Bologna, l’arte contemporanea e la speranza di un nuovo linguaggio artistico
Il fermento di Art Week nelle parole di Franchino Falsetti
Pubblicato il 23/01/2019
Art Week
Come da calendario Bologna rinnova il suo impegno, preparandosi ad accogliere Art Week, la settimana dell’arte.
E’una grande novità, non solo per gli specialisti ed artisti, ma per i bolognesi e sicuramente anche per tutti i turisti che saranno presenti nel periodo della grande Festa dell’Arte contemporanea.
A partire, infatti, dal 25 gennaio inaugurando un avvicinamento all’apertura ufficiale dell’Arte Fiera del 1 febbraio, si inaugura “un vero e proprio festival del contemporaneo” .
Un non stop di eventi, inaugurazioni, performance, incontri ed iniziative speciali.
Per la sua settima edizione ArtCity ripropone il format sperimentato con successo nel 2018, presentando 1 special project e 17 main project curatori ali. Un vivaio di oltre 100 proposte di tutte le più importanti istituzioni e realtà attive nella nostra città.
Altra interessante novità è la speciale Bologna Welcome Card Week, ideata “nell’ottica di facilitare gli ingressi ai musei, promuovere la cultura e godere del meglio di Bologna con maggiore convenienza”.
Questa edizione è particolarmente ricca : si parla di 200 artisti protagonisti, 108 luoghi coinvolti e 118 progetti realizzati.
Sarà riproposta la tradizionale Notte Bianca del sabato 2 febbraio con tutte le gallerie ed i musei aperti. Uno sperimentato incontro con l’arte.
Un lodevole tentativo per continuare, ormai, una tradizione tutta bolognese: rendere fruibili le bellezze artistiche ed architettoniche con “corollari” di art live, con intrecci che valorizzino i “giacimenti” secolari come testimonianza della nostra viva storia artistica con “l’aprire, illustra Balbi, ai visitatoti anche luoghi inconsueti e di garantire una polifonia di opere che va dalla pittura alla performance, dalla scultura al live set”.
Un’operazione ambiziosa che si arricchisce ogni anno e che sembra dare ottimi risultati. Si può, forse, aggiungere che l’onda degli entusiasmi non deve privilegiare il già noto, l’istituzione pubblica o privata che ha già il suo pedigree, ma rivolgersi a chiunque che voglia parlare attraverso l’arte, attraverso i mezzi più semplici dell’espressione, come se fosse un altro codice di cui vogliamo essere non solo spettatori.
Una casa, un negozio, un officina, un garage, un non luogo, possono essere le “antiche stalle” o “antiche botteghe”, dove ci si incontrava, senza clamori pubblicitari, e si raccontavano le fole, si tramandavano i sentimenti, la cultura della oralità, della parola che cementa gli affetti e le conoscenze.
Mi piacerebbe che gli organizzatori potessero pensare per la prossima edizione (2020) una prima esperienza dove il contemporaneo diventi non solo un occasione per provocare o sorprendere, ma per attivare quel dialogo che manca tra il passato ed il presente e quella ricerca di codici che rendano l’arte quel linguaggio, davvero, universale, senza alcuna mediazione, poiché tutto il segreto sta, nel capire il discorso artistico, cioè ciò che l’uomo vuole esprimere attraverso i segni ed i simboli della sua gestualità creativa. E questo, finalmente, avvicinerà non solo le nuove generazioni, ma tutta la contemporaneità alla conoscenza ed uso dei linguaggi espressivi, indipendentemente dal loro contesto storico, culturale, ambientale.
Oggi Bologna, quindi, è anche la capitale di meeting dell’arte e degli artisti e possiamo augurarci che divenga una stimolante Universitas dell’Arte internazionale, non solo del contemporaneo ma anche delle conoscenze, tecniche e didattiche dell’inventività.
Franchino Falsetti
Art Week su Millecolline è anche nella Paginona di raccolta incontri/invito pervenuti in redazione e l’articolo su Trittico a Tratti d’Autore.