Considerazioni su un ritrovamento straordinario
Bacco e Arianna
Pubblicato il 12/10/2018
L’arte che meraviglia e muove ogni cosa
Il mondo di oggi ci costringe a confondere il significato delle parole, dimenticando che le parole significano perché hanno una radice, una precisa storia, una inconfondibile
etimