Teatro Alemanni e Mordano (BO) ospiteranno Teatranda

ANTEPRIMA. Il 30 e il 31 gennaio 2016 la Compagnia Teatranda presenterà: “40… anni ma non li dimostra” al Teatro Alemanni di Bologna e il 6 febbraio farà un’altra data al Teatro Comunale di Mordano (Bo). Teatranda è una “Compagnia Teatrale di amAttori formata da un gruppo di persone che si sono incontrate per caso e sono rimaste insieme per scelta” che si è formata il 3 gennaio 2014 e che raccoglie attori provenienti da varie esperienze. Solo alcuni giorni fa abbiamo conosciuto due componenti della Compagnia Teatranda e, sapete come ci dia fastidio comporre articoli andando a spulciare i siti internet, abbiamo deciso che dedicheremo loro un articolo “nostro” e più approfondito di quanto avete letto fin’ora (!) Intanto siamo contenti di pubblicare il primo materiale che ci ha inviato la stessa Compagnia a riguardo del loro lavoro che presenteranno in una data vicinissssima: 30 e 31 gennaio 2016! C’è pochissimo tempo per organizzarvi ma il Teatro Alemanni vi aspetta (oppure il Comunale di Mordano…). A presto.

 

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Troverete le locandine con le date, gli orari e i contatti nella palette APPUNTAMENTI della nostra rivista.

 

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

le parole dell’arte: Arte Povera

Arte Povera

Nel 1967 il critico Germano Celant, ispirandosi al “teatro povero” di Jerzy Grotowski, definì Arte Povera la tendenza che comprende i seguenti artisti italiani : Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Mario Merz, Gilberto Zorio, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Luciano Fabro, Emilio Prini, Giovanni Anselmo, Giuseppe Penone, Pier Paolo Calzolari, Marisa Merz, Gianni Piacentino, Mario Ceroli, Pietro Gilardi.

Perché si pensò a questa denominazione dell’arte?

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Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969. Alighiero Boetti.

L’utilizzo dei materiali della quotidianità, non privilegiati come : carta, stracci, pietre, legno, nonché gli elementi acqua, terra, fuoco, caratterizzavano il processo, in modo arbitrale ed anticonsumistico, di tradurre un’idea in materia. C’è una sorta di rivolta contro le concezioni “storiche” dell’arte e le tavolozze, i colori, la tela od altro materiale del corredo tradizionale dell’artista, viene sostituito dall’uso concreto degli elementi che connotano la natura e la sua interpretazione.

L’arte ritorna ad uno stato primitivo, una condizione priva di ogni condizionamento manipolativo e consumistico.

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Senza titolo 01. Jannis Kounellis.

Un’arte “naturale” fatta di elementi “naturali”, priva di ogni atto convenzionale. Un’arte che vive fuori dagli ambienti canonici, come i musei o le gallerie. Un’arte che irrompe nelle piazze, nelle strade e tende a comunicare una sorte di “energia vitale”, un coinvolgimento diretto nel sociale. Determinante, per capire meglio, questa tendenza, valgano alcuni commenti che lo stesso Celant espresse, inaugurando la prima mostra del gruppo “Arte povera-Im Spazio”, organizzata nel 1967 alla Galleria La Bertesca di Genova ( settembre – ottobre ). Riferendosi  a lavori di Paolini, Boetti, Fabro, Prini, Kounellis, Pascali , così sottolineava: “ I singoli lavori dimostrano una tendenza generale all’impoverimento e alla decultura dell’arte ( da cui il nome arte povera ). Sono un contenitore di carbone ( Kounellis ), una catasta di tubi di eternit ( Boetti ), una tautologia del pavimento ( Fabro ), due cubi di terra (Pascali ), la lettura dello spazio ( Paolini ) e il perimetro d’aria di un ambiente connotato sonoramente e visivamente ( Prini ). Tutti esaltano il carattere empirico e non speculativo del materiale adottato e dello spazio dato, cos’ che l’attenzione dell’arte si sposta alla corporeità degli avvenimenti e degli elementi naturali non artificiali […]”.

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Venere degli stracci. Michelangelo Pistoletto, 1967.

Giuliano Briganti, importante storico dell’arte,  nel suo intelligente e stimolante  libro “ Il viaggiatore disincantato, Einaudi, 1991”, sull’arte povera, vedeva la nascita del “mito ideologico di una nuova autonomia dell’arte, di un’arte che si libera, per forza di volontà e con piena consapevolezza, non solo da ogni forma prestabilita ma dalla struttura del potere e del mercato; il mito di un’arte che tende ad annullarsi identificandosi con il processo stesso della vita”.

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L’Italia fascista. Luciano Fabro, 1969.

Possiamo aggiungere che questa esperienza non è stata confinata o circoscritta, collocandola solo in un preciso tempo storico, ma ha sollecitato e sviluppato altre vie, in particolare : dalla installazione alla land art.

 

 

Franchino Falsetti

Diritti Riservati.

 

Art city 2016, buon compleanno. Programma allegato.

Arte Fiera – Bologna 2016 – Buon compleanno !

Bologna città dei primati, città della cultura e dell’arte.

