L’arte come mercato creativo? Alcuni pensieri spettinati

Sul ragionar dell’Arte e chi la scrive

Pensieri spettinati di Falsetti sullo scrivere d’arte al servizio dell’economia

 

Pubblicato il 25/02/2019

 

L’arte come mercato creativo? Alcuni pensieri spettinati
Entrare nell’universo artistico e nelle sue infinite sfumature, in 25 secoli di storia, è
un’impresa impossibile, al di là di ogni intelligente esemplificazione o geniali sintesi.
L’interpretazione storica dell’arte è certamente quella più lineare e di sicura rassicurazione
sia sul piano teorico che su quello creativo e critico. Il secolo scorso è stato il più speculativo
ed indagativo su tutte le discipline della conoscenza e dei linguaggi espressivi e
comunicativi. Sono stati scritti migliaia e migliaia di libri per tracciare non solo i percorsi
ideativi dell’arte, ma quelli che hanno determinato l’affermazione di stili e visioni progettuali a
partire dal segno pittorico per finire a quello scenico- teatrale. Aggiungendo dopo l’avvento
dell’informatica le nuove potenzialità e trasformazioni dell’inventività artistica e dei parametri
tradizionali del concetto di arte, tuttora in discussione, per esempio le motivazioni che hanno
caratterizzato la nascita dell’arte moderna e la sua “continuità” o “discontinuità” nell’arte
contemporanea. Possiamo sentirci appagati da queste interpretazioni che più che far capire
cosa è successo e sta succedendo, ci forniscono, ogni giorno, fiumi di parole che tendono a
giustificare e finalizzare l’ arte più come funzione che come pensiero .

 

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Claude Monet

Senza voler peccare di presunzione o di protagonismo gratuito, con questo mio secondo
articolo, sul ragionar dell’arte oggi, ho creato una mia particolare scala “cromatica”, dove gli
“accidenti” in chiave corrispondono alle mie “spettinature” ideologiche, per poter aggiungere
a quanto si sa, qualcosa che ci permetta di aver maggior senso di consapevolezza, al di là
delle quotidiane provocazioni di cui l’arte di oggi, in particolare, sembra alimentarsi senza
alcuna riflessione critica finalizzata, intanto, a costruire comportamenti per una ecologia dei
luoghi comuni e delle convenzioni consumistiche imposte dal mercato globalizzante.

 

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Mino Maccari

Una certa degenerazione e scadimento del fatto creativo nell’arte, parte da molto lontano,
cioè attorno alla metà del XIX secolo ed interessò critici, banchieri e letterati e poeti (da
Gautier (Théophile) a Baudelaire (Charles), da Flaubert (Gustave) a Zola (Emile), da
Proudhon (P.J.) a Delacroix (Eugène) a Verlaine (Paul).
Questi noti ed eccellenti esponenti della letteratura mondiale si sono occupati dell’arte e con
grandi intuizioni profetiche.
Zola, per esempio, ne L’Opera ( L’Oeuvre ), romanzo (1886), ci rivela dei mutamenti del
“mercato” dell’arte attorno ai pittori impressionisti e scriverà che: ” … Naudet (che impersona
la figura del celebre mercante degli impressionisti (Paul Durand-Ruel ), era un mercante
che, da qualche anno, rivoluzionava il commercio dei quadri …. Sconvolgeva quel mercato,
allontanando il vecchio amatore di gusto e trattando unicamente con l’amatore ricco che non
s’intende d’arte, che compera un quadro come un valore in borsa, per vanità o nella
speranza che salga….”. Nasce l’era capitalistica dell’arte.

 

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Enrico Baj

Da qui, per esemplificare, da questo mondo ormai contaminato dall’economia, dai banchieri,
dall’industria “culturale”, che dobbiamo cercare di considerare le tendenze, ma, soprattutto,
la sua antica specificità e valore interpretativo, che questa nobile espressione si ritroverà a
fare i conti certa degenerazione e sconvolgimenti, anche teorici, che la renderanno sempre
più alla pari di un qualunque prodotto Findus, tipico del nostro mondo contemporaneo.
In queste mie divagazioni “spettinate, utilizzerò le considerazioni degli artisti, dei protagonisti
che non sempre sono stati ascoltati. Anche questo è un aspetto preoccupante: il fare
oggetto di manipolazioni e di congetture, piuttosto che “verbo” dimostrativo privo di ogni
orpello pubblicitario o di facili aggettivazioni.

 

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Luigi Bartolini

“L’arte è un sistema di conoscenze e di ispirazioni che tende a migliorare la qualità della vita: per una ecologia del sogno”  (Enrico Bay: 1924 – 2003 )
“Non comprate quadri astratti. Fateveli da soli”  ( Mino Maccari: 1898 – 1989)
“La vera pittura è quella che non scade dopo il primo colpo d’occhio”  ( Luigi Bartolini: 1892 -1963)
Con questi tre pensieri molto spettinati, ci ritroveremo presto per un’altra puntata vagabonda.
Franchino Falsetti

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