ARTEMENTE IL FESTIVAL DELLE ARTI A SAVIGNO. PAGINA PER PAGINA.

ANTEPRIMA. Savigno in Valsamoggia (Bo), 28/05/15. Venticinque pagine di artisti: questo è quanto ci aspetta a Savigno domenica 31 maggio 2015. A tre giorni dall’inizio di ARTEMENTE, il Festival delle Arti, mostriamo l’intera brochure (appena uscita in circolazione) perchè possiate orientarvi preventivamente su quello che vi aspetta: un vero festival. Pensiamo che questa iniziativa meriti veramente una intera pagina di Millecolline; il lavoro di raccolta ed adesione di così tanti artisti è stata una impresa superlativa ora possiamo dire di aver puntato e creduto, da subito, su una giornata veramente fuori dal comune.

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LA NATURA E’ UN TEMPIO. TRE AUTORI AD ARTEKYP.

 

 

 

 

In occasione della Notte bianca dei Musei, ARTEKYP OPENSTUDIO è lieta di presentare:
/////LA NATURA  E’ UN TEMPIO////

MOSTRA COLLETTIVA DI

ERNESTO A. UBERTIELLO

ANDREA VETTORI

MAURO BARBIERI

Charles Baudelaire
Corrispondenze

“….E’ un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori…..E cantano dei sensi
e dell’anima i lunghi rapimenti.”

Giuseppe Ungaretti
Mattina

“Mattina
M’illumino d’Immenso”

Cesare Pavese
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
…L’agave e l’oleandro.
Tutto chiudi negli occhi….”

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La Natura è  un Tempio,
nel quale ci si possa nascondere
nel quale ci si può elevare o
allontanare fino a smettere di sentire. rumore.
dove ogni cosa è dilatata ed immensa
e il vento respira attraverso le trame del costato e solletica la cassa toracica.
L’uomo è da sempre ispirato dalla Natura, da ciò che chiude nei suoi simboli più ancestrali, da quanto le si debba, la vita stessa e il primo vagito.
è una culla…per il pensiero, per la preghiera …
…uno spazio, prima di tutto interiore, dove si cela la prima grande scintilla di luce che ad ognuno appartiene,
dove ci è dato sempre di trovare accoglimento e pace,
dove il Tutto riposa e si rivela.
C.G.Jung suggerisce nei suoi scritti, di trovare la via alla propria spiritualità, al proprio senso di assoluto,dove il cammino verso il proprio Io sia illuminato e divenga percorribile. La pittura , la scrittura, la poesia, la musica , insomma ,ogni stupefacente manifestazione di noi da sempre viene ispirata e suggerita dall’elemento naturale, da antichi archetipi che tutti conosciamo e sentiamo in noi…

Ernesto A.Ubertiello dipinge le campagne….che gli sono care. che conosce. nel dettaglio di un filo d’erba…nel frammento  di corteccia che si stacca dall’albero.
Trova  nella sfumatura di una nuvola il suo Io. il racconto romantico ed impressionista di qualcuno che si lascia attraversare dall’ispirazione in un passaggio di foschia, nel volo di una foglia.

Andrea Vettori invece esplora con la mente e con lo sguardo le grandi vedute. l’opera più maestosa della Natura, in quanto , non più culla ,ma, volo.
spiegato.
viene trasportato in un soffio sui grandi panorami ,che ci riporta, nobili ed infiniti quali sono da sempre. capaci di tagliarci il fiato. degni di ogni ammirazione, contemplazione estatica.

Mauro Barbieri illustra uno dei fenomeni naturali che da sempre è più affascinante e stupefacente . La tempesta.

Natura quindi è un Tempio. ed è Arte , pura.

VI ASPETTIAMO:

VERNISSAGE 16-05-2015
ORE 18.00
Testo e immagini inviate da ARTEKYP 

 

 

L’arte quando mette l’abito da sera…

Di Franchino Falsetti.

