Art city 2016, buon compleanno. Programma allegato.

Arte Fiera – Bologna 2016 – Buon compleanno !

Bologna città dei primati, città della cultura e dell’arte.

Questa rassegna “fieristica”dell’arte moderna e  contemporanea ha raggiunto i suoi primi quarant’anni. Anna Maria Gambuzzi, Presidente di ANGAMC ( Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea ), nel suo intervento alla conferenza stampa del 22 gennaio, ha definito l’Arte Fiera di Bologna come “ la mamma di tutte le Fiere”.

Si può essere d’accordo, considerando che questa straordinaria edizione del 2016 , Arte Fiera registra, oggi, 190 Gallerie d’arte moderna e contemporanea ( il 41% in più  rispetto al 2013 ),  con 222 espositori ( il 28% in più rispetto al 2013 ). Un successo rilevante che conferma non solo un conquistato ruolo di prestigio sul piano artistico e culturale, ma una qualificata presenza e risonanza a livello internazionale.

Questa edizione del quarantennale, trova nei due direttori artistici Spadoni e  Verzotti,  straordinari animatori. Si sottolinea, in particolare, l’allestimento, in collaborazione con Arthemisia Group, della Mostra Fiera 40, in doppia espansione alla Pinacoteca Nazionale di Bologna ed al MAMbo, dedicata alla storia del Salone, proponendo opere selezionate tra quelle che sono state esposte  durante i 40 anni di Arte Fiera.

Gli stessi direttori hanno curato, inoltre, una pubblicazione che ripercorre la storia di questa grande avventura bolognese  dell’arte moderna e contemporanea. Anche per questa edizione molto spazio è riservato agli artisti italiani, spesso esordienti a Bologna. Oltre alla presenza degli artisti italiani, una particolare attenzione è riservata ai giovani.

Importante è la continuità e l’espansione delle collaborazioni di Arte Fiera nei luoghi  più conosciuti, tradizionali o deputati per manifestazioni artistiche. Questo per evitare di privilegiare una “istituzione” e di rendere fruibile ogni iniziativa dell’arte decentrandola come viva occasione di  incontro con la Città.

Giovedì 28 gennaio, giorno dell’inaugurazione ufficiale, si svolgerà una performance dal vivo del regista del mimo e danzatore Lindsay Kemp, che ricorderà la figura dell’eclettico musicista David Bowie.

Altro importante appuntamento è previsto al Teatro Comunale con la proiezione del film documentario River of Fundament di Matthew Barney,  in anteprima nazionale.

Si ricorda che sabato 30 gennaio si svolgerà l’Art White Night ( La notte bianca dell’arte ). Un serata  con un ricchissimo programma di eventi che si svolgeranno in 70 appuntamenti ed in  46 sedi .

Si allega pdf di tutto il programma della quarantesima edizione dell’Arte Fiera di Bologna – 2016.

 

 Franchino Falsetti

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ARTICOLO #1 (23/01/16). Ci siamo, anche quest’anno la grande kermesse artistica bolognese ha preso il suo avvio e noi abbiamo un inviato d’eccezione a raccontarci gli eventi: il prof. Franchino Falsetti. Solo su Millecolline.

 

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ART CITY BOLOGNA 2016
Musei, mostre, luoghi d’arte
29-30-31 gennaio 2016

Nel 2016 ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative culturali nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e Bologna Fiere, affianca Arte Fiera nella speciale ricorrenza del suo  quarantesimo anniversario.

Anche per la sua quarta edizione ART CITY Bologna offre nuove opportunità di scoperta e conoscenza del patrimonio artistico diffuso, promuovendo una fertile contaminazione con il contemporaneo nei musei e nei luoghi d’arte della città.

Tra le mostre, Arte Fiera 40 si articola in un ampio percorso espositivo tra Pinacoteca Nazionale di Bologna e MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Presso il MAMbo è inoltre visibile Officina Pasolini, un omaggio che ripercorre l’universo poetico e culturale di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla morte. Il Museo Morandi ospita la mostra fotografica Horizon di Brigitte March Niedermaier e il focus espositivo Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia, dedicato agli anni giovanili di Giorgio Morandi, mentre Casa Morandi presenta una composizione di nature morte di David Adika. Progetti speciali di Andrea Salvatori e Alberto Tadiello sono appositamente ideati per gli spazi del Museo Davia Bargellini e del Museo internazionale e biblioteca della musica. A Palazzo Pepoli Campogrande la collettiva Percorsi di segni. Grafica italiana del novecento nella collezione Luciana Tabarroni della Pinacoteca Nazionale di Bologna presenta opere di importanti autori del novecento.

