Art city 2016, buon compleanno. Programma allegato.

Arte Fiera – Bologna 2016 – Buon compleanno !

Bologna città dei primati, città della cultura e dell’arte.

Questa rassegna “fieristica”dell’arte moderna e  contemporanea ha raggiunto i suoi primi quarant’anni. Anna Maria Gambuzzi, Presidente di ANGAMC ( Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea ), nel suo intervento alla conferenza stampa del 22 gennaio, ha definito l’Arte Fiera di Bologna come “ la mamma di tutte le Fiere”.

Si può essere d’accordo, considerando che questa straordinaria edizione del 2016 , Arte Fiera registra, oggi, 190 Gallerie d’arte moderna e contemporanea ( il 41% in più  rispetto al 2013 ),  con 222 espositori ( il 28% in più rispetto al 2013 ). Un successo rilevante che conferma non solo un conquistato ruolo di prestigio sul piano artistico e culturale, ma una qualificata presenza e risonanza a livello internazionale.

Questa edizione del quarantennale, trova nei due direttori artistici Spadoni e  Verzotti,  straordinari animatori. Si sottolinea, in particolare, l’allestimento, in collaborazione con Arthemisia Group, della Mostra Fiera 40, in doppia espansione alla Pinacoteca Nazionale di Bologna ed al MAMbo, dedicata alla storia del Salone, proponendo opere selezionate tra quelle che sono state esposte  durante i 40 anni di Arte Fiera.

Gli stessi direttori hanno curato, inoltre, una pubblicazione che ripercorre la storia di questa grande avventura bolognese  dell’arte moderna e contemporanea. Anche per questa edizione molto spazio è riservato agli artisti italiani, spesso esordienti a Bologna. Oltre alla presenza degli artisti italiani, una particolare attenzione è riservata ai giovani.

Importante è la continuità e l’espansione delle collaborazioni di Arte Fiera nei luoghi  più conosciuti, tradizionali o deputati per manifestazioni artistiche. Questo per evitare di privilegiare una “istituzione” e di rendere fruibile ogni iniziativa dell’arte decentrandola come viva occasione di  incontro con la Città.

Giovedì 28 gennaio, giorno dell’inaugurazione ufficiale, si svolgerà una performance dal vivo del regista del mimo e danzatore Lindsay Kemp, che ricorderà la figura dell’eclettico musicista David Bowie.

Altro importante appuntamento è previsto al Teatro Comunale con la proiezione del film documentario River of Fundament di Matthew Barney,  in anteprima nazionale.

Si ricorda che sabato 30 gennaio si svolgerà l’Art White Night ( La notte bianca dell’arte ). Un serata  con un ricchissimo programma di eventi che si svolgeranno in 70 appuntamenti ed in  46 sedi .

Si allega pdf di tutto il programma della quarantesima edizione dell’Arte Fiera di Bologna – 2016.

 

 Franchino Falsetti

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ARTICOLO #1 (23/01/16). Ci siamo, anche quest’anno la grande kermesse artistica bolognese ha preso il suo avvio e noi abbiamo un inviato d’eccezione a raccontarci gli eventi: il prof. Franchino Falsetti. Solo su Millecolline.

 

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ART CITY BOLOGNA 2016
Musei, mostre, luoghi d’arte
29-30-31 gennaio 2016

Nel 2016 ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative culturali nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e Bologna Fiere, affianca Arte Fiera nella speciale ricorrenza del suo  quarantesimo anniversario.

Anche per la sua quarta edizione ART CITY Bologna offre nuove opportunità di scoperta e conoscenza del patrimonio artistico diffuso, promuovendo una fertile contaminazione con il contemporaneo nei musei e nei luoghi d’arte della città.

Tra le mostre, Arte Fiera 40 si articola in un ampio percorso espositivo tra Pinacoteca Nazionale di Bologna e MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Presso il MAMbo è inoltre visibile Officina Pasolini, un omaggio che ripercorre l’universo poetico e culturale di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla morte. Il Museo Morandi ospita la mostra fotografica Horizon di Brigitte March Niedermaier e il focus espositivo Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia, dedicato agli anni giovanili di Giorgio Morandi, mentre Casa Morandi presenta una composizione di nature morte di David Adika. Progetti speciali di Andrea Salvatori e Alberto Tadiello sono appositamente ideati per gli spazi del Museo Davia Bargellini e del Museo internazionale e biblioteca della musica. A Palazzo Pepoli Campogrande la collettiva Percorsi di segni. Grafica italiana del novecento nella collezione Luciana Tabarroni della Pinacoteca Nazionale di Bologna presenta opere di importanti autori del novecento.

