Pillole corsare N°9 – E l’Italia si salvò, coprendo le “vergogne”!

E l’Italia si salvò, coprendo le “vergogne”!                      [n.9]    

Ci si ritrova ancora una volta meravigliati, quasi increduli, quando accadono cose di cui non si coglie alcuna ragione, alcuna seria motivazione od qualche, forzata giustificazione. Un tempo si diceva: roba dall’altro mondo. Ma l’altro mondo, in questi ultimi decenni, è diventato questo mondo. Si vive nella irrealtà, nella irrazionalità, nel non sense in assoluto. Il vivere alla giornata che era di una particolare categoria di superficiali e buona a nulla, oggi ne è diventata una ambita filosofia.

La recente visita del Presidente iraniano Hassan Rouhani è stato motivo di un episodio incomprensibile ed allarmante. In nome della ,ormai, disarmante politically correct, le statue di nudo dei Musei Capitolini sono state coperte da pannelli, riparatori di non si sa quale “peccato originale”.

E’ scoppiata, come è abitudine un’immediata polemica, che, con motivazioni diverse, gridando alla “censura”, al “provincialismo” ed addirittura alla “sottomissione”, non ha esordito alcun significativo effetto.

Ancora l’arena dei sussurri e grida. Questo è forse ciò che più deve essere considerato: come svegliare le coscienze italiche? In questi tristi tempi si parla un linguaggio che non è scritto. Nessuno riesce più  a leggere i testi di cui parliamo, di cui facciamo riferimento, di cui, in modo abitudinario e spavaldamente, usiamo per i nostri interventi predicatori e di relazioni con gli altri. La nostra cultura, quella italica, è rimasta e custodita negli scaffali delle Biblioteche. Nessuno li legge più, né li consulta, né li conosce.

L’incontro delle culture diverse, nel passato non ha creato alcun problema di “rimozione” psicologica o politica od ideologica. Le culture esprimono delle identità, senza far scattare una sorta di gerarchizzazione. Le culture diverse quando si incontrano sono di pari dignità. E nel rispetto di questa dignità sta il rispetto delle tradizioni, dei costumi, delle origini, di quel piccolo e grande mondo che è patrimonio di ogni popolo.

Coprire le “vergogne” di quelle statue femminili significa rinnegare il fondamento della cultura e della civiltà occidentale, mediterranea ed europea. Non ci vuole molto a capire che certi gesti non sono giustificabili, perché l’arte non ha bisogno di interventi “preventivi” di ipocrisie pubblicitarie. “Mettere le mutande all’arte per non offendere la suscettibilità di qualcuno! Ma sono loro, i visitatori, che debbono accettare i costumi di chi li ospita, non il contrario”. ( Adonis, poeta e saggista siriano ).

 

Foglia di fico su catrame. ( Ph. Roberto Cerè, 2013 )
Foglia di fico su catrame. ( Ph. Roberto Cerè, 2013 )

 

       Franchino Falsetti

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

Francesco Di Vicino incontra Bazzano – VIDEO

Bazzano in Valsamoggia (Bo), 07/02/16. Francesco di Vicino apre la rassegna “I colori della Musica Folk” presentata dalla Scuola Intercomunale di Musica “G. Fiorini” e la presenta alla grande con un concerto-lezione di musica in cui ha presentato la sua terra: la Campania.

Uno dei massimi esponenti dell’ etno-folk napoletano, il suo è un repertorio originale dove la tradizione musicale e poetica partenopea e gli stilemi del folk d’autore vengono magistralmente fusi con il moderno linguaggio musicale del pop, con intelligente ironia, autenticità e potenza.

Ascoltiamolo in questo video.

Ci saranno altre date per ascoltare altri rappresentanti della musica folk italiana, per conoscerle potete consultare la locandina presente in APPUNTAMENTI di Millecolline.

 

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

Cronache dal bosco della 40° Arte Fiera di Bologna

Di Franchino Falsetti.

Come uscire felici e contenti dal “bosco della 40°Arte Fiera” di Bologna  2016 ?

Non è soltanto un retorico interrogativo. In quarant’anni di vita le cose si sono centuplicate e questa singolare rassegna d’arte, assomiglia più ad un “festival” di evocazione lagunare, che non ad un sensibile e ricercato appuntamento con l’arte italiana in contatto con esperienze di grande interesse internazionale. Di fronte all’ invito di sentirsi meravigliati o “entusiasticamente” coinvolti, mi sembra che divenga opportuno partire dalle dichiarazioni o valutazioni degli organizzatori e sostenitori di questa kermesse, a cui, sembra, impossibile, criticare.