“ Da Cimabue a Morandi – Felsina Pittrice “
Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni – Via Manzoni 2, Bologna

Sono rare le occasioni che ci consentono di non spendere troppe parole per esprimere un convinto consenso o condividere delle emozioni risvegliate. Questo può accadere, senza alcuna adulazione, visitando la mostra curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi dedicata ad alcuni grandi capolavori che dal trecento ad oggi, hanno tracciato , in modo mirabile, la storia dell’arte e della scuola bolognese. Fabio Roversi-Monaco, Presidente “Genus Bononiae. Musei nella città”, promotore e sostenitore dell’importante evento culturale in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nella presentazione al prezioso Catalogo , scrive che questa Mostra è stata ideata “per valorizzare i tesori, troppo spesso poco conosciuti della città e del suo territorio”. Questo è certamente uno degli obiettivi, che forse ne richiama un altro: quello di aver predisposto un percorso di cultura dell’Arte italiana, con epicentro a Bologna e dintorni, dal medioevo ai giorni nostri, in un unico luogo, prestigioso, come il Palazzo Fava, “fucina” artistica dei Carracci, la cui testimonianza e presenza storica, ne sono state le guide ideali per leggere, quasi istantaneamente, le pagine delle Bellezze pittoriche nascoste e finora custodite nei vari musei, pinacoteche, fondazioni, collezioni pubbliche e private, chiese e cattedrali.
Questo, anche se è stato oggetto di accese polemiche, è forse una scelta opportuna per rompere la tradizione conservativa ed esclusiva delle opere d’arte che vivono, molto spesso, ignorate o non adeguatamente conosciute, dentro realtà, tendenzialmente, isolate ed a volte, inaccessibili come sono le istituzioni pubbliche e private, che rappresentano le nuove “vestali” perenne custodi dell’arte segreta e riservata ai sacerdoti del sapere critico, storico ed artistico.
La mostra è stata pensata come un doveroso omaggio al grande storico e critico d’arte Roberto Longhi, di cui si ripropone lo stesso titolo di una importante antologia dei suoi saggi sulla storia della pittura italiana, curata da Gianfranco Contini.
La mostra è anche un altro doveroso omaggio al canonico Carlo Cesare Malvasia autore delle Pitture di Bologna e della Felsina Pittrice, ancora oggi un’autorevole fonte per la storia della pittura bolognese dal Medioevo al periodo Barocco, edita a Bologna nel 1678. Ma Roberto Longhi non è solo l’ispiratore della Mostra che prende spunti dalla celebre lezione che tenne a Bologna in apertura dell’anno accademico 1934-35, dal titolo “Momenti della pittura bolognese”, ma appare come un nuovo Virgilio che insieme alla cura amorevole ed appassionata di Sgarbi, ci sollecita a fermare la nostra attenzione e curiosità sulle eterne “bellezze” dell’arte bolognese che hanno fatto la storia della pittura italiana ed europea.

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La cornice di questo prezioso patrimonio ( 180 opere esposte ) sono le stupende sale affrescate dai Carracci e dalla loro scuola ed il percorso espositivo si snoda attraverso sette sale distribuite a partire dal piano nobile con opere dal Duecento all’inizio del Seicento; al secondo piano con pittori dal Seicento al Novecento. La Madonna in trono , con il Bambino e due angeli, fine XIII secolo, olio su tavola, di Cimabue ci introduce nel dolce cammin delle “meraviglie” di un’Arte che muove e commuove, che ci stordisce per la forza comunicativa ed il senso dell’idealità del pensiero creativo e dei sentimenti ispiratori.

Un silenzio assoluto dovrebbe calare in queste stanze di grande atmosfera che ci permette di cogliere il sublime dell’inventività dell’uomo nelle sue diverse ricerche dell’armonia della visione e della loro potenza rappresentativa ed espressiva, ma non è così.
I curatori di certi importanti eventi culturali come questo, devono preoccuparsi non solo delle ricadute commerciali o del garantire il successo delle vendite dei biglietti ed eventuali risonanze mediatiche , ma di “obbligare” scolaresche ed i gruppi di visitatori ad osservare semplici propedeutiche educative che devono suggerire comportamenti consoni al luogo che stiamo visitando e cioè che non si va in passeggiata, che non è possibile considerare tutto come se fosse una safari fotografico , che non ci si dilunga in commenti ad alta voce, che non si fanno squillare telefonini e via dicendo. L’Arte non può essere l’equazione della “fiera” e vorrei sottolineare, soprattutto, una certa Arte, quella che maggiormente ci aiuta a pensare a riflettere a studiare i contenuti di una particolare scienza dell’anima ( l’Arte) che ha rallegrato, commosso, esaltato, con i turbamenti dei suoi geniali
Artisti, epoche in cui la bellezza naturale e della Natura erano un inno per l’affermazione della libertà personale e collettiva.