Al ricco programma di eventi partecipano, oltre a Istituzione Bologna Musei, Fondazione Cineteca di Bologna, Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Genus Bononiae. Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione MAST, Opificio Golinelli, CUBO e altre numerose realtà culturali della città.

 

                                                                  ArtCity Bologna 2016 – Comunicato stampa

 

 

 

Report a cura di Franchino Falsetti.

 

Produzioni Millecolline

Diritti Riservati

La letterina di Natale

La mia “letterina”.

Siamo alla vigilia di un giorno e di un periodo più ricco di simboli di fede religiosa e civile dell’anno: di ogni anno fino al 2015 d. C.

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Quest’anno questa “favola” del Natale è però messa in discussione da molti “ben e mal pensanti”. Questa ricorrenza, così singolare ed avvolta di mistero e di speranza, sembra non appartenerci più. E’ stata, progressivamente, sostituita dalle “luminarie” dei centri commerciali e dall’insensata corsa agli acquisti senza alcuna precisa finalità. Il Natale a perdere. Una festa come un’altra. Nulla ci fa pensare che siamo arrivati a questo giorno, a questo “magico” periodo, dove i sogni possono diventare realtà e dove i bambini, possono ritrovare in un atto di semplice bontà, un momento di sentita partecipazione, come quello di allestire il Presepio e cantare qualche canto di festosità natalizia. Un tempo questo gesto di coralità degli affetti familiari e del senso di identità e di appartenenza a determinate tradizioni, nel nome del Bambino Gesù, era rappresentato dalla coinvolgente emozione nello scrivere la famosa “letterina di Natale”. La ricordate?

Poiché ogni ritualità ha bisogno della sua atmosfera, io cercherò , per riprendere un il filo invisibile della Storia, quella non dei duemila anni trascorsi, ma quella dimenticata, oltraggiata di questo ultimo mezzo secolo, di rievocare la calda atmosfera delle Strenne natalizie. Metterò sotto l’albero, vicino al Presepe, un piccolo “sacco” pieni di libri per ogni età, che parlino di arte, quella da conoscere e quella con cui tentare di vedere il mondo come un caleidoscopio, più vicino alla riscoperta delle cose semplici con cui invitare tutti a giocare e sentirsi per un giorno nel “Regno delle beatitudini”.  

E, forse, avrà di nuovo senso cantare tutti insieme:

“Tu scendi dalle stelle

o Re del Cielo,

e vieni in una grotta,

al freddo al gelo…”.

 

Buon Natale 2015 e Felice Anno Nuovo 2016

 

                                                                       Franchino Falsetti

 

Diritti Riservati

Bologna tra passato e presente: intrecci di memoria

ANTEPRIMA – Dopo la pausa estiva riprendiamo la collaborazione con il prof. Falsetti che, questa volta, ci invita ad una mostra d’arte da lui curata ed organizzata presso la Sala Gualandi presso la Parrocchia della SS. Trinità in via S. Stefano, 87 a Bologna. Pubblichiamo quindi le note informative di questa mostra che dura l’intera settimana che si apre con la festa di S. Petronio invitandovi a visitarla.

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Il prof. Franchino Falsetti. Inaugurazione mostra dedicata ad Umberto Mastroianni. Zola Predosa, 2014.

La locandina-invito della mostra è pubblicata nella palette APPUNTAMENTI della nostra rivista.

aggiornato 7 settembre

Mostra 3 ottobre -Articolo

 

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Metti un libro d’arte nella valigia delle vacanze!

Articolo del prof. Franchino Falsetti.  

Tanti sono i consigli che i media, in particolare la stampa, suggeriscono per scegliere i libri delle vacanze estive, che sono già cominciate con temperature tropicali.

