Nord-Sud chi chiama?

Editoriale

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 21/11/2021

Nord – Sud chi chiama?

E’ difficile pensare che alla fine dei  due giorni dei G20, in una Roma assolata, accogliente, piena di vitalità “montata”, in angoli dove il degrado accumulato è stato cancellato in un attimo, dove le Signore dei Premier hanno potuto mostrare l’altra faccia di questi inutili e vanitosi meeting internazionali, cioè la pantomima di una Pianeta, ormai alla deriva, e senza troppo pessimismo, irrimediabile, con o senza l’insipienza delle ragazzine gonfiate come bambole al neon.

E’ difficile pensare che questi appuntamenti mondani, di cui la stampa ha preferito occuparsi, piuttosto che dibattere i valori di un futuro prossimo, delle reali previsioni di stabilità o di lenta autodistruzione, abbiamo sigillato una rinascita della dignità dell’uomo e provveduto a fronteggiare ogni sofferenza e miseria planetaria.

Si sono sostituite le preoccupazioni della Pandemia con i temi da salotto come la l’ecosistema, le limitazioni dei consumi (oltre 9 miliardi è l’attuale popolazione del nostro Pianeta), nuovi accordi sull’economia ben sapendo che le vere risorse sono in mano ad altri e l’Italia sembra voler ostentare un successo ineguagliabile.

Ma di fatto si sono privilegiati i mondi in estinzione, ridare voce alle “razze” decimate, inventarsi un nuovo inno quello dell’Amazzonia, con sonorità di fondo composta dai tonfi degli alberi appena abbattuti. Tra quei Premier erano presenti protagonisti di ogni negazione di libertà e di progresso civile e sociale. E noi, primatisti di Convegni e di Meeting a go go, abbiamo predisposto tappeti rossi, fanfare e strette di mano come fossero i nostri nuovi liberatori, i salvatori dell’Umanità.

Ancora una volta fumo negli occhi e tutto, spente le luminarie di occasione, è ritornato come prima.

Il vaccino ha ripreso la sua priorità, le città sono ritornate delle discariche, il lassismo ha ripreso il sopravvento: tutto si può fare, perché i problemi sono altrove e noi siamo destinati ad essere un popolo non sovrano, ma sottomesso, schiavizzato, con la benedizione dei nostri cugini europei, quella del Vaticano, alfiere delle nuove frontiere, che hanno, da tempo, pilotato e deviato il nostro avvenire, la nostra piccola storia per le nuove generazioni.

E’ l’eterno ritornello tra chi sta sopra e chi sta sotto. Nel nostro caso tra il Nord ed il Sud. Non solo pensando alla geografia dell’Europa “liberata”, ma  alla nostra geografia.

I parlamentari democratici e repubblicani italiani, dalla fine della seconda guerra mondiale, tranne intellettuali dalla penna bianca come: Calamandrei, Salvemini, Codignola, Compagna, Moro, Bassolino, Sciascia (sempre con interventi personali e snobbati) hanno posto questo urgente problema ma è rimasto immutato da 75 anni.

Nessuno ne parla, nessuno ne vuole parlare, il Sud è in pieno stato di abbandono, pur essendo il nostro Parlamento, oggi, in mano all’80% di meridionali. E’ il territorio non più del Regno delle Due Sicilie, ma il territorio dominato dalle organizzazioni mafiose. E qui che nasce la grande delusione. Una Italia, ancora divisa, con il Sud, considerato terra di conquista, come era prima dell’Unità d’Italia. Nessun dibattito o incontri di Cultura, di vera solidarietà, di scambio generazionale come avveniva nella ineguagliabile esperienza della leva militare: i giovani del nord nel sud e quelli del sud nel nord. Questo ha permesso a generazioni di avere una diversa visione e maturità delle proprie scelte di vita, di professione o mestiere. A Bologna non arriva nulla dal Sud, neppure i quotidiani. La televisione considera il Sud per le produzioni vinicole e terre di cui poter visitare per gli ottimi cibi e per le tradizioni che sono solo da vedere ed ammirare. (Il Sud terra turistica. La nostra Amazzonia!!). Ma nessun passaggio al Nord, nessuno Progetto economico comune, nessun sviluppo circa la viabilità. l’istruzione, la ricerca, le accademie, la preparazione professionale, nessuna conoscenza utile per capire la ricchezza e la molteplicità delle storie e culture dei nostri popoli del Sud, del nostro popolo: gli Italiani.

                                                                                                                                                                             Franchino Falsetti

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