Questa Arte che dal Trecento al periodo Barocco, pur in prevalenza con tematiche religiose   in particolare quelle della Controriforma, ha scritto le pagine indelebili di una cultura  che   continua e deve continuare nei giorni nostri e successivi. In queste opere ci sono i  valori    della   socialità e della religiosità, la cifra dell’Essere e del divenire. Una nuova  Bibbia che    comprende l’intera umanità nelle sue sofferenze e speranze. Visitare questa Mostra vuol dire cercare di avere “ amore per la lettura diretta dell’opera    come documento parlante”, ricorda Longhi, parlando del suo metodo, ma io vorrei che  questo, in proporzioni più modeste, potesse tradursi in cercare di mettersi in sintonia con  “lettura del sentire”, in modo di tentare un intimo dialogo con un qualcosa che sembra    lontano da noi ma continua a respirare in noi e può aiutarci a vivere o ri-vivere quelle  emozioni che il mondo della eccesso tecnologico ed industriale ci sta cancellando. I  quadri non vanno descritti, se non quando vogliamo compilare un catalogo o voglio  criticamente dissertare sulle opere considerate.

4  Questa importante Mostra va visitata ed i quadri  devono parlare al vostro mondo, ai vostri pensieri,ai  vostri sogni, al vostro  immaginario più o meno  fantastico. L’Arte deve diventare un oggetto di  concreta  complicità : lo spettatore deve esserne  catturato e sentirsi consapevolmente coinvolto.

Mi limiterò soltanto a ricordare che si conosceranno ed apprezzeranno compositori straordinari come : Cimabue, Vitale da Bologna, Niccolò dell’Arca, Francesco Francia,Amico Aspertini, Prospero Fontana, i famosi cugini : Agostino – Annibale e Ludovico Carracci, Giovanni Francesco Barbieri detto “il Guercino”, Pietro Faccini, Carlo Cignani, Giuseppe Maria Crespi, Guido Cagnacci, Antonio Basoli, Renato Bertelli, Alfredo Baruffi, Athos Casarini, Giorgio Morandi, Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani, Nino Bertocchi, Norma Mascellani, Luciano Minguzzi, Pietro Manai,
Mario Pozzati, Leonardo Cremonini…

La Mostra si correda di un Catalogo curato da Vittorio Sgarbi con la collaborazione di numerosi esperti che ne hanno scritto i testi di riferimento ad ogni opera esposta. Particolarmente interessante l’ampia bibliografia finale dove sono trascritte tutte le fonti, i documenti ed i vari riferimenti artistici consultati.5

                                                                                                                                                                                                      Franchino Falsetti

175 anni dalla nascita di Monet, è ancora primavera.

Associazione Cultura e Arte del ‘700

                    Teatro 1763

Nel centosettantacinquesimo della nascita ( 1840 – 2015 )

“ Claude Monet, pittore francese e padre dell’Impressionismo.

L’opera : “Impression, soleil levant” (1872) di Monet, segnò la nascita dell’impressionismo. Titolo che venne coniato, con una certa ironia, dal critico Luis Leroy. Avrebbe dovuto significare una “stroncatura” ed invece si affermò, con vasto entusiasmo, una nuova visione dell’arte e dell’artista. Una nuova cultura che si irradiò nella musica e  nelle altre arti espressive”.