28artefiera

Come leggeremo, tutti i vari protagonisti sono elogiativi e pronti ad auto referenziarsi, come se fossimo di fronte ad una permanente campagna pubblicitaria alla rovescia: dai contenuti al contenitore, dai prodotti esposti alla decantazione di contenuti di esclusivo richiamo per un mercato  privilegiato “condito” dagli inviti consumistici delle grandi sagre paesane. Un po’ come avveniva nelle famose e storiche “Fiere Campionarie” di Bologna, da cui l’edizioni dell’Arte Fiera” hanno avuto origine ( 1974 ).

Si trattò, secondo il gruppo dei temerari galleristi ed artisti fondatori di questa “stravagante” idea, di portare le opere, solitamente esposte nelle gallerie d’arte del centro cittadino, in un nuovo spazio, particolarmente, allargato ed affollato, come la “Fiera Campionaria”, di lunga tradizione popolare e molto amata dai cittadini bolognesi. I quadri e le sculture vennero collocati tra i “ mobili, arredi ed oggettistica di vario genere” .

Le gallerie  che parteciparono a questa  “improbabile avventura” furono una decina:  le bolognesi de’ Foscherari, Studio G7, Forni, Duemila, Il Cancello, La Loggia, San Luca, Stivani, e con la partecipazione della Galleria Giulia di Roma e la Vinciana di Milano.  Giorgio Ruggero, critico de “Il Resto del Carlino, nell’introduzione al catalogo della mostra di cui era curatore , si augurava che questa esperienza “sperimentale”, potesse crescere e “creare un nuovo e potente strumento di mercato” con lo scopo di “promuovere un’azione moderatrice, equilibratrice e calmieratrice nel discusso mercato dell’arte contemporanea”.

Arte-Fiera-Bologna2

Pasquale Ribuffo della galleria “de’Foscherari” ricorda così questa data, indubbiamente, memorabile: -“Soprattutto il caldo. La Fiera Campionaria si teneva a giugno. Eravamo un gruppo di cani sciolti, ma la città viveva un momento di grande fermento creativo. E Bologna l’accolse fin da subito con grande benevolenza. All’epoca era Sindaco Zangheri e poi c’erano Arcangeli e Anceschi”.

Concetto Pozzati, uno dei fondatori dell’ArteFiera così ricorda quei momenti: -“L’idea fu di Giorgio Ruggeri con Maurizio Mazzotti, uomo di grande sensibilità. E io, con Franco Bartoli della “de’ Foscherari” e Tiziano Forni dell’omonima galleria, aderimmo con entusiasmo.  Arte Fiera è nata così e ben presto si è affermata come la più importante in Italia oltre ad aver consolidato la scena artistica bolognese”.

Claudio Spadoni che cura con Giorgio Verzotti dal 2013 Arte Fiera con un preciso e comune impegno : rilanciare l’arte italiana ed il sistema artistico collaterale. Come orientarsi : -“Ai padiglioni 25 – 26 che come sempre proporranno rispettivamente il moderno e il contemporaneo, abbiamo affiancato un nuovo grande spazio che in qualche modo rappresenta le nuove tendenze. Qui abbiamo riunito la fotografia, la sezione Solo Show, rivolta alle gallerie che intendono esporre un solo artista, insieme alle Nuove Proposte, che cioè presentano elusivamente artisti under 35 […] Un dato ancor più significativo è poi che tanti dei galleristi che partecipano alla fiera da diverse edizioni hanno acquisito spazi più grandi, il che naturalmente implica per loro maggiori costi. Una prova inequivocabile del fatto che a Bologna si fanno affari”.

Laura Carlini Fanfogna – Direttrice dell’Istituzione Bologna Musei e curatrice della edizione di Art City: -“La manifestazione  Art City  vuole essere soprattutto una grande festa, sempre affollata. In cartellone ci sono oltre 70 eventi in 40 sedi diverse, dal centro alle periferie. Il programma prevede ancora il prolungamento degli orari nei musei, l’attivazione dell’Art City Bus, e gli appuntamenti che intratterranno i bambini […] Daremo spazio al saper fare e racconteremo riti, miti e mitologie, creando diverse connessioni e rimandi tra i protagonisti. Sono caratteristiche che si ritrovano anche nelle iniziative organizzate dalle altre istituzioni”.

