Se questa è Arte…
Cattivi Pensieri
Pubblicato il 22/03/2021
Se questa è arte…
In altre occasioni ho ricordato che viviamo tempi in cui nulla ci meraviglia, anzi, tutto è un continuo riflesso di un mondo alla rovescia dove prevalgono valori sempre più materiali, sempre più materializzabili. La ricerca di sé a seguito delle martellanti pubblicità narcisistiche ed accese femministe partite dal famoso slogan : Il corpo è mio e me lo gestisco io… hanno contribuito alla nascita di ogni devianza personale e sociale.
Dietro il paravento dei diritti e dei livellamenti paritari e non di parità tra i sessi ( tradizionali ) si sono diffuse idee, comportamenti, arroganze e pericolosi processi di “riscrittura” della storia passata e presente, alimentando ogni forma e contenuto defuturizzabile.
La donna nella visione della completezza e dell’armoniosa convivenza con l’uomo ha infiammato le menti poetiche ( di ambo i sessi ) di ogni continente, idealizzando sogni che si perdono nell’antichità e nelle leggende dei primi comandamenti, atti fondamentali per la nascita di ogni civiltà.
Perché continuare con questo astio, con questa riottosità tra donna e uomo?
Perché voler gioire nel brutalizzare normali rapporti tra i due sessi? Perché la donna, che vuole la sua autonomia, un’emancipazione assoluta, un evidente separazione con l’uomo, continua a mostrarsi il “sesso debole” e rivendica garanzia di riserva indiana? Che senso hanno le quote rosa? Perché lamentarsi di una certa emarginazione sociale, quando i ruoli di dirigenza dei settori: sanità, istruzione, artistici, belle arti, conservatori, archeologici e dell’informazione, sono solo donne ( di ogni età )?
Ed oggi si rivendica il “paritario” anche in politica, nella divisione degli incarichi, dei ruoli in Parlamento, nelle Commissioni ed Istituzioni pubbliche e nelle sedi dei partiti ( quelli che si definiscono ancora tali ).
Come si può notare il quadro è piuttosto squallido. E non sono gli episodi di “femminicidio” che possano ribaltare la situazione.
Il “femminicidio” è il risultato di questo capovolgimento di valori, di educazione e di formazione. La donna ha imparato ad odiare l’uomo e l’uomo ha imparato ad odiare la donna. Questo è un fenomeno maturato nel secolo scorso e brutalizzato e realizzato, senza alcuna riserva, con la complicità dei mass media e di ogni tendenzioso voyerismo nel terzo Millennio.
[ Logicamente nessuna assoluzione alle forme di maschilismo, e suoi effetti deleteri, raccontate e commentate dalla Storia del passato prossimo o remoto ]
Ma l’uomo, alla fine, aveva raggiunto nuovi traguardi di progresso, di cambiamento e di valorizzazione di una cultura che vedeva i popoli sempre si festeggia. Siamo inclini a ripetere senza conoscere il già fatto, il già conosciuto, il già saputo. Siamo il paese non italiano, ma italo: italo-americano, italo-inglese, italo-francese, italo-russo, italo-tedesco, italo-ispano.
E questo non ci rende liberi, non siamo capaci di auto governarci, siamo un gustoso contorno per le multinazionali, per i potenti del vecchio e nuovo mondo.
Dette queste cose per fare un piccolo ripasso per i diversamente “responsabili”, vorrei che si guardassero queste immagini che io ripropongo e sono opera di quella babele femminile, non al femminile, di cui ho fornito un piccolo tracciato.
Sono realizzazioni artistiche, fatte da donne, che vogliono esasperare ciò che l’uomo nella sua disperazione del taedium vitae, da quando è ritornato nel sonno della ragione, ha compiuto nella prospettiva dell’arte dello scarto, solo opere decadenti, insignificanti, volgari ed offensive.
Ogni tempo ha la sua arte ed ogni cultura di ogni popolo ha la sua arte.
Ma questa che arte è?
Questa ha oltrepassato qualunque sentimento di desolazione personale. E’ la diretta testimonianza che la donna ha perso la sua dignità, la sua identità, la sua integrità. E’ arrivata al suo baratro, come pure l’uomo che ha mostrato, allo stesso modo, la sua irrecuperabile insicurezza, la perdita della sua virilità ( non in senso sessuale, ma di forza, di uomo, di vir ), il suo determinato modello di genere ai cui deve appartenere.
Il piccolo dizionario dell’arte “depravata”, sopra esposto, deve farci riflettere e portarci, oltre ai rischi che correremo dopo il Corona-virus, a rivedere ogni attuale visione che è sempre più “omeopatica”, che rende ogni nostra azione liquida o diluita, depersonalizzata, così come avviene per l’arte, che non si vede, anzi sono messi in risalto le nostre “vergogne”, quelli che da bambini ( in un tempo a molti sconosciuto ) chiamavamo “cose sporche o proibite”.
Non sono i Musei che devono interessarci, ma cosa si sta pensando altrove, dove l’istinto distruttivo dell’olocausto, si è sviluppato, con ulteriori drammatiche conseguenze anche in questi tempi in cui qualcuno cerca di parlare di Bellezza, di nuovo Rinascimento, di nuovo Umanesimo.
Franchino Falsetti