Un nuovo ospite a Millecolline e un video del suo lavoro
Francesca Ganzerla di poesia e di viaggio
Pubblicato il 24-06-2020
Mi chiamo Francesca Ganzerla. Vivo e lavoro a Modena dove sono nata. Mi occupo anche d’arte: teatro, poesia, danza. Sono arteterapista (con specializzazione in drammaterapia). Molto tempo fa lessi un libro: “La poesia salva la vita” e mi ci ritrovai pienamente.
Venivo da un periodo complicato e l’arte mi aveva aiutato a trasformarmi. A risalire. A ritrovare la grazia e la forza. Capii che non potevo più fare a meno dell’arte. Della scrittura, della danza. Volevo creare mondi. Ritrovare bellezza. Esplorare l’ignoto. Aumentare il mio livello di coscienza ma soprattutto volevo inseguire la mia libertà. E fare della mia libertà una forma di partecipazione alla realtà del mondo e delle relazioni. Di militanza e di trasformazione. Volevo sentire l’armonia dentro di me e nelle relazioni. Volevo abolire lo sforzo e lasciare fluire la mia essenza. Mi ha sempre orientato in tal senso la frase di Platone che afferma che “l’armonia è energia senza sforzo”.
Mi sento a mio agio solo dove regna armonia. Dove la leggerezza del volo del danzatore si fa simbolo dell’armonia a cui tendere. Shiva (o Siva) nella tradizione hindu creò il modo danzando. La poesia è “phonè”: suono. La parola-suono poetica che si tuffa nel silenzio e in esso si ristora, completandosi, è per me un unguento. Una medicina. Una forma di riarmonizzazione. Una importante recente ricerca scientifica russa prova che il DNA può essere influenzato e riprogrammato dalle parole e dalle frequenze. Tanto che onde di suono hanno la capacità di attivare la guarigione cellulare quando rivolte su ferite del corpo e sono in grado di promuovere e velocizzare la guarigione.
Io uso la poesia anche per cercare. Per cercare la mia personalissima verità. I sacerdoti antichi esprimevano in poesia le divinazioni e lo stesso Platone (che usa il termine mantica) ritiene che la divinazione (la cui etimologia rimanda alla parola divinità) rappresenti una forma di conoscenza superiore alla ragione. Il linguaggio poetico è evocazione. Invocazione. Una mantica aveva a ribadire anche Carmelo Bene. Una porta di accesso sull’invisibile. Una finestra profumata sull’ignoto. Un affacciarsi sul mistero della vita e un invito sotterraneo ma ferreo ad accettarlo incondizionatamente. La poesia diviene, se la guardiamo da questa angolatura, un allenamento alla vita e forse il migliore adattamento al mistero della vita. Ho sempre faticato a contenere le emozioni indicibili a cui la vita ti espone. Allorquando le emozioni debordano e superano la soglia della comunicabilità viene in soccorso la poesia che si fa diga di contenimento, che mette il limite del silenzio a contenere la tracimazione dell’indicibile. Credo che ogni onesta forma di ricerca artistica abbia una dignità e un valore sia per chi la conduce che per chi ne fruisce.
Peter Brook regista celeberrimo e amico del grande riformatore del teatro moderno Jerzy Grotowsky scrisse:
“La ricerca non è un recipiente che si apre, si utilizza e poi si rimette a posto nella credenza, ogni tipo id teatro ha la possibilità di essere riconosciuto…sia il piccolo esperimento che il grande spettacolo possono avere qualità e significato quando sono adoperati per cogliere la verità e la vita”.
Ho al mio attivo moltissimi spettacoli teatrali e reading. Ho scritto 5 drammaturgie e ne ho rappresentate 4. Ho scritto un libro di poesie che ho pubblicato dal titolo: Profondo Yin (e ne ho in progetto altri). Si tratta di tante cose in una.
Di un viaggio alchemico declinato al femminile, una sorta di percorso di evoluzione del sé fino alla riconnessione con i poteri del femminile. Un ritrovare la “primordiale vibrazione del cuore” e la sua taumaturgica capacità di riordinare. Un anelito a una forma di moralità più alta capace di ricreare mondi che poggia sulla forza propulsiva della bellezza. Un tentativo di fare dialogare vari medium artistici: pittura, poesia e teatro. Il libro reca a fianco di ogni poesia un dipinto di una pittrice: Serena Vignolini.
Non si tratta di un libro d’arte. Gli accostamenti tra arte figurativa e poesia sono stati suggeriti da un sentire piuttosto che dal pensiero logico, e si muovono lungo la dorsale delle percezioni generate dalla compresenza di stimoli che coinvolgono i vari canali sensoriali, generando il fenomeno delle sinestesie.
La sinestesia è un fenomeno sensoriale/percettivo, che indica una “contaminazione” dei sensi nella percezione. Il fenomeno neurologico della sinestesia si realizza quando stimoli provenienti da un determinato canale sensoriale o cognitivo inducono a delle esperienze, automatiche e involontarie, proprie di un secondo percorso sensoriale o cognitivo.
La sinestesia è quella esperienza anche quotidiana di natura sensoriale in cui la stimolazione di un canale sensoriale ad esempio olfattivo (un particolare profumo) evoca percezioni legate al senso della vista (ad esempio immagini)…
Tutti noi abbiamo fatto esperienza del fenomeno sinestesico. E a me piace esplorarlo attraverso i miei lavori, facendo dialogare le varie forme d’arte ed immergendo attori e spettatori nell’esperienza sensoriale sinestesica.