175 anni dalla nascita di Monet, è ancora primavera.

Associazione Cultura e Arte del ‘700

                    Teatro 1763

Nel centosettantacinquesimo della nascita ( 1840 – 2015 )

“ Claude Monet, pittore francese e padre dell’Impressionismo.

L’opera : “Impression, soleil levant” (1872) di Monet, segnò la nascita dell’impressionismo. Titolo che venne coniato, con una certa ironia, dal critico Luis Leroy. Avrebbe dovuto significare una “stroncatura” ed invece si affermò, con vasto entusiasmo, una nuova visione dell’arte e dell’artista. Una nuova cultura che si irradiò nella musica e  nelle altre arti espressive”.

 C. Monet -Printemps- (Copertina)

Relatore : Prof. Franchino Falsetti

   Critico d’Arte

    Martedì 21 aprile 2015 – ore 16,30 – Teatro 1763 – Villa Mazzacorati

Via Toscana, 19 – Bologna –

Le parole, il consumo ed il mercato dell’arte… Tempo scaduto!

La rubrica dedicata agli scritti del Pof. Franchino Falsetti si arricchisce di questo nuovo e prezioso testo che indaga l’arte da un lato poco esplorato: senza retorica estetica o di comodo. Ci piace Falsetti e siamo contenti che sia ” dei nostri”, su Millecolline.

 

Le parole, il consumo ed il mercato dell’arte… Tempo scaduto!

Non è un titolo enigmatico, né provocatorio. E’ un modo per cercare di trovare un filo che, come quello di Arianna, possa farci entrare ed uscire, felicemente, dal labirinto dell’arte, meglio dal sistema dell’arte.

Nessuna , dunque, pretesa di essere, formalmente, esauriente e né imparziale. Sarò, come annunciato nell’editoriale “Senza titolo”, un ricercatore che fornirà ai lettori, spunti, idee, osservazioni, riflessioni, critiche ed informazioni, in modo da sentirsi sempre più interessati, curiosi per poter continuare, in piena autonomia, ogni altra conoscenza utile per rompere quel sottile sonno, che ignoranza o la pigrizia limita il desiderio del sapere, del senso della consapevolezza, come segno di maturità e di crescita culturale.

Così non inizierò con “c’era una volta” o con “si tramanda”, ma con il “si dice”, con il “si parla”. E sull’arte si è detto e si dice moltissimo. Sono secoli che siamo più inondati dalle parole sull’arte che non dall’opere. Da quando nel XIX secolo nacque la “critica d’arte”, il flusso del “ragionar” e del comunicare l’intimo sentire è stato inarrestabile e tutti abbiamo conosciuto non l’arte, per comprenderne le opere che la possono qualificare, ma le incomprensibili astrusità o stravaganze dei critici, che si divertivano e si divertono a non farci “capire” l’arte. Le parole hanno sostituito il “vedere”. Abbiamo imparato, fin dai banchi di scuola che l’arte è descrizione, è narrazione stilistica e dei vari momenti storici in cui gli artisti hanno operato, ma non ci si è preoccupati di rendere l’arte come conoscenza del fatto creativo, come esperienza , come materia in cui le idee prendono corpo, visibilità, presenza vitale.

Mondo-dacqua-Pesci-Magici
Mondo d’acqua- Pesci-magici. Paul Klee.

Ancora una volta ci ritroviamo, al di là delle trasformazioni “epocali” e delle cosiddette “innovazioni” scolastiche e didattiche, nella scuola dell’immaginare, del rendere astratto ciò che è concreto, nel passare dalla copia dal vero alla “recita” della vita e delle opere degli artisti.

E così, privi di una vera ed autentica “educazione artistica” non ci resta che parlare dell’arte come si parla di una partita di calcio. Gli italiani parlano su tutto e di tutto ed in modo particolare sulla musica e sull’arte, senza alcuna cognizione di causa. Ecco perché su questi importanti temi che sono fondamentali per la nostra formazione culturale ed estetica, si sono ulteriormente stratificate le antiche divisioni come: gli specialisti –

I critici – gli artisti rispetto al pubblico attivo e passivo. Per questa ultima categoria si considera chi è acculturato sui temi di riferimento oppure chi è privo di ogni strumento conoscitivo e valutativo sia sull’arte come sulla natura delle opere ed esprime pareri di “gusto”, puramente, personale.

Questo significa che ci sono fatti dell’arte, soprattutto, quella contemporanea che è sconosciuta alla grande maggioranza del pubblico italiano. Non sono sufficienti le mostre o i musei per renderci consapevoli della produzione artistica da quella moderna a quella contemporanea. Il problema è che in Italia manca una concreta progettualità dell’educazione e della cultura artistica a partire dalla scuola dell’infanzia.

Una nota a margine, ma avremo occasione in seguito di parlarne. Ma ci siamo mai chiesti come mai, alla fine dei conti, per avere un pubblico di massa si vedono sempre le stesse opere ( dal medio evo ad oggi, con attenzione a non proporre nulla di “incomprensibile”, di non figurativo , di non “emozionante” ), degli stessi grandi artisti che sembrano suggerirci un noto refrain catechistico : “Non avrai altro artista al di fuori me”, così ci parlano,soprattutto, oggi, con “vetrine” alla moda : Michelangelo – Raffaello – Leonardo – Guido Reni – Caravaggio –  i Carracci …. Morandi.

L’Arte si presenta al grande pubblico,con lo stesso collaudato cartellone.

Ed il pubblico applaude, con indifferenziata partecipazione, perché cerca di rintracciare le affinità compensative offerte dalla “Bellezza” delle opere riflesse nel nostro storico e conformista inconscio collettivo , che agita e condiziona le nostre sensazioni, il nostro mondo interiore in modo perenne. Una tendenza globalizzante del mercato dell’arte che ci offre occasioni effimere e “luccicanti” per vedere immagini consolatorie,senza capire nulla.