Questa rassegna “fieristica”dell’arte moderna e  contemporanea ha raggiunto i suoi primi quarant’anni. Anna Maria Gambuzzi, Presidente di ANGAMC ( Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea ), nel suo intervento alla conferenza stampa del 22 gennaio, ha definito l’Arte Fiera di Bologna come “ la mamma di tutte le Fiere”.

Si può essere d’accordo, considerando che questa straordinaria edizione del 2016 , Arte Fiera registra, oggi, 190 Gallerie d’arte moderna e contemporanea ( il 41% in più  rispetto al 2013 ),  con 222 espositori ( il 28% in più rispetto al 2013 ). Un successo rilevante che conferma non solo un conquistato ruolo di prestigio sul piano artistico e culturale, ma una qualificata presenza e risonanza a livello internazionale.

Questa edizione del quarantennale, trova nei due direttori artistici Spadoni e  Verzotti,  straordinari animatori. Si sottolinea, in particolare, l’allestimento, in collaborazione con Arthemisia Group, della Mostra Fiera 40, in doppia espansione alla Pinacoteca Nazionale di Bologna ed al MAMbo, dedicata alla storia del Salone, proponendo opere selezionate tra quelle che sono state esposte  durante i 40 anni di Arte Fiera.

Gli stessi direttori hanno curato, inoltre, una pubblicazione che ripercorre la storia di questa grande avventura bolognese  dell’arte moderna e contemporanea. Anche per questa edizione molto spazio è riservato agli artisti italiani, spesso esordienti a Bologna. Oltre alla presenza degli artisti italiani, una particolare attenzione è riservata ai giovani.

Importante è la continuità e l’espansione delle collaborazioni di Arte Fiera nei luoghi  più conosciuti, tradizionali o deputati per manifestazioni artistiche. Questo per evitare di privilegiare una “istituzione” e di rendere fruibile ogni iniziativa dell’arte decentrandola come viva occasione di  incontro con la Città.

Giovedì 28 gennaio, giorno dell’inaugurazione ufficiale, si svolgerà una performance dal vivo del regista del mimo e danzatore Lindsay Kemp, che ricorderà la figura dell’eclettico musicista David Bowie.

Altro importante appuntamento è previsto al Teatro Comunale con la proiezione del film documentario River of Fundament di Matthew Barney,  in anteprima nazionale.

Si ricorda che sabato 30 gennaio si svolgerà l’Art White Night ( La notte bianca dell’arte ). Un serata  con un ricchissimo programma di eventi che si svolgeranno in 70 appuntamenti ed in  46 sedi .

Si allega pdf di tutto il programma della quarantesima edizione dell’Arte Fiera di Bologna – 2016.

 

 Franchino Falsetti

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ARTICOLO #1 (23/01/16). Ci siamo, anche quest’anno la grande kermesse artistica bolognese ha preso il suo avvio e noi abbiamo un inviato d’eccezione a raccontarci gli eventi: il prof. Franchino Falsetti. Solo su Millecolline.

 

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ART CITY BOLOGNA 2016
Musei, mostre, luoghi d’arte
29-30-31 gennaio 2016

Nel 2016 ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative culturali nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e Bologna Fiere, affianca Arte Fiera nella speciale ricorrenza del suo  quarantesimo anniversario.

Anche per la sua quarta edizione ART CITY Bologna offre nuove opportunità di scoperta e conoscenza del patrimonio artistico diffuso, promuovendo una fertile contaminazione con il contemporaneo nei musei e nei luoghi d’arte della città.

Tra le mostre, Arte Fiera 40 si articola in un ampio percorso espositivo tra Pinacoteca Nazionale di Bologna e MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Presso il MAMbo è inoltre visibile Officina Pasolini, un omaggio che ripercorre l’universo poetico e culturale di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla morte. Il Museo Morandi ospita la mostra fotografica Horizon di Brigitte March Niedermaier e il focus espositivo Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia, dedicato agli anni giovanili di Giorgio Morandi, mentre Casa Morandi presenta una composizione di nature morte di David Adika. Progetti speciali di Andrea Salvatori e Alberto Tadiello sono appositamente ideati per gli spazi del Museo Davia Bargellini e del Museo internazionale e biblioteca della musica. A Palazzo Pepoli Campogrande la collettiva Percorsi di segni. Grafica italiana del novecento nella collezione Luciana Tabarroni della Pinacoteca Nazionale di Bologna presenta opere di importanti autori del novecento.

Al ricco programma di eventi partecipano, oltre a Istituzione Bologna Musei, Fondazione Cineteca di Bologna, Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Genus Bononiae. Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione MAST, Opificio Golinelli, CUBO e altre numerose realtà culturali della città.

 

                                                                  ArtCity Bologna 2016 – Comunicato stampa

 

 

 

Report a cura di Franchino Falsetti.

 

Produzioni Millecolline

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Tre chicchi di melagrana in Sala dei Giganti

ANTEPRIMA – Bazzano in Valsamoggia (BO), il 28/01/16 ritornerà TEN Teatro in Sala dei Giganti alla Rocca di Bazzano e presenterà un monologo a due voci per ricordare anche la tragedia del popolo Armeno. E noi pubblichiamo volentieri.