Forse il troppo caldo non ci invoglia alla lettura, ma sono convinto che un buon libro possa essere non solo oggetto di temporanee consolazioni o distrazioni, ma un motivato  motivo per sentirsi coinvolto su tematiche di maggior impegno culturale ed intellettuale.

Un tempo, ormai lontano, nelle scuole di ogni ordine e grado, c’era la salutare abitudine di consigliare agli studenti i libri per le vacanze: non solo il solito ed arido eserciziario per non dimenticare quanto appreso durante l’anno scolastico trascorso, ma un utile “elenco” di testi,soprattutto, di letteratura  e narrativa classica e moderna.

Una piacevole abitudine che si dovrebbe riprendere, arricchendola di molti altri spunti di indagine e di approfondimento, poichè nel frattempo i mezzi di informazione si sono moltiplicati e le occasioni per leggere sono diventate una opportunità alla portata di tutti.

Dopo alcune riflessioni sul significato dell’arte nella complessità socio-culturale del mondo contemporaneo ( vedi i miei articoli precedenti ), vorrei presentare a tutti i fruitori dell’interessante  “Millecolline”, una piccola guida di libri che ci mettono in contatto, in modo piacevole, con il mondo dell’arte e con le sue specificità tecniche ed estetiche.

Libri fatti di pensieri e di cronache dell’arte, con testimonianze e curiosità culturali, che rendono la conoscenza, non un tutto definito, ma come un insieme di piccoli frammenti tra vita e creatività, molto spesso contrastanti ed, apparentemente, divergenti.

Sono i famosi “consigli” per gli acquisti, che in questo caso sono meglio finalizzati all’altro slogan: “istruzioni per l’uso”. Io vi segnalo e vi presento,quindi, alcuni titoli, tutti interessanti, su cui rivolgere la vostra attenzione e scegliere quello da aggiungere al vostro  necessaire estivo. I rimanenti dell’ideale scaffale, potranno essere considerati come un modo divertente per continuare una lettura più rispondente ai vostri interessi e formazione.

 

Lo “scaffale” dell’arte.

 

  1. Pablo Echaurren, Contro storia dell’arte, Roma, Gallucci, 2011

Nel frontespizio interno, si legge: Breviario di un bastiancontrario. L’autore versatile artista,musicista e straordinario collezionista, in una coinvolgente e particolare storia dell’arte, capovolge i punti di vista che hanno sempre caratterizzato lo studio degli stili e dei temi dell’arte ( dalla preistoria ad oggi ). Sono considerate le maggiori età storiche dell’arte ed i capolavori di massimo riferimento senza retorica e senza giudizi pedanti e scontati. E questo lo si coglie fin dalle prime righe di questo divertente ed “irriverente” viaggio: ” Uno dice “la storia dell’arte”.  Vabbé, ma poi manco si sa bene cosa sia quest’arte qua. Prendi i sassolini pitturati dal Neanderthal, le armi dal Sapiens Sapiens, le Veneri cellulitiche paleolitiche. Erano arte? […]”.

 

  1. Vincent van Gogh, Lettere a un amico pittore ( a cura di Maria Mimita Lamberti ), Milano, BUR, 2006

Le ventidue lettere di van Gogh scritte all’amico pittore Emile Bernard tra il 1888 e il 1889, curate dalla storica dell’arte Maria Mimita Lamberti, rappresentano un chiaro esempio per rendere il significato dell’arte non come “riduttiva” espressione visiva, ma come racconto intimo del proprio essere, della propria vita che diventa sinonimo di creatività, di arte come ricerca del proprio tempo e dei propri sogni. In queste lettere si cerca di dare “luce” ai “motivi” che ispirarono il fatto creativo ed una certa religiosità dei contenuti. Una lettura molta attuale, non solo per capire meglio l’opera di van Gogh, ma per cogliere preziosi suggerimenti per meglio comprendere le variabili dell’impressionismo e le contaminazioni dell’arte europea di fine secolo diciannovesimo.