Al ricco programma di eventi partecipano, oltre a Istituzione Bologna Musei, Fondazione Cineteca di Bologna, Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Genus Bononiae. Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione MAST, Opificio Golinelli, CUBO e altre numerose realtà culturali della città.

 

                                                                  ArtCity Bologna 2016 – Comunicato stampa

 

 

 

Report a cura di Franchino Falsetti.

 

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

Pillole corsare N.6 – L’informazione gastronomica e la libertà di stampa

L’informazione gastronomica e la libertà di stampa…..          [n.6]                                                                                                                                   

Viviamo, ormai, da moltissimo tempo, una situazione che va al di là di ogni tentativo di teorizzazione e di giustificazione. I sistemi ideologici, vere fortezze del pensiero e dei comportamenti sociali, si sono, dopo l’abbattimento del muro di Berlino e la fine della, cosiddetta, “guerra fredda”, liquefatte, come il famoso “orologio” di Dalì. Nuovi miti e nuovi idoli si sono, gradualmente, sostituiti, in modo particolare, dal famoso boom economico: dalle performances industriali alle mode imperative dell’economia e del mercato. Una vera e propria rivoluzione copernicana. Ma è proprio così? L’antico refrain del “tutto si trasforma”, sembra non abbandonare le tentazioni e le manie dell’uomo: dall’homo sapiens all’homo videns, dall’homo liquido all’homo gastronomico.

Ciò che ci rende perplessi è il constatare che non esistono, purtroppo, isole felici. La stampa, l’informazione e la libertà di espressione non sfuggono a questo sconvolgimento. Fin dalla nascita della carta stampata, il potere ha sempre operato censure di ogni tipo pur di controllare e limitare “la voce” libera del giornalismo ed in seguito dei mass media, di qualunque natura fossero. In Italia, dal liberalismo di tipo risorgimentale alla dittatura, alla repubblica, in modo strumentale ed ideologico, si confondevano, intenzionalmente, i rapporti tra : libertà, informazione, verità, espressione. La stampa era la “cassa di risonanza” del potere dei partiti e ne adulava le promesse e le gesta.

Nel 1959 un mirabile articolo-saggio di un grande giornalista Enzo Forcella, della stampa nel periodo democratico repubblicano, ne fece una impietosa radiografia, intitolandola : “Millecinquecento lettori”.

I giornali sono scritti per il potere politico, i lettori-protagonisti sono i parlamentari, i dirigenti dei partiti ed i consiglieri comunali. Appunto per un piccolo esercito di professionisti della politica. Ed il pubblico? I lettori? Dall’avvento del centro sinistra fino alle esperienze del sessantotto e , continuando, fino alla nascita delle radio-tv libere e la conquista dell’etere informativo da parte dei network pubblici e privati, una vera orgia di un nuovo potere sovrano dell’industria dell’informazione, si sono realizzate esperienze, di sicura innovazione strutturale e di contenuto:  pensiamo al “Il Giorno” ed a “La Repubblica” ( di cui si festeggiano i primi 40 anni – 1976 -2016 – ), ma senza sciogliere le vecchie “ideologie”. Il lettore è molto spesso l’alibi o il complice per certe operazioni di consenso o di smaccata voglia di politicizzazione di un mezzo di informazione. Il giornale come medium di un nuovo potere. Il pubblico ( il lettore ) è una condizione di “essere senza tempo”. E’ quella strana massa che faceva dire al grande scrittore e giornalista Zola: ” La gente vuole notizie? Ingozziamola di notizie. I giornali sono agenti di perversione letteraria”.

