anche se sono espresse dagli stessi autori) ma la realtà è che l’espressione ideale non corrisponde alla trama commissionata. Verdi come tutti gli altri suoi contemporanei, hanno soddisfatto un mercato nascente, il gusto delle persone istruite e non, il mondo in cui vivevano, anche quando nelle loro opere gli esperti censori si adoperavano per scoprire doppi sensi ed eventuali frasi che potevano suscitare insubordinazione ma era il contesto culturale dell’epoca, che non è trasferibile e neppure “fotocopiarlo”.

 Il rispetto filologico, semantico, ermeneutico non può essere ignorato per ridurre tutto in un aperitivo servile, a volte, mortale.

Queste operazioni non meritano applausi, questi “stranieri” non sono capaci di avere alcuna sensibilità e nessuna competenza musicologica che siano determinanti per saper, anche in questo particolare genere della storia della musica, il raccordo con il passato, e saper ricavare tutti gli insegnamenti per un nuovo futuro illuminato nel rispetto della continuità e del mondo che ci ha preceduto.

Ce lo ricordava lo stesso grande musicista Giuseppe Verdi:

“Guardare al passato per prevedere il futuro”.

 “Quando la parte registica è assurda offende l’opera con baggianate che il giorno dopo, specialmente in Germania, finiscono sui giornali”. (Riccardo Muti – Colto e raffinato Musicista e Direttore d’Orchestra  italiano)

 

                                                                                                                                                                                                         Franchino Falsetti

 

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