arte-fiera-bologna-634764

Simona Gavioli – Presidente di SetUp Contemporary Art Fair : –“ SetUp è ancora una fiera molto giovane, ma in questi anni è già cresciuta e maturata, ha più consapevolezza. E lo ha fatto grazie anche ai “furti” che abbiamo fatto in questi anni: ovviamente niente di illegale, ma come diceva Picasso: “ I cattivi artisti copiano, i geni rubano”.  Non penso di essere un genio, ma prima andavo alle Fiere in giro per il mondo solo come collezionista, adesso ci vado da addetta ai lavori e guardo tutto, soprattutto, i dettagli: dal catalogo, ai pavimenti e perfino le luci. Quando vedo una bella idea me la metto in borsa e la porto a SetUp. Il tema di quest’anno, l’orientamento ( dell’arte), non è solo una chiave di lettura per i visitatori, ma anche per noi, per capire cosa abbiamo costruito in questi pochi anni e un momento di riflessione per capire dove andremo”.

Alice Zannoni – Direttrice di SetUp Contemporary Art Fair : -“ L’orientamento ( dell’arte ) mi ha sempre intrigato in qualche modo è quello che permette all’essere umano ( e anche negli animali ) di non perdersi. E’ il sapere dove andare e metaforicamente significa avere le idee chiare sulla meta, sugli obiettivi. SetUp è nato con le idee chiare, infatti in 4 anni il format non è cambiato ma l’esperienza delle edizioni passate ci ha insegnato quale strada percorrere: in qualche modo abbiamo tracciato un percorso su una mappa ideale che corrisponde al fatto di avere capito da subito l’importanza di strutturarci sia in termini culturali che commerciali”.

Questa breve scorribanda tra le dichiarazioni ed interviste dei principali attori della quarantesima edizione dell’Arte Fiera- Bologna 2016, ci può aiutare, in modo molto parziale e limitato, ad aprire anche , per chi non è addetto ai lavori, un piccolo dibattito per farsi e fare altre domande ed altre considerazioni. Questa è una nota di libere considerazioni e non una cronaca dettagliata delle sezioni che hanno caratterizzato questo, comunque, importante compleanno artistico bolognese. Sono convinto, anch’io, che questa manifestazione è , indubbiamente, una esperienza di grandi prospettive ed aspettative, soprattutto, nel mondo dell’arte contemporanea. Un’epoca questa dove le emozioni sono morte e vivono solo provocazioni, performance, installazioni ed ogni “diavoleria” che non giova alla riflessione di chi pensa all’opportunità di costruire momenti per un “orientamento dell’arte”. Ma quale orientamento? Per orientarsi bisogna costruire dei punti di riferimento saldi, sicuri perché si possano operare delle scelte od iniziare percorsi di maggiore rassicurazione, di nuove creatività ed attendibilità. L’orizzonte dell’arte contemporanea  è fatto di frammentazioni visive. L’ideazione è frutto di mille contaminazioni e nulla ci colpisce, ci incuriosisce, se non considerare il tutto come l’ennesimo cascame di modelli già collaudati ed esauriti dall’arte moderna. Siamo una società sempre più priva di linguaggi, soprattutto, quelli espressivi , quelli che ci permettono di elevare la nostra richiesta di comunicazione interpersonale e sociale.

2618184-aq-e1454278149426

La comunicazione, oggi, è disarticolata e soggetta alla parcellizzazione dello stile pubblicitario. E’ una comunicazione dimezzata, come è dimezzata l’arte che vive di esperienze effimere, sul già conosciuto, sulla deprivazione creativa. La grande festa dell’arte per suggellare, quello che conosciamo da circa due secoli, da quando Hegel decretò “la morte dell’arte”. Il grande storico dell’arte Antonio Paolucci a questo proposito : -“ […] l’arte che per convenzione chiamiamo contemporanea. In realtà non si tratta più di arte così come l’abbiamo intesa fino a ieri, ma di un’altra cosa. Non solo i linguaggi espressivi ma i codici di riferimento, l’idea stessa di arte, sono radicalmente e irreversibilmente mutati”. ( “Arte e bellezza”, 2011)

image

Questo non significa che dobbiamo sentirci degli astiosi verso il “contemporaneo” e diffondere campagne apocalittiche sul significato dell’arte contemporanea o su dove va l’arte in generale. Si tratterebbe di avere visioni meno compensative e consolatorie o di voler a tutti i costi, pensare che l’arte contemporanea sia la continuità naturale dell’arte moderna e quindi di una certa classicità, su cui, spesso qualcuno vuol evocare. Ogni tempo ha la sua arte, ogni società ha la sua arte, ma è ancora vero?  Mi sembra molto difficile pensare al concetto di “straordinarietà” dell’arte e mi sembra anche “strumentale”, far convivere l’arte moderna con l’arte contemporanea, come avvenuto in questa edizione dell’Arte Fiera 2016. Anche questa operazione per mantenere alto l’obiettivo: più vendita più successo = più vendita più mercato.