 C. Monet -Printemps- (Copertina)

Relatore : Prof. Franchino Falsetti

   Critico d’Arte

    Martedì 21 aprile 2015 – ore 16,30 – Teatro 1763 – Villa Mazzacorati

Via Toscana, 19 – Bologna –

Viste da un quadro ritrovato

Bazzano in Valsamoggia (Bo), 11/04/15.   Il quadro di Angelo Cappon ha fatto la sua comparsa nel lato corto del muro dell’archivio comunale; è comparso alla mia vista solo dopo aver terminato una serie di foto per la locandina di Corti, Chiese e Cortili 2015. Ricordo Cappon, persona assai gentile e costantemente interessata anche agli avvenimenti sociali che ci circondavano in quegli anni. Certo, il quadro di Cappon è stato appeso molto tempo fa in quel muro seminascosto; probabilmente la persona che ha piantato il chiodo per appenderlo nemmeno sapeva quale periodo bazzanese raccontasse quel quadro così semplice. Io stesso me ne sono reso conto soltanto quando l’ho visto, finalmente, e non soltanto osservato: probabilmente era un quadro esposto in una parete della vecchia biblioteca di Bazzano, quando ancora era in cima alle scale di quella piccionaia che oggi si chiama “Sala 11 Settembre”. Quel quadro lo vedevo spesso; la mia compagnia di amici aveva il punto di ritrovo in quella biblioteca ed era, nel suo piccolo, un luogo di scambio e formativo.

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Erano gli anni ’70 e ci sentivamo in piena epoca di fermenti artistici e politici; a quei tempi un pò tutte le persone sensibili si cimentavano in una delle arti a loro più congeniali; erano i giorni in cui il tempo libero era riconosciuto come un valore da coltivare per crescere e non un insulto di cui vergognarsi perchè “non produttivo” per il mercato globale. Ecco, quel quadro di Cappon, seminascosto e riconoscibile solo da coloro che lo hanno vissuto, è metafora di quanto stiamo attraversando; racconta un pezzo di storia del paese che ha avuto l’istinto di interpretare l’evoluzione come qualcosa di diverso dal possedere una automobile da 200 cavalli e che ora viene riconosciuto solo da chi ha condiviso quei momenti. Così, nascosto,  racconta la storia di quello sparuto gruppo di pittori bazzanesi che si raccolse per formare un nucleo artistico in provincia e che lavorò per farsi conoscere; ricordo Roncarà, Biagi, Cappon, De Maria, erano tanti i nomi di quei ragazzi, più grandi di me, che si trovavano per confrontarsi su ciò che dipingevano ed esponevano i loro lavori. In quel periodo nacquero anche alcuni , sgangherati gruppi musicali da cui uscirono anche piccoli e divertenti talenti. Forse dobbiamo di più da quegli anni rispetto a quello che ci sentiamo raccontare su di loro da chi non li ha vissuti.

 

Testo e foto di Roberto Cerè per millecolline

Le parole, il consumo ed il mercato dell’arte… Tempo scaduto!

La rubrica dedicata agli scritti del Pof. Franchino Falsetti si arricchisce di questo nuovo e prezioso testo che indaga l’arte da un lato poco esplorato: senza retorica estetica o di comodo. Ci piace Falsetti e siamo contenti che sia ” dei nostri”, su Millecolline.

 

Le parole, il consumo ed il mercato dell’arte… Tempo scaduto!

Non è un titolo enigmatico, né provocatorio. E’ un modo per cercare di trovare un filo che, come quello di Arianna, possa farci entrare ed uscire, felicemente, dal labirinto dell’arte, meglio dal sistema dell’arte.

Nessuna , dunque, pretesa di essere, formalmente, esauriente e né imparziale. Sarò, come annunciato nell’editoriale “Senza titolo”, un ricercatore che fornirà ai lettori, spunti, idee, osservazioni, riflessioni, critiche ed informazioni, in modo da sentirsi sempre più interessati, curiosi per poter continuare, in piena autonomia, ogni altra conoscenza utile per rompere quel sottile sonno, che ignoranza o la pigrizia limita il desiderio del sapere, del senso della consapevolezza, come segno di maturità e di crescita culturale.

Così non inizierò con “c’era una volta” o con “si tramanda”, ma con il “si dice”, con il “si parla”. E sull’arte si è detto e si dice moltissimo. Sono secoli che siamo più inondati dalle parole sull’arte che non dall’opere. Da quando nel XIX secolo nacque la “critica d’arte”, il flusso del “ragionar” e del comunicare l’intimo sentire è stato inarrestabile e tutti abbiamo conosciuto non l’arte, per comprenderne le opere che la possono qualificare, ma le incomprensibili astrusità o stravaganze dei critici, che si divertivano e si divertono a non farci “capire” l’arte. Le parole hanno sostituito il “vedere”. Abbiamo imparato, fin dai banchi di scuola che l’arte è descrizione, è narrazione stilistica e dei vari momenti storici in cui gli artisti hanno operato, ma non ci si è preoccupati di rendere l’arte come conoscenza del fatto creativo, come esperienza , come materia in cui le idee prendono corpo, visibilità, presenza vitale.