 

  1. Flavio Caroli – Ludovico Festa, Tutti i volti dell’arte. Da Leonardo da Basquiat, Milano, Oscar Mondadori, 2008

Dall’introduzione : “C’è un tempo per teorizzare e uno per raccontare”. Ne sono convinti gli autori lo storico dell’arte Flavio Caroli ed il giornalista Lodovico Festa, che hanno scelto il tempo di raccontare, in forma dialogica, lo sviluppo dell’arte occidentale, in modo non specialistico, attraverso informazioni, racconti ed aneddoti per fornire un particolare osservatorio dei “mille volti” dell’arte e delle diverse implicazioni in altri ambiti espressivi ed artistici come : il cinema, la video-arte e le ultime avanguardie. Dalla “Gioconda” di Leonardo al “graffitismo” di Basquiat, una carrellata ricca di preziosi spunti per nuove riflessioni e letture. Un tema non usuale, ma importante nei contesti storici e sociali attuali, è il capitolo intitolato : Arte d’Oriente, Arte d’Occidente. Al centro del volume è collocata una piccola antologia, a colori, delle opere che rappresentano i riferimenti stilistici e culturali delle epoche e delle tematiche diverse considerate.

 

  1. Federico Zeri, Confesso che ho sbagliato. Ricordi autobiografici, Milano, Longanesi, 1995

Un grande storico dell’arte che attraverso i suoi ricordi autobiografici ci parla dell’arte del Novecento nell’incontro e frequentazione di straordinari protagonisti come Berenson, Longhi, Contini ed altri, di cui, significative sono le pagine in cui vengono illustrate le diverse concezioni e contrapposizioni della cultura artistica, delle sue obiettività e finalità. Un libro, nato a Parigi, luogo prediletto di Zeri, lontano dalle molte polemiche di cui era fortemente temprato. Un libro di scorrevole lettura e di narrazioni passionali ed avvincenti. L’arte come sinonimo di vita, come parola “magica” a cui attorno ruotano sentimenti, memorie e conoscenze. Un vademecum sulle tendenze dell’arte, sulle aspettative e cambiamenti che hanno, maggiormente, segnato i protagonisti ( dagli artisti agli storici, dai collezionisti agli alfieri del mercato dell’arte ) del XX secolo, appena trascorso.

 

Buona lettura. Buone vacanze.

     Franchino Falsetti

 

 

 

 

 

Andare oltre l’arte per ri-scoprire l’Arte

Dal  Prof. Franchino Falsetti, per la sua rubrica SGUARDI INCROCIATI.

Andare oltre l’arte per ri-scoprire l’Arte

In questi ultimi 3 mesi a Bologna, città assopita e sempre più evanescente, si sono , quasi contemporaneamente, inaugurate tre Mostre di indubbio valore artistico e culturale: a Palazzo Fava : “ Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice”; presso la Galleria d’Arte Fandantico – Palazzo Pepoli: “Salone della pittura bolognese dall’Ottocento al contemporaneo”;  a Palazzo Albergati : Escher, artista visionario e incisore olandese, una importante retrospettiva di oltre 150 opere.

Tre appuntamenti di alto valore culturale che in un ravvicinato e simultaneo tempo di esposizione possono non essere vissuti nella loro specificità e nei loro significati non solo artistici ma di testimonianze di pensiero e di “scrittura” delle realtà storiche di cui sono espressione.

Ho visitato queste tre intelligenti e problematiche Mostre e ne sono uscito con un forte senso di disagio ed alcuni ripensamenti o critiche considerazioni. Diverse sono, infatti, le motivazioni che concorrono alla definizione di una mostra d’arte : da opportunità di mercato a quella più storica e nostalgica di credere che una esposizione di “quadri” sia la rivelazione dell’anima dell’artista o per lo meno della sua identità creativa. E’, ormai, evidente che l’arte è diventata , formalmente, un business, un investimento globale, con il proprio “borsino” che registra gli andamenti di mercato per la gioia dei collezionisti e galleristi, oltre ai grandi gruppi economici od istituzionali che ne sono, molto spesso, i promotori. E’ vera gloria? Non c’è bisogno di attendere i posteri per esprimere un certo smarrimento. Fiumi di parole si sono scritte sulla finalità dell’arte, su i suoi contenuti e sulle incomprensibili “mutazioni” del XX secolo, che nel 1954 faceva scrivere al critico d’arte e pittore Leonardo Borgese che si domandava se la pittura cosiddetta astratta fosse arte: “ astrattismo, automatismo, dadaismo, spazialismo, nuclearismo, concretismo, ecc… A dispetto di chi riapplica le numerose etichette, la bottiglia e la roba che c’è dentro sono sempre le stesse.