city-people-art-night

E’ possibile pensare un appuntamento culturale senza fare cultura? E’ possibile ignorare che conoscere è una valore di tutti e per tutti? E’ possibile ri-pensare che la città potrebbe diventare una grande aula didattica, dove gli strumenti del conoscere sono le iniziative, le manifestazioni, gli incontri, le conversazioni  con il pubblico, ect…e dove, l’obiettivo fondamentale dovrebbe essere quello, come avveniva nel Medio-Evo e nel Rinascimento, quando il pubblico diventava scolaro e gli scolari diventavano sapienti.

Oggi moriamo di “notti bianche”, di “happy hours” , di gastronomie invasive ed invadenti. Tutto viene trasformato in un grande happening, in una grande “abbuffata”, dove , quello che è importante è consumare e finire stremati, intontiti e privi di ogni reale motivazione.

Oggi la partecipazione non è finalizzata a comprendere e cambiare. La partecipazione si è, fortemente, massificata, che si sono inventati i “gadget”. L’arte contemporanea è il grande gadget, su cui si concentrano i loisir dei fantasiosi, cosiddetti, artisti ed essi , invece di essere dei convincenti testimoni critici di un’epoca decadente e degradata, sono, essi stessi passivi e condizionati rappresentanti della disarmante incapacità a saper interpretare e denunciare  i veri fatti che stanno cambiando il nostro modo di vivere, di pensare, di agire e di comunicare. Gli artisti del XXI secolo, potrebbero essere i nuovi profeti per un riscoperto mondo nuovo e per rinnovare quella speranza di un ritorno alla “Bellezza” per un mondo migliore e per un’arte ritrovata, liberata dalle mode intellettualistiche e provocatorie.

 

PH MICHELE ALBERTO SERENI

Franchino Falsetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia di riferimento alle interviste riportate ed informazioni sull’evento.

 

  1. Arte Fiera –La Repubblica – trova Bologna – 28 gennaio 2016
  2. Bologna da vivere – gennaio 2016
  3. Arte & Fiera, a cura di Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, 2016

 

 

Pillole Corsare n.8 – C’è un nuovo sogno : diventare italiani!

C’è un nuovo sogno: diventare italiani !                            [n.8]        

Non è il flusso e la presenza dei nuovi emigranti, cosiddetti extracomunitari, che da oltre trent’ anni sono entrati in contatto o vivono nel nostro Paese, a suggerirci questo utopico obiettivo. E’ il nostro modo di essere, di pensare ed agire in contesti plurimi e liberi da ogni pro-memoria comportamentale. Non possiamo  sentirci emotivamente italiani. Dobbiamo essere formati ad essere italiani ( uno storico imperativo! ). Dobbiamo ri-diventare italiani. Dall’Unità d’Italia ad oggi, per vicende complicate od irrazionali, abbiamo perso od abbandonato l’antica affermazione poetico-letteraria di essere i figli di Enea e cioè predisposti all’accettazione dello straniero senza particolari servilismi od opportune strumentali  rinunce. Nel frattempo, in modo particolare, all’indomani della nascita della Repubblica, veniva adombrata, a partire dai libri di testo scolastici, tutta la letteratura patriottica : il concetto di Patria, come ideale e bandiera della nostra identità, nostra italianità, veniva vanificato come retaggio “fascista” di una cultura non democratica e totalitaria. E tutto è stato , in seguito, banalizzato, ridicolizzato ( con studi ed saggi di illustri letterati, pedagogisti ed intellettuali ) a partire dalle opere di Edmondo De Amicis fino a Giovanni Pascoli. Bersaglio principale fu ed è il mondo della scuola. Questo non ha fatto bene né all’Italia, né agli italiani. I sentimenti verso qualcosa o qualcuno sono la “fiammella” che alimenta gli ideali, i valori, quell’universo di conoscenze che caratterizzano un modo di appartenenza, di essere di un popolo o di un singolo cittadino. Il simbolo per eccellenza, come il nostro tricolore, non deve solo sventolare sui palazzi in costruzione, su parate e cerimonie di protocollo o per un alza bandiera . Il “tricolore”  deve ritornare a risvegliare l’orgoglio dell’italianità, conquistata ed esaltata dal sacrificio di milioni di italiani, morti per la Patria , come ci ricordano le sacre parole dell’Inno di Mameli. Non possiamo solo sentirci italiani, dobbiamo diventare italiani, cioè riconquistare quello che un tempo si diceva “l’amor patrio”, eliminando ogni forma di sentimentalismo e di abbandonare, nello stesso tempo, le formule di accomodamento politico e governativo, in nome della cultura del “buonismo”, che ci spogliano di ogni storica, civile e religiosa ragione e fede di essere italiano, repubblicano, democratico ed europeo.