Ma ciò che ci lascia ancora disarmati e preoccupati è il prevalere di una certa stampa e di una certa libertà di stampa che  rincorre, ogni giorno, i mostri da “sbattere” in prima pagina. Una sorta di sadismo e cinismo dell’informazione per trasformare la notizia in qualcosa di perturbante, di diffusa perversione e di negazione di qualunque forma di dubbio.

Il lettore non deve leggere con la mente ma con i suoi sensori, con le sue forme empatiche e con il compiacimento selettivo di una personale concezione di verità e di giustizia. Deve sentirsi inserito in una agorà dove si “cucinano” le informazioni sugli avvenimenti selezionati.

“ Nella nostra società il giornale ha una potenza immensa. Può creare o macchiare la reputazione di qualsiasi uomo. Ha la perfetta libertà di chiamare truffatore e ladro il migliore uomo della nazione, distruggendolo oltre ogni speranza”. ( Mark Twain, Libertà di stampa, 2010 )

Altra menzogna : le notizie separate dalle opinioni. Uno slogans pubblicitario ma non praticabile. Lo stile giornalistico anglosassone per dare informazione è solo un miraggio nella esperienza giornalistica italiana. Il nostro stile di scrittura e di pensiero non è capace di separare ma di intrecciare e congetturare, di essere sempre tentati di scrivere il solito “pastone”, anche con l’aiuto della, cosiddetta, “scrittura intelligente”.

 

  Franchino Falsetti

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Credo sia una pianta vera. Ph. Roberto Cerè, 2012.

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

L’ AGENDA DELL’ARTE DI FRANCHINO FALSETTI

Un pro-memoria per scegliere tra gli eventi artistici presenti nella città di Bologna ed altrove.

ANTEPRIMA delle Mostre del giorno dopo

Agenda - Bertelli

 

Agenda - Bonvi

 

Agenda - Brughel

 

Agenda - De Chirico

 

 

Agenda - Egitto

 

Agenda - Montesano

 

Agenda - Poppi

 

 

Rubrica a cura di Franchino Falsetti

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

 

 

 

 

 

Pillole corsare N.5 – L’anno nuovo è appena cominciato ed è già finito!

L’anno nuovo è appena cominciato ed è già finito!                   [n. 5]

Siamo tutti, ormai, consapevoli e forse rassegnati che l’esaltazione mediatica per l’anno nuovo è solo un planetario annuncio pubblicitario, fatto di buoni e sterili propositi, di appelli accorati e di discorsi “invecchiati” di prammatica circostanza. Tutto nel rispetto di convenzioni e tradizioni vuote di ogni “sentito” significato: pronte ad essere gettate nella voragine del “consumo ergo sum” della divorante ideologia della globalizzazione e dell’eterno presente. E così finisce la grande festa dell’anno che cambia, con i soli nostalgici applausi e strilli fatti dai lunari e dai vecchi almanacchi. Della festa ci sono rimaste le polemiche, il chiacchiericcio, i mugugni di chi è stato emarginato, di chi ha “boicottato”, di tutte le improvvisazioni di chi pensa che in questo Paese sia sufficiente, per  mostrare il proprio essere edonistico, di agitare le pubbliche attenzioni, con atti rocamboleschi o di immaginazione de-creativa. Oggi non si può più inventare nulla se non la propria “decomposta” immagine e la propria inutile presenza. Un tempo si urlava lo slogan : la fantasia al potere. Oggi si inneggia alla stupidità come fonte di ciò che si definisce cultura del fare, dell’investire, del propinare, del condividere e di altre bizzarre amenità.

Questa è la filosofia del XXI secolo.

Ci affidiamo per sentirci rassicurati alle parole dei politici e dei letterati. Quest’ultimi, in particolare, raccontano le favole vecchie e nuove alla rovescio per sentirsi svegli e per condividere la propria insonnia.

