Pillola Corsara n°25. Non trasformiamo il nostro Tricolore in “ornamento” patriottico.

Pillola Corsara n° 25

Non trasformiamo il nostro Tricolore in “ornamento” patriottico

E’, da un po’ di tempo, che in varie trasmissioni televisive, i sindaci di piccoli comuni italiani, si presentano con la fascia tricolore. Si fanno intervistare, davanti al pubblico mediatico e dai propri cittadini, ed insultare, senza alcun pudore e rispetto, anzi urlano di più le loro ragioni e le loro  personali interpretazioni di regole e di leggi, ostentando la, ormai, pubblicitaria fascia tricolore.

Vedere la trasmissione, per esempio, “Dalla vostra parte” su Rete 4, è un delirio. L’idea è molto buona, ma la conduzione e l’organizzazione è pari a quella di un “Luna park” di estrema periferia. Il collegamento con le cosiddette “piazze” sono momenti di sfogo populistico e di terapia liberatoria, dove l’urlo, la maleducazione, la libera opinione, prettamente umorale, non contribuiscono alla comprensione e risoluzione dei scottanti problemi sociali. Prima di denunciare, bisogna far capire di cosa stiamo parlando. Oggi tutto si fa per rendere incomprensibile ciò che ci preoccupa, ciò che ci rende impotenti. I giornalisti si sono sostituti, con molta disinvoltura, senza avere alcuna competenza e responsabilità, ai magistrati, ai docenti, agli esperti, a tutti coloro che non sono disponibili a mostrarsi in continue interviste e monologhi insulsi ed insignificanti, ma che ogni giorno combattono in prima linea le ingiustizie e gli stravaganti editti, fonti di ogni diseguaglianza, vessazione e sopruso.

Creare uno “sportello” mediatico dei malumori, dei disagi personali, dei casi disperati, delle critiche urlate, rende tutto molto penoso e demagogico, insieme ai politici, che intervengono come l’arrivo dei Re Magi. Desidero trascrivere l’incipit ed il finale, per meglio far ri-svegliare e rivalutare, il senso della nostra storia che si specchia nella fascia tricolore , simbolo dell’unità, quanto scriveva Giosuè Carducci, nel suo discorso su “Il Tricolore”, pronunciato nell’atrio del Palazzo civico di Reggio Emilia, il 7 gennaio 1897 :

“ I Tempi sono oggimai sconsolati di bellezze e d’idealità: direbbesi che manchi nelle generazioni crescenti la coscienza nazionale, da poi che troppo i reggitori hanno mostrato di non curare la nazionale educazione. I volghi affollantisi intorno ai baccani e agli scandali, dirò così officiali, dimenticano, anzi ignorano, i giorni delle glorie; i nomi e fatti dimenticano della grande storia recente, mercé dei quali essi divennero,  o dovevano divenire, un popolo: ignora il popolo e trascura, e solo se ne ricordano per loro interessi i partiti”.[…]  “L’Italia è risorta nel mondo per sé e per il mondo: ella, per vivere, deve avere idee e forze sue, deve esplicare un officio suo civile e umano, un’espansione morale e politica. Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de’ padri, e riponetevi in cuore quello che fu il sentimento il vòto il proposito di quei vecchi grandi che han fatto la patria: L’Italia avanti tutto! L’Italia sopra tutto!”.

 

Franchino Falsetti

carducci

 

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