 

Sventola ancora. (Ph. Roberto Cerè)
Sventola ancora. (Ph. Roberto Cerè)

 

                                                                                                                                                                                                                                                      Franchino Falsetti

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

 

Il folk a ciel sereno. Francesco Di Vicino.

ANTEPRIMA – Bazzano in Valsamoggia (Bo). Come un fulmine a ciel sereno arriva I colori della musica folk una rassegna di musica folk con quattro appuntamenti in Rocca, uno al mese,  il primo previsto per domenica 7 febbraio, che ci accompagneranno fino a maggio 2016. E’ la prima volta per una rassegna di musica folk a Bazzano e ce la presenta la Scuola di Musica “Giuseppe Fiorini ” assieme alla Fondazione Rocca dei Bentivoglio; noi di Millecolline, qualche giorno fa, abbiamo pubblicato la locandina della rassegna (vedi APPUNTAMENTI) ma, a causa del brevissimo tempo dalla prima data, non siamo riusciti a curiosare in anteprima… ci faremo perdonare andando ai loro concerti e raccontandoveli. Intanto eccovi alcune note relative agli appuntamenti della rassegna compreso la prima data del primo concerto dedicata a Francesco di Vicino.

 

I colori della musica folk

Quattro appuntamenti alla Rocca dei Bentivoglio, a Bazzano di Valsamoggia.
Un piccolo viaggio nella tradizione musicale italiana da nord a sud, da febbraio a maggio in quattro lezioni concerto.

Comincia domenica 7 febbraio alle 17:00, nella Sala dei Giganti della Rocca dei Bentivoglio di Bazzano, la mini-rassegna I colori della Musica Folk, 4 lezioni-concerto dedicate alla musica popolare italiana, un viaggio immaginario dalle Alpi alla Puglia passando per l’Emilia e la Campania.

La rassegna curata dalla Scuola di Musica “Giuseppe Fiorini” di Valsamoggia sotto la direzione artistica di Enrico Bernardi, è la prima tappa verso il trentennale della rassegna di musica colta, sacra e popolare Corti, Chiese e Cortili.

Francesco Di Vicino (ph. non conosciuto)
Francesco Di Vicino (ph. non conosciuto)

Primo appuntamento, domenica 7 Febbraio, alle 17:00 con Francesco Di Vicino, uno dei massimi esponenti della corrente etno-folk napoletana.
Nel suo repertorio originale, la tradizione musicale poetica partenopea e gli stilemi del folk d’autore vengono magistralmente fusi con il moderno linguaggio musicale del pop.
Un mix di tradizione e modernità, dove i testi di Di Vicino raccontano gli aspetti sociali più duri della realtà di strada in cui è cresciuto ed in cui vive, ma anche la sua visione poetica del mondo filtrata da quella tipica intelligente ironia partenopea, che la rende autentica e potente.

Durante il concerto l’esecuzione di alcuni brani, sarà alternata  a momenti di approfondimento guidati dallo stesso Di Vicino per mettere a confronto gli aspetti più innovativi della moderna produzione cantautorale napoletana, attraverso gli elementi stilistici della tradizione ed i suoi caratteristici ritmi.
La lezione concerto diventa un dialogo, un momento di condivisione e non un semplice racconto, intervallando gli aspetti didattici-musicali (i ritmi e gli strumenti a percussione tipici) con quelli storici e di attualità sociale nella visione poetica del cantautore.

FRANCESCO DI VICINO

Uno dei massimi esponenti dell’etno-folk napoletano, il suo è un repertorio originale dove la tradizione musicale e poetica partenopea e gli stilemi del folk d’autore vengono magistralmente fusi con il moderno linguaggio musicale del pop, con intelligente ironia, autenticità e potenza.

 

Note riprese da comunicato stampa Fondazione Rocca dei Bentivoglio.

Diritti Riservati