Antonio Basoli, Veduta di P.zza Maggiore, 1830 circa
Antonio Basoli, Veduta di P.zza Maggiore, 1830 circa

Un’estetica  ambiziosa ma povera, puerile e di una monotonia esasperante nei risultati”. Un certo pessimismo o una reale constatazione che ci mostra l’artista non il “Diogene” dei tempi, ma un utile strumento che può facilitare operazioni di marketing per ogni uso e per ogni committenza. Pertanto se l’arte contemporanea ha sviluppato, in modo sconfinante, questa tendenza, di fatto, come ci ricorda Jean Baudrillard, ne ha avviato la propria sparizione. Ma non voglio soffermarmi su queste problematiche, che tratterò in un altro mio prossimo articolo. Quello che,invece, mi preme che le tre Mostre citate abbiano posto diversi interrogativi di richiamo al concetto di arte, al suo senso storico, alla sua aderenza alla realtà, al suo divenire, all’esigenza di autonomia, di libertà creativa, di senso del sublime, della catarsi, dell’irrefrenabile desiderio di libertà. Cioè l’uomo che si fa artista e non l’artista che si fa prodotto, spersonalizzato delle sue idee e del suo ruolo non solo quale interprete ma vate in un mondo fatto di disperazione, di disordine, di abbandono di ogni senso di sicurezza dei valori e dei sentimenti. Una diffusa precarietà dell’esistenza e delle cose che l’uomo ha prodotto e produce. L’effimero è la nuova ideologia e questo ci porta, gradualmente, alla perdita della “memoria” non solo storica ma del nostro essere, della consapevolezza del nostro esistere. L’arte potrebbe sollecitarci a nuove riflessioni. A riportarci a contatto con quella realtà, di cui abbiamo perso ogni concettualità e dimensione.

Giuseppe Gheduzzi, La bottega dell'antiquario
Giuseppe Gheduzzi, La bottega dell’antiquario

E’ opportuno scendere in campo aperto e combattere “ la vertiginosa ascesa del mercato”, che si sta trasformando in una nuova “bolla”, in cui il denaro sarà la vera “carta” d’investimento culturale. E’ opportuno ricordare che tutto questo nasce non dall’arte, ma dalla nuova sociologia della globalizzazione e dalla progettazione di un nuovo stato della società,  che il sociologo Bauman ha definito “sotto assedio”. E l’arte in questo contesto rischia di divenire un inevitabile e strumentale “ostaggio” nella dominante società dei consumi. Tutto questo ci allontana anche dal piacere di frequentare Mostre di grande interesse come quelle della “primavera artistica bolognese” 2015. C’è una certa lontananza tra gli ideali espressi e ciò di cui l’arte oggi ha bisogno. Non è necessario come qualcuno ha scritto che siamo condannati a essere artisti, semmai dobbiamo ripensare il senso dell’arte e, soprattutto, i modi con cui questa deve incontrare il pubblico, il nuovo pubblico del XXI secolo. L’arte non si vede con il manuale della storia o con le didascalie o con gli ambiziosi ed eccentrici cataloghi o con le sofisticate strumentazioni tecnologiche od informatiche. L’arte non è un ideale elenco di strane meraviglie di un divertente ed attraente Luna Park di periferia, è un modo di pensare e di scrivere la realtà, di rappresentarla e di comunicarla. In questo percorso, l’artista ha perso la dimensione della realtà. Il suo rapporto è sempre più schizzofrenico, alterato, privo di ogni indagine ed autonome valutazioni. L’artista ha perso la capacità di vedere intus (dentro) non solo alla realtà ma ai meccanismi che ne hanno deteriorata ogni forma di comprensione critica, poiché deformata o annullata dalla invadente ideologia del “pensiero unico”, del prefabbricato, del livellamento della conoscenza e delle coscienze. Anche in Italia soffriamo di overbooking, un fenomeno di vaste proporzioni, dove l’occasione di un evento artistico o culturale, diventa un appuntamento al supermercato, ad una qualunque opportunità di divertimento, svago, una vetrina di gastronomie.

