Tanto per cominciare….. [n.1]
Ciò che sorprende nell’era dell’iper informazione, è il constatare che siamo sempre più esposti al fenomeno della dimenticanza o meglio della perdita di memoria, quella, per es. degli avvenimenti storici ed epocali. Mi riferisco ai recenti gravi episodi di terrorismo, alle distruzioni delle testimonianze delle culture di antiche civiltà, ai problemi di convivenza pacifica o detta (impropriamente) d’integrazione, agli atti di ignoranza individuali e collettivi circa la disponibilità degli improvvisati ben pensanti a cancellare le secolari tradizioni del nostro senso di appartenenza civile e religiosa. Nulla, oggi, ci meraviglia! Ci stiamo abituando a tutto. Una volta si diceva che gli “scandali” erano necessari, perché costituivano motivi di ripensamento, di riscossa , di condanna di certi pubblici mal costumi. Emblematico può essere l’ennesimo episodio di “inciviltà”alla rovescia. A Casazza, comune del bergamasco, il dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo statale, ha chiesto che non venga eseguito “Adeste Fideles” dalla banda parrocchiale, durante il concerto natalizio, programmato per il 19 dicembre, “perché troppo legato alla religione cristiana e potrebbe offendere i bambini di altre fedi” ( 20 novembre 2015 ). Il concerto, si legge sempre nella nota redazionale della stampa locale, che, tra l’altro, viene ogni anno svolto per l’Istituto comprensivo, con la partecipazione del coro dei bambini della scuola. A seguito di questo ennesimo episodio di “inciviltà”, parzialmente rettificato, il giorno dopo, dalla Direttrice, ma nella sostanza, emerge sempre, la cultura del “piagnisteo”, che nega le proprie identità e quelle del nostro paese, nel voler, per eccesso di buonismo, ma, meglio, per abiurare ciò che cementa l’identità di un popolo: la cultura storica e le tradizioni. Dal negare il Presepe al vietare i canti religiosi della fede cristiana, costituisce un vero attacco alle nostre tradizioni e cultura. Ma tutto questo non accade per richiesta delle altre culture presenti e coinvolte, ma da noi stessi, che pensiamo di interpretare principi di convivenza egualitaria, senza alcuna seria motivazione, se non quella di poter gestire, con personali piaggerie, l’inesistente nuovo mondo “multiculturale”.
Franchino Falsetti
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