Che senso hanno le belle parole che “toccano il cuore” di chi l’ascolta? Esistono ancora le belle parole? [ “Le belle parole senza un grande sentire sono belle frasche” ( Perticari – citato da Leopardi ) ]. Il “cuore”, come sede metaforica dei “sani” sentimenti, ha ancora un senso? Anche l’euforia di questo nuovo anno 2016, appena iniziato, non ha cancellato ciò che, in effetti, ci è rimasto: le belle parole senza grande sentire, i testi sacri dei soliti astrologi, di rosea consolazione; i discorsi dei politici, ammantati di “zucchero filato” e da una irrefrenabile e vacua girandola di notizie che hanno raggiunto il grado zero della comprensione e delle motivazioni. La tv e la stampa ed altre forme di informazione, ci presentano il loro “mappamondo”, fatto solo di frammentarie narrazioni dove si mescolano commenti incomprensibili, ripetitivi con immagini catastrofiche e deformanti della realtà o degli avvenimenti, di cui non c’è visione cognitiva e conoscitiva. Un perpetuo “villaggio globale”, dove tutto si crea e tutto si distrugge, mentre il messaggio subliminale resta immutato, come motto ad eterna memoria:

leggi per non pensare, ascolta per dimenticare, vedi per non riflettere

“Le più notevoli stupidaggini accadono al mattino; il cittadino dovrebbe svegliarsi solo dopo le ore di ufficio. Dovrebbe affacciarsi alla vita dopo cena, quando non si fa più politica”. ( Karl Krauss )

 

La fine dei giochi. Ph. Roberto Cerè, 2015.
La fine dei giochi. Ph. Roberto Cerè, 2015.

 

Franchino Falsetti

 

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Pillole corsare n.4. Chi di “destra” ferisce, di “sinistra” perisce…

Chi di “destra” ferisce, di “sinistra” perisce…                      [n. 4]

Può sembrare una boutade gratuita, senza senso. Invece, mi auguro, possa diventare un motivo di ripensamento, poiché oggi viviamo una realtà che non ha più bisogno di orpelli ideologici, né di vivaci contrapposizioni teoriche- folkloristiche ( come recitava il vecchio e simpatico refrain: visto da destra, visto da sinistra ), ma questa “fluida o liquida” società del XXI secolo, ha bisogno di ri-considerare quanto la “destra” ha teso a svolgere un ruolo di radicale attaccamento a ciò che poteva rappresentare in un certo immaginario, definito “conservatore”, e quanto la “sinistra” abbia teso a demolire i castelli utopici, per un innato senso alla rivolta, al desiderio di contrapporre “barricate” in difesa, molto spesso, di un certo particulare, dove l’individualità cedeva il posto all’informe stagione della rivincita delle masse.

Oggi il fenomeno globale delle migrazioni ci ripongono la difesa di certi valori, di una certa cultura,di un certo modo d’intendere la Cultura.

“La crisi del nostro tempo è caratterizzata dalla fine della fede nei valori tradizionali: in quei valori, cioè, ai quali sono stati educati gli uomini della vecchia generazione e che non riescono più ad avere significato e fondamento per le nuove generazioni”. ( U. Spirito, Ideali che tramontano..). Queste poche righe introduttive di un importante saggio del filosofo di “destra” Ugo Spirito, vennero pubblicate nel 1969, un tempo in cui si erano,ormai, tolti i veli che ricoprivano le ultime resistenze al travolgente ’68, alle sue “irreparabili” dissacrazioni e negazioni della “sacra” identità della persona. La dilagante concezione dell’egualitarismo della “sinistra”, il vero “virus” dell’appiattimento delle coscienze di oggi. Come l’ISIS sta cancellando, in modo violento e terroristico, le testimonianze delle culture millenarie del bacino mesopotamico, così una certa dissennata  cultura ideologica ha coltivato il sogno della cancellazione dei valori e dei contenuti che hanno animato e sublimato una civiltà millenaria, come quella occidentale, in particolar modo, quella europea.

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Distacchi. Bologna, 2013 – Ph. Roberto Cerè

Oggi parliamo, con sfumature diverse, di cultura di massa ( la mass-culture , che scoprì la sociologia americana, a seguito della seconda guerra mondiale, e che venne denominata : Terza Cultura ).

“Per come la intenderemo, la cultura di massa è una cultura: costituisce un corpo di simboli, di miti e immagini concernenti la vita pratica e la vita immaginaria, un sistema di proiezioni e di identificazioni specifiche, che si aggiunge alla cultura nazionale e alla cultura umanistica, entrando in concorrenza con loro”. ( E. Morin, Lo spirito del tempo… ).