Castello di Metropolis e sole
Castello di Metropolis e sole. Paul Klee.

Per chiudere, non per concludere, questo “incipit” al nostro viaggio nel mondo dell’Arte, mi piace ricordare il grande innovatore e straordinario maestro Paul Klee, nel suo settantacinquesimo della morte ( 1940-2015 ), quando sottolineava, nei suoi scritti teorici, che “L’arte non riproduce il visibile,ma rende visibile. […] Un tempo si rappresentavano le cose che erano visibili sulla terra, la cui vista ci procurava piacere o che avremmo avuto piacere di vedere. Oggi la relatività delle cose visibili è nota, di conseguenza consideriamo come un articolo di fede la convinzione secondo la quale, in rapporto all’universo, il visibile costituisce un puro fenomeno isolato e che ci sono, a nostra insaputa, altre numerose realtà”.

 

Franchino Falsetti

 

In copertina:

il Prof. Franchino Falsetti mentre presenta la Mostra di Umberto Mastroianni. Galleria Duende, Zola Predosa (Bo), 2014

 

Rubriche. il Prof. Franchino Falsetti si presenta a millecolline.

Senza titolo.

Una rubrica sull’arte e sulle sue implicazioni nella pluralità dei diversi contesti in cui può esprimersi o può essere stimolata, può essere una buona occasione per leggere meglio le problematicità della vita quotidiana e delle trasformazioni sociali. La sindrome entropica della informazione ed in modo particolare quella “specialistica” o “disciplinare”, rende aleatoria ogni approccio conoscitivo o di necessaria riflessione, non solo teorica, ma di semplice contatto per sentirsi, piacevolmente, coinvolti od attratti dalla “seduzione” di un evento artistico o di una esperienza legata alla pluralità dei linguaggi espressivi ed estetici.

Il disordine governa sovrano. Ogni cosa si è sciolta nell’immaginario instabile dell’uomo contemporaneo. Tutto sembra, irrimediabilmente, disperso nei meandri di una indecifrabile coscienza storica collettiva di cui non si riescono a cogliere le singolarità e le diversità culturali che hanno prodotto i temi ed i contenuti dell’arte, e che hanno reso l’uomo protagonista di un pensare ed agire come “eroe” del proprio tempo.

Oggi, come ci ricorda, il saggista Baudrillard: “L’eroe moderno non è più quello del sublime dell’arte, è quello dell’ironia oggettiva del mondo della merce, che l’arte incarna attraverso l’ironia oggettiva della propria sparizione”.

Viviamo il tempo della trasfigurazione della merce e della sparizione di ogni valore, di ogni scienza, che non sia quella “ri-costruita” in laboratorio, in un particolare laboratorio come quello mediatico e dei mass media in generale. La conoscenza diventa spettacolo di perenne agglutinazione. La tecnologia si è sostituita alla ideologia, il medium è sempre più veicolo ma anche produttore-manipolatore di significati, di nuove mode culturali e comportamentali. Tutto deve essere pensato secondo le nuove regole del ‘deus globalizzazione’ e nulla viene risparmiato. In questi ultimi decenni si è consolidato un nuovo sistema di pianificazione delle menti e delle identità degli uomini.

Stiamo assistendo ad un vero processo di colonizzazione dove l’uomo è stato, fondamentalmente, spogliato delle sue aspirazioni, della sua ricerca di libertà, delle sue utopie.

Ecco il motivo, senza alcuna presunzione o velleità, di dare vita ad una rubrica che possa stimolare a ri-conquistare la propria autonomia di giudizio, ma, soprattutto , di conoscenza partendo dal grande ed inesauribile tema dell’arte. Arte non solo pensandola nel divenire dei secoli, ma l’Arte come patrimonio di una collettività, di un popolo,che può

interagire con ognuno di noi per rendere più consapevole la nostra formazione culturale e la nostra maturità sociale.

L’arte attraverso le sue parole e le sue immagini senza alterarne i contenuti sarà un buon pretesto per tentare di comporre un piccolo “atlante” delle idee e della creatività.

Parole come “bellezza”, “verità””, “formale” , “avanguardia”, “astratto”, “espressione”, “concreto”, “post-moderno”, “estetica”, “pittura calda”,

e mille altre, saranno presentate senza preconcetti ideologici e senza aggettivazioni accademiche.

Sguardi incrociati……… perché dovremmo conoscere ed usare non solo la capacità di vedere immagini, ma quella, più importante, di saper immaginare senza ricorrere agli stereotipi delle “idee preconfezionate” e saper  pensare per e con le immagini prodotte da una mente libera.

E’ opportuno parlare non solo di tecniche, di lessico dell’arte, ma di cultura dell’arte, di ciò che muove l’arte e la finalizza secondo modalità di relazione e di aggregazione.

Una Cultura che possa rilanciare i contenuti di un nuovo umanismo, riscoprendo la centralità dell’uomo, riconquistando un “Secondo Rinascimento”.

Vorrei contribuire a spiegare l’arte quale fonte della ricchezza interiore senza trascurare la sua valenza creativa tra comunicazione ed educazione.

Questa rubrica, di volta in volta, parlerà degli oggetti e degli strumenti dell’arte attraverso recensioni, cronache, interviste, mostre e segnalazioni editoriali. Una finestra non solo sull’arte di tradizione ma, in continuità, una particolare attenzione all’arte contemporanea, alla fotografia e ad ogni forma di comunicazione che possa concorrere a ri-costruire modi diversi di pensare l’arte sapendo cogliere l’unità e le peculiarità del discorso artistico.

 

Prof. Franchino Falsetti

Critico d’Arte