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volantino retro bazzano

 

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Pillole corsare N.6 – L’informazione gastronomica e la libertà di stampa

L’informazione gastronomica e la libertà di stampa…..          [n.6]                                                                                                                                   

Viviamo, ormai, da moltissimo tempo, una situazione che va al di là di ogni tentativo di teorizzazione e di giustificazione. I sistemi ideologici, vere fortezze del pensiero e dei comportamenti sociali, si sono, dopo l’abbattimento del muro di Berlino e la fine della, cosiddetta, “guerra fredda”, liquefatte, come il famoso “orologio” di Dalì. Nuovi miti e nuovi idoli si sono, gradualmente, sostituiti, in modo particolare, dal famoso boom economico: dalle performances industriali alle mode imperative dell’economia e del mercato. Una vera e propria rivoluzione copernicana. Ma è proprio così? L’antico refrain del “tutto si trasforma”, sembra non abbandonare le tentazioni e le manie dell’uomo: dall’homo sapiens all’homo videns, dall’homo liquido all’homo gastronomico.

Ciò che ci rende perplessi è il constatare che non esistono, purtroppo, isole felici. La stampa, l’informazione e la libertà di espressione non sfuggono a questo sconvolgimento. Fin dalla nascita della carta stampata, il potere ha sempre operato censure di ogni tipo pur di controllare e limitare “la voce” libera del giornalismo ed in seguito dei mass media, di qualunque natura fossero. In Italia, dal liberalismo di tipo risorgimentale alla dittatura, alla repubblica, in modo strumentale ed ideologico, si confondevano, intenzionalmente, i rapporti tra : libertà, informazione, verità, espressione. La stampa era la “cassa di risonanza” del potere dei partiti e ne adulava le promesse e le gesta.

Nel 1959 un mirabile articolo-saggio di un grande giornalista Enzo Forcella, della stampa nel periodo democratico repubblicano, ne fece una impietosa radiografia, intitolandola : “Millecinquecento lettori”.

I giornali sono scritti per il potere politico, i lettori-protagonisti sono i parlamentari, i dirigenti dei partiti ed i consiglieri comunali. Appunto per un piccolo esercito di professionisti della politica. Ed il pubblico? I lettori? Dall’avvento del centro sinistra fino alle esperienze del sessantotto e , continuando, fino alla nascita delle radio-tv libere e la conquista dell’etere informativo da parte dei network pubblici e privati, una vera orgia di un nuovo potere sovrano dell’industria dell’informazione, si sono realizzate esperienze, di sicura innovazione strutturale e di contenuto:  pensiamo al “Il Giorno” ed a “La Repubblica” ( di cui si festeggiano i primi 40 anni – 1976 -2016 – ), ma senza sciogliere le vecchie “ideologie”. Il lettore è molto spesso l’alibi o il complice per certe operazioni di consenso o di smaccata voglia di politicizzazione di un mezzo di informazione. Il giornale come medium di un nuovo potere. Il pubblico ( il lettore ) è una condizione di “essere senza tempo”. E’ quella strana massa che faceva dire al grande scrittore e giornalista Zola: ” La gente vuole notizie? Ingozziamola di notizie. I giornali sono agenti di perversione letteraria”.

Ma ciò che ci lascia ancora disarmati e preoccupati è il prevalere di una certa stampa e di una certa libertà di stampa che  rincorre, ogni giorno, i mostri da “sbattere” in prima pagina. Una sorta di sadismo e cinismo dell’informazione per trasformare la notizia in qualcosa di perturbante, di diffusa perversione e di negazione di qualunque forma di dubbio.

Il lettore non deve leggere con la mente ma con i suoi sensori, con le sue forme empatiche e con il compiacimento selettivo di una personale concezione di verità e di giustizia. Deve sentirsi inserito in una agorà dove si “cucinano” le informazioni sugli avvenimenti selezionati.

“ Nella nostra società il giornale ha una potenza immensa. Può creare o macchiare la reputazione di qualsiasi uomo. Ha la perfetta libertà di chiamare truffatore e ladro il migliore uomo della nazione, distruggendolo oltre ogni speranza”. ( Mark Twain, Libertà di stampa, 2010 )

Altra menzogna : le notizie separate dalle opinioni. Uno slogans pubblicitario ma non praticabile. Lo stile giornalistico anglosassone per dare informazione è solo un miraggio nella esperienza giornalistica italiana. Il nostro stile di scrittura e di pensiero non è capace di separare ma di intrecciare e congetturare, di essere sempre tentati di scrivere il solito “pastone”, anche con l’aiuto della, cosiddetta, “scrittura intelligente”.

 

  Franchino Falsetti

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Credo sia una pianta vera. Ph. Roberto Cerè, 2012.

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

SHOAH, 2016

Apriamo oggi un nuovo articolo per raccogliere le testimonianze delle varie manifestazioni a ricordo della Shoah; se avete informazioni in merito non esitate a contribuire allo riempimento di questa pagina.

locandina teatro armeni BAZZANO

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Produzione Millecolline

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