Oggi le società contemporanee sono policulturali e multiculturali.

Si intrecciano diverse problematicità: dalla crisi delle religioni, allla crisi dello Stato, delle sue istituzioni fino alla tradizione umanistica ed etica.

Si aggiunge a questo quadro l’incontro ed il disgregarsi delle altre culture.

Una sorta di nascente “mondo culturale globale”, dove la vulgata marxista è in piena ritirata, quasi scomparsa, ed i famosi “trombettieri della rivoluzione”, stanno, velocemente, cambiando spartito!

 

Franchino Falsetti

 

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Le Parole dell’Arte: Informale

Informale

L’arte è stata definita come imitazione della realtà, poi come rappresentazione della realtà, come interpretazione della realtà, come invenzione della realtà ed infine come pittura informale, capace di cogliere una realtà dove l’assenza di forme definite ci offre nuove realizzazioni e concezioni, non solo dell’arte, ma della stessa esperienza vissuta non più in “laboratorio- atelier”, ma come parte espressiva dell’essere sociale. Le guerre mondiali, la diffusa disumanizzazione, le sofferenze e le distruzioni, hanno contribuito, notevolmente, a visioni del mondo e della umanità in modo critico e dissolvente. Gli schemi tradizionali della creatività artistica vennero capovolti e rivoluzionati

( significative e determinanti furono le esperienze nate con il futurismo ed il dadaismo ).

L’affermarsi, viva via, dell’informale o della non – forma, aprirà nuovi orizzonti e porterà l’artista ad essere “suggestionato” dagli avvenimenti che lo coinvolgeranno direttamente: avremo il pittore-soldato, il pittore delle trincee, il pittore spettatore dei nuovi disordini sociali, il pittore coinvolto in tragedie epocali. Lontani sono i ricordi dell’arte come progetto della Bellezza, dei grandi sentimenti, delle catarsi liberatorie.

 

 

Senza titolo - Emilio Vedova, 1962
Senza titolo – Emilio Vedova, 1962

 

 

Siamo nella storia degli avvenimenti del XX secolo che non lascia più spazio alle distrazioni, alle divagazioni, alle creatività suggerite come immagine “ricreative” di società “gaudenti” o celebrative di famiglie di dominatori e di eroi protagonisti del destino delle nazioni e dei popoli.

La poetica della pittura informale diverrà il vero specchio delle società in crisi e prive di ogni rassicurazione e certezza sociali. Una nuova realtà che cambierà il modo di considerare il quadro e le sue linee compositive.

Il linguaggio dei segni avranno preminenza nell’esecuzione del quadro ed il gesto , in particolare, caratterizzerà l’atto pittorico.

 

 

Viaggio anima mente. Alberto Burri, 1966
Viaggio anima mente. Alberto Burri, 1966

 

 

 

Mathieu, tra i principali esponenti dell’informale, ricorda che :” Dal punto di vista fenomenico, l’atto del dipingere sembra rispondere in entrambi i casi alle seguenti condizioni: 1. primato unito ad una sveltezza di esecuzione; 2. assenza di premeditazione delle forme e dei gesti; 3. necessità di un secondo stato di concentrazione […]”.

Pollock, significativo protagonista di un particolare “Informale” come “fiammante esplosione di colori” che si riversano sulla tela, definì la sua esperienza, in modo molto concreto.

“La mia pittura non nasce sul cavalletto. Quasi mai, prima di cominciare a dipingere, mi accade di stendere la tela sul telaio. Preferisco appenderla al muro o posarla sul pavimento, perché ho bisogno della resistenza di una superficie dura. Sul pavimento mi sento più a mio agio, più vicino, più parte del quadro; posso camminarci intorno, lavorarci da quattro lati diversi, essere letteralmente dentro al quadro. E’ un po’ come il metodo usato da certi indiani del West che dipingono con la sabbia. […]”.

 

 

Convergence. Jackson Pollok, 1952
Convergence. Jackson Pollok, 1952.

 

 

Procedimenti casuali come gestualità dell’ignoto. Forse questa è la vera fonte dell’Informale?

 

Fontana
Concetto spaziale, attese. Lucio Fontana, 1961.

 

Franchino Falsetti

 

Diritti Riservati