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Mondo d’acqua- Pesci-magici. Paul Klee.

Ancora una volta ci ritroviamo, al di là delle trasformazioni “epocali” e delle cosiddette “innovazioni” scolastiche e didattiche, nella scuola dell’immaginare, del rendere astratto ciò che è concreto, nel passare dalla copia dal vero alla “recita” della vita e delle opere degli artisti.

E così, privi di una vera ed autentica “educazione artistica” non ci resta che parlare dell’arte come si parla di una partita di calcio. Gli italiani parlano su tutto e di tutto ed in modo particolare sulla musica e sull’arte, senza alcuna cognizione di causa. Ecco perché su questi importanti temi che sono fondamentali per la nostra formazione culturale ed estetica, si sono ulteriormente stratificate le antiche divisioni come: gli specialisti –

I critici – gli artisti rispetto al pubblico attivo e passivo. Per questa ultima categoria si considera chi è acculturato sui temi di riferimento oppure chi è privo di ogni strumento conoscitivo e valutativo sia sull’arte come sulla natura delle opere ed esprime pareri di “gusto”, puramente, personale.

Questo significa che ci sono fatti dell’arte, soprattutto, quella contemporanea che è sconosciuta alla grande maggioranza del pubblico italiano. Non sono sufficienti le mostre o i musei per renderci consapevoli della produzione artistica da quella moderna a quella contemporanea. Il problema è che in Italia manca una concreta progettualità dell’educazione e della cultura artistica a partire dalla scuola dell’infanzia.

Una nota a margine, ma avremo occasione in seguito di parlarne. Ma ci siamo mai chiesti come mai, alla fine dei conti, per avere un pubblico di massa si vedono sempre le stesse opere ( dal medio evo ad oggi, con attenzione a non proporre nulla di “incomprensibile”, di non figurativo , di non “emozionante” ), degli stessi grandi artisti che sembrano suggerirci un noto refrain catechistico : “Non avrai altro artista al di fuori me”, così ci parlano,soprattutto, oggi, con “vetrine” alla moda : Michelangelo – Raffaello – Leonardo – Guido Reni – Caravaggio –  i Carracci …. Morandi.

L’Arte si presenta al grande pubblico,con lo stesso collaudato cartellone.

Ed il pubblico applaude, con indifferenziata partecipazione, perché cerca di rintracciare le affinità compensative offerte dalla “Bellezza” delle opere riflesse nel nostro storico e conformista inconscio collettivo , che agita e condiziona le nostre sensazioni, il nostro mondo interiore in modo perenne. Una tendenza globalizzante del mercato dell’arte che ci offre occasioni effimere e “luccicanti” per vedere immagini consolatorie,senza capire nulla.

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Castello di Metropolis e sole. Paul Klee.

Per chiudere, non per concludere, questo “incipit” al nostro viaggio nel mondo dell’Arte, mi piace ricordare il grande innovatore e straordinario maestro Paul Klee, nel suo settantacinquesimo della morte ( 1940-2015 ), quando sottolineava, nei suoi scritti teorici, che “L’arte non riproduce il visibile,ma rende visibile. […] Un tempo si rappresentavano le cose che erano visibili sulla terra, la cui vista ci procurava piacere o che avremmo avuto piacere di vedere. Oggi la relatività delle cose visibili è nota, di conseguenza consideriamo come un articolo di fede la convinzione secondo la quale, in rapporto all’universo, il visibile costituisce un puro fenomeno isolato e che ci sono, a nostra insaputa, altre numerose realtà”.

 

Franchino Falsetti

 

In copertina:

il Prof. Franchino Falsetti mentre presenta la Mostra di Umberto Mastroianni. Galleria Duende, Zola Predosa (Bo), 2014