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Escher-

Anche a Bologna questo fenomeno si sta registrando e non fa bene al desiderio di vedere che l’arte non è una paninoteca e gli spettatori non devono ubbidire all’accecamento del mercato dell’offerte del tempo libero. Il turismo di massa nei musei, come nelle grandi gallerie d’arte, non educa alla fruizione dei “straordinari” momenti per la propria formazione artistica, ma sono fonti di allarmante invito alla diseducazione ed a coltivare la cultura dell’agglutinazione : tutto si deve consumare senza alcuna distinzione. E questa nuova weltanschauung  mette in stridente contrasto l’arte contemporanea ( definita anche “mostruosa e volgare” ) con l’arte classica e/o moderna , con il rischio di non saperne apprezzare alcun contenuto storico-stilistico o della pura bellezza o della meraviglia creativa . Forse diverrà opportuno, come ci ricordava il grande  Bruno Munari, che dobbiamo “disimparare l’arte per meglio comprenderla”.

 

 Franchino Falsetti

 

L’arte quando mette l’abito da sera…

Di Franchino Falsetti.

“ Da Cimabue a Morandi – Felsina Pittrice “
Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni – Via Manzoni 2, Bologna

Sono rare le occasioni che ci consentono di non spendere troppe parole per esprimere un convinto consenso o condividere delle emozioni risvegliate. Questo può accadere, senza alcuna adulazione, visitando la mostra curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi dedicata ad alcuni grandi capolavori che dal trecento ad oggi, hanno tracciato , in modo mirabile, la storia dell’arte e della scuola bolognese. Fabio Roversi-Monaco, Presidente “Genus Bononiae. Musei nella città”, promotore e sostenitore dell’importante evento culturale in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nella presentazione al prezioso Catalogo , scrive che questa Mostra è stata ideata “per valorizzare i tesori, troppo spesso poco conosciuti della città e del suo territorio”. Questo è certamente uno degli obiettivi, che forse ne richiama un altro: quello di aver predisposto un percorso di cultura dell’Arte italiana, con epicentro a Bologna e dintorni, dal medioevo ai giorni nostri, in un unico luogo, prestigioso, come il Palazzo Fava, “fucina” artistica dei Carracci, la cui testimonianza e presenza storica, ne sono state le guide ideali per leggere, quasi istantaneamente, le pagine delle Bellezze pittoriche nascoste e finora custodite nei vari musei, pinacoteche, fondazioni, collezioni pubbliche e private, chiese e cattedrali.
Questo, anche se è stato oggetto di accese polemiche, è forse una scelta opportuna per rompere la tradizione conservativa ed esclusiva delle opere d’arte che vivono, molto spesso, ignorate o non adeguatamente conosciute, dentro realtà, tendenzialmente, isolate ed a volte, inaccessibili come sono le istituzioni pubbliche e private, che rappresentano le nuove “vestali” perenne custodi dell’arte segreta e riservata ai sacerdoti del sapere critico, storico ed artistico.
La mostra è stata pensata come un doveroso omaggio al grande storico e critico d’arte Roberto Longhi, di cui si ripropone lo stesso titolo di una importante antologia dei suoi saggi sulla storia della pittura italiana, curata da Gianfranco Contini.
La mostra è anche un altro doveroso omaggio al canonico Carlo Cesare Malvasia autore delle Pitture di Bologna e della Felsina Pittrice, ancora oggi un’autorevole fonte per la storia della pittura bolognese dal Medioevo al periodo Barocco, edita a Bologna nel 1678. Ma Roberto Longhi non è solo l’ispiratore della Mostra che prende spunti dalla celebre lezione che tenne a Bologna in apertura dell’anno accademico 1934-35, dal titolo “Momenti della pittura bolognese”, ma appare come un nuovo Virgilio che insieme alla cura amorevole ed appassionata di Sgarbi, ci sollecita a fermare la nostra attenzione e curiosità sulle eterne “bellezze” dell’arte bolognese che hanno fatto la storia della pittura italiana ed europea.

