Incrociando strade e ricordi lungo la via di una mostra dedicata al cantautore bolognese
Di corsa, incontrando Lucio Dalla.
Pubblicato il 23/03/2022
Lucio Dalla un artista che ci parla ancora
Nei giorni scorsi è stata inaugurata presso gli ampi ed accoglienti locali del Museo Civico Archeologico di Bologna la Mostra Lucio Dalla Anche se il tempo passa (4 marzo – 17 luglio 2022).
E’ una imponente e coinvolgente esposizione che comprende un’accurata suddivisione delle tappe significative della vita dell’indimenticabile Lucio: dalla Famiglia-Infanzia-Amicizie alle sezioni dedicate alle vari esperienze e produzioni artistiche, dall’incontro con il poeta Roversi alle varie performance in televisione, cinema, teatro ed ai documenti, carteggi, testimonianze, collaborazioni con il mondo musicale italiano ed internazionale per l’allestimento del capitolo forte che è la sua musica, la sua natura di musicista istrionico e d’ingegno multiforme.
Un Mostra concepita per rendere Dalla ancora vivo protagonista, un artista che ci parla ancora.
Bologna non l’ha dimenticato per un secondo. La città, Bologna, la sua Bologna gli ha reso omaggio con il piacere, gli applausi, gli ascolti del suo mondo, che era già il nostro mondo, e che riascoltarlo, in particolare, nella sua suggestiva strada preferita, di casa, Via D’Azeglio, i bolognesi di ogni età e gli incantati turisti di passaggio rivivevano le emozioni e le evocazioni fin dalle prime diffuse note delle sue colloquiali melodie mai spente.
Questa Mostra mentre ci fa conoscere meglio l’uomo e l’artista Dalla, sembra collegarci con il mondo esterno, quel mondo che frequentava nel suo girare ed incontrare luoghi ed amici parte del suo mondo affettivo e fonte, molto spesso, delle sue poesie e delle sue divagazioni creative.
Ho visitato questa antologica, ben curata, con molto trasporto. Vorrei, anche se non sono citato, per ovvie ragioni, ricordare un frammento di vita d’adolescente, quando incontrai e conobbi Lucio.
Io ero un pianista jazz esordiente (avevo 16 anni, sono del 1942), molto desideroso di fare esperienze pubbliche. Fresco di studi pianistici classici, alternavo il mio canonico repertorio con altri generi dal rock al blues al jazz. Una sera, verso la fine degli anni cinquanta, del secolo scorso, stavo quasi correndo sotto il portico di via San Felice, per un appuntamento strumentale, in una cantina di un palazzo, ultimo andando verso Porta, oggi c’è d’angolo, una pizzeria- ristorante, e non mi accorsi di aver urtato un altro giovane che altrettanto aveva un passo marziale con una custodia da clarinetto sotto il braccio. Io chiesi scusa dicendo che stavo andando di fretta per un appuntamento tra giovani musicisti.
E lui mi rispose ridendo: Anch’io! Stai andando alla cantina …?
Io risposi sì e ci presentammo insieme a questo eccitante appuntamento. Ci siamo incontrati altre volte e poi ci siamo allontanati per strade diverse. Io gradualmente feci le mie buone esperienze pianistiche, anche concertistiche, ma lo studio, i miei interessi disciplinari (dalla letteratura alla musica all’arte) divennero la mia scelta professionale e di vita. Ho rivisto il grande Dalla nei primi anni del 2000, poiché, in quel periodo, ero impegnato come Critico d’arte alla Galleria 18 e presentando un altro geniale artista Dario Ballantini, tra il pubblico vidi Lucio e ci siamo riconosciuti e abbiamo ricordato alcuni momenti, ormai lontani, dei nostri entusiasmi giovanili e delle nostre speranze .
Questo piccolo ricordo mi ha guidato nel coniugare e capire meglio la complessa e ricca personalità di Lucio.
Mi sono accorto che i fratelli Degli Esposti sono stati amici fraterni fin dalle elementari (anch’io ho conosciuto e vissuto per anni esperienze politiche e culturali con Franco Degli Esposti ed ho altrettanto apprezzato come attrice l’indimenticabile Piera). Come ho conosciuto professionalmente il maestro Amerigo Baldini delle scuole Pascoli, scuole frequentate da questi inscindibili amici.
Maestro di grande cuore e talento. Vedere le fotografie, le didascalie, i momenti felici e spensierati fotografati, mi sono sentito preso per mano ed immaginare quel mondo magico che ha segnato l’intera vita di Lucio. La sua esperienza d’artista è segnata da amici inseparabili, da circostanze familiari stimolanti e vissuti infantili ed adolescenziali mai dimenticati. Anzi sono i testi delle sue canzoni. Sono la sua vita raccontata come quella di tanti che lo hanno stimato, aiutato, applaudito.
Questa Mostra merita di essere visitata perché è come passeggiare per le strade di Bologna, soffermarsi a guardare le sue splendide vetrine, attendere i saluti degli amici, incontrare ogni giorno un pezzo di vita che continua, che ricorda, che ci rende felice. Questo è il ritratto di Lucio, quel sorriso di ragazzo che lo ha sempre accompagnato in ogni sua esperienza di uomo adulto, senza mai abbandonare il suo modo di fare, quasi ingenuo, e il mondo infantile, quello che lo faceva sognare e lo rendeva fortemente comunicativo.
Una dote importante perché quel suo saper “giocare” con la vita lo ha reso un insuperabile interprete dei desideri, dei sogni, delle utopie.
Franchino Falsetti