A Palazzo Pallavicini una retrospettiva a 26 anni dalla morte del fotografo parigino
Robert Doisneau, un progetto delle figlie
Pubblicato il 14/08/2020
Dal 27 agosto fino al 20 settembre 2020 ritornano i consueti appuntamenti con Palazzo Pallavicini a orario continuato dalle 11.00 alle 20.00 dal giovedì alla domenica: un’occasione da non perdere per tutti gli appassionati e i curiosi che non hanno avuto l’occasione di scoprire gli scatti del padre della fotografia umanista e per tutti i visitatori che desiderano ripetere l’esperienza.
Pubblicato il 08/05/2020
Dalla direzione di Palazzo Pallavicini (Bo) riceviamo la buona notizia relativa alla riapertura della mostra fotografica dedicata a Robert Doisneau. A seguito della comunicazione seguente troverete il nostro articolo dedicato alla personale bolognese del fotografo parigino.
Trascorsi pochi giorni dall’annunciata riapertura dei musei italiani prevista per il 18 maggio, anche Palazzo Pallavicini (Bo) si prepara alla graduale uscita dal lockdown, adottando tutte le misure per garantire il rispetto delle regole sul distanziamento sociale a tutela della sicurezza di tutti, dei visitatori e del suo Staff.
Le porte di Palazzo Pallavicini si apriranno al pubblico e le luci si potranno riaccendere sulle poetiche immagini dell’autore del “bacio” più famoso e discusso della storia della fotografia, presente tra le 143 immagini in mostra. L’esposizione dedicata alla street photography dell’artista parigino Robert Doisneau, aprirà in tutta sicurezza giovedì 21 maggio e sarà prorogata fino al 21 luglio 2020 seguendo e ampliando il piano già adottato nel corso della conferenza stampa della mostra del 5 marzo e alla breve, se pur partecipata, apertura al pubblico dei due giorni successivi. (VIDEO)
Così dal 21 maggio al 21 luglio 2020 da Via San Felice 24 a Bologna, si potrà di nuovo percorre il prestigioso scalone di Palazzo Pallavicini a ingressi contingentati, rispettando il distanziamento sociale e con il vivo suggerimento rivolto a tutti i visitatori di indossare i dispositivi di protezione personale per tutelare sé stessi e gli altri.
Comunicato della direzione di Palazzo Pallavicini
Abbiamo pubblicato il 20/04/2020
Robert Doisneau, a Bologna le sue fotografie
Ventisei anni, non temo di dire una frase fatta: quanto tempo. Sono tanti, molti anni, anni di molti cambiamenti e finta evoluzione legata soprattutto alla tecnica e all’elettronica; poco è stato fatto per la bellezza.
Eppure.
Eppure c’è stato un tempo in cui, con una pesante e scomoda fotocamera meccanica ed un solo obiettivo fisso; gente come Doisneau tracciava solchi in cui poter seminare incanto e racconto. Ho sentito dire che i tempi cambiano e io non ci credo; ciò che cambia sono le persone, i tempi non c’entrano. Credo che il fotografo Doisneau non avesse molti interessi ai grafici MTF, aberrazioni cromatiche, Bokeh incantevoli, percentuali di vignettatura ad apertura massima: sono convinto che al nostro Robert del proprio obiettivo interessasse che facesse vedere per raccontarvelo con coerenza.
Sono sicuro che Robert Doisneau sia stata una persona che fece della coerenza un suo vessillo a discapito di tanti specchietti per allodole appassite dalla modernità ed il fatto che la mostra di Palazzo Pallavicini a Bologna sia un progetto realizzato dalle figlie Francine e Annette me lo potrebbe confermare.
La mostra mi ha dato l’impressione di sfogliare un grande, vecchio, album di ricordi. Certo ci sono alcune fotografie che tutti noi ricordiamo come fosse un’ancora estetica su cui cimentarci ma ci sono anche tante immagini più “umili” (se si può dire) che solo due figlie potevano voler far conoscere. Ho immaginato fosse come una normale serata in cui, appena seduto per riposare, la domanda fosse quella di sempre: -“Papà cosa hai fatto di bello oggi?” Ecco, nelle sale di Palazzo Pallavicini c’è la risposta muta a quella semplice domanda; con la differenza che in quella risposta si schiudesse il contenuto di tutto un lavoro di quella vita.
Ho letto che le due figlie di Robert Doisneau hanno iniziato, dal 1986, a selezionare 450.000 negativi eseguiti dal padre, un lavoro notevole quello dell’archivio che aggiunge valore a questa retrospettiva che comprende immagini poco note ed un catalogo, bello, notevole e ricco ad un costo ragionevole (fra l’altro).
Quel pomeriggio di inizio marzo affrontai il portico di via S. Felice in una Bologna che già presagiva le restrizioni del coronavirus e per questo motivo forzai i miei tempi per poter entrare il prima possibile nel portone con numero civico 24. Non mi aspettavo la fila chilometrica in stile McCurry, che espone come fosse gramigna, e stavo pensando a quanto il nuovo virus potesse incidere sulla mostra del parigino Doisneau inaugurata due giorni prima. La risposta la ebbi poco dopo; quasi nessuno sullo scalone del palazzo, sale occupate da alcuni visitatori intenti a commentare fra loro a bassa voce. Molta calma con relativo tempo in più per considerare ogni passo e considerare che solo alcuni anni fa una mostra del genere avrebbe potuto attirare ben più visitatori.
Già, alcuni anni fa, quando si scattavano foto, si cercava di documentarsi per eseguirle meglio e nemmeno si considerava che la fotografia potesse essere confinata nell’ennesima specializzazione ad appannaggio di chi ne avesse frequentato scuole, corsi vari, full immersion e variegati altri “shop”.
Ora la vedo diversamente: Palazzo Pallavicini ha avuto il coraggio di aprire le proprie sale ad una proposta che non cavalca le “esigenze” dei nostri tempi proponendo un fotografo che, semplicemente, ha fatto la storia di quello che oggi cantano essere la “street photography” con coerenza di tutta una vita. Cose poco comprensibili oggi. Bravi a Palazzo Pallavicini, che posso dire di più.
Poi la mazzata delle restrizioni relative al coronavirus ha influito a quello che, spero, non sia un oblio.
Buona giornata.
Da venerdì 06 marzo 2020 – domenica 21 giugno 2020
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Testo e fotografie di Roberto Cerè per la rivista Millecolline
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