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La cornice di questo prezioso patrimonio ( 180 opere esposte ) sono le stupende sale affrescate dai Carracci e dalla loro scuola ed il percorso espositivo si snoda attraverso sette sale distribuite a partire dal piano nobile con opere dal Duecento all’inizio del Seicento; al secondo piano con pittori dal Seicento al Novecento. La Madonna in trono , con il Bambino e due angeli, fine XIII secolo, olio su tavola, di Cimabue ci introduce nel dolce cammin delle “meraviglie” di un’Arte che muove e commuove, che ci stordisce per la forza comunicativa ed il senso dell’idealità del pensiero creativo e dei sentimenti ispiratori.

Un silenzio assoluto dovrebbe calare in queste stanze di grande atmosfera che ci permette di cogliere il sublime dell’inventività dell’uomo nelle sue diverse ricerche dell’armonia della visione e della loro potenza rappresentativa ed espressiva, ma non è così.
I curatori di certi importanti eventi culturali come questo, devono preoccuparsi non solo delle ricadute commerciali o del garantire il successo delle vendite dei biglietti ed eventuali risonanze mediatiche , ma di “obbligare” scolaresche ed i gruppi di visitatori ad osservare semplici propedeutiche educative che devono suggerire comportamenti consoni al luogo che stiamo visitando e cioè che non si va in passeggiata, che non è possibile considerare tutto come se fosse una safari fotografico , che non ci si dilunga in commenti ad alta voce, che non si fanno squillare telefonini e via dicendo. L’Arte non può essere l’equazione della “fiera” e vorrei sottolineare, soprattutto, una certa Arte, quella che maggiormente ci aiuta a pensare a riflettere a studiare i contenuti di una particolare scienza dell’anima ( l’Arte) che ha rallegrato, commosso, esaltato, con i turbamenti dei suoi geniali
Artisti, epoche in cui la bellezza naturale e della Natura erano un inno per l’affermazione della libertà personale e collettiva.

Questa Arte che dal Trecento al periodo Barocco, pur in prevalenza con tematiche religiose   in particolare quelle della Controriforma, ha scritto le pagine indelebili di una cultura  che   continua e deve continuare nei giorni nostri e successivi. In queste opere ci sono i  valori    della   socialità e della religiosità, la cifra dell’Essere e del divenire. Una nuova  Bibbia che    comprende l’intera umanità nelle sue sofferenze e speranze. Visitare questa Mostra vuol dire cercare di avere “ amore per la lettura diretta dell’opera    come documento parlante”, ricorda Longhi, parlando del suo metodo, ma io vorrei che  questo, in proporzioni più modeste, potesse tradursi in cercare di mettersi in sintonia con  “lettura del sentire”, in modo di tentare un intimo dialogo con un qualcosa che sembra    lontano da noi ma continua a respirare in noi e può aiutarci a vivere o ri-vivere quelle  emozioni che il mondo della eccesso tecnologico ed industriale ci sta cancellando. I  quadri non vanno descritti, se non quando vogliamo compilare un catalogo o voglio  criticamente dissertare sulle opere considerate.

4  Questa importante Mostra va visitata ed i quadri  devono parlare al vostro mondo, ai vostri pensieri,ai  vostri sogni, al vostro  immaginario più o meno  fantastico. L’Arte deve diventare un oggetto di  concreta  complicità : lo spettatore deve esserne  catturato e sentirsi consapevolmente coinvolto.

Mi limiterò soltanto a ricordare che si conosceranno ed apprezzeranno compositori straordinari come : Cimabue, Vitale da Bologna, Niccolò dell’Arca, Francesco Francia,Amico Aspertini, Prospero Fontana, i famosi cugini : Agostino – Annibale e Ludovico Carracci, Giovanni Francesco Barbieri detto “il Guercino”, Pietro Faccini, Carlo Cignani, Giuseppe Maria Crespi, Guido Cagnacci, Antonio Basoli, Renato Bertelli, Alfredo Baruffi, Athos Casarini, Giorgio Morandi, Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani, Nino Bertocchi, Norma Mascellani, Luciano Minguzzi, Pietro Manai,
Mario Pozzati, Leonardo Cremonini…

La Mostra si correda di un Catalogo curato da Vittorio Sgarbi con la collaborazione di numerosi esperti che ne hanno scritto i testi di riferimento ad ogni opera esposta. Particolarmente interessante l’ampia bibliografia finale dove sono trascritte tutte le fonti, i documenti ed i vari riferimenti artistici consultati.5

                                                                                                                                                                                                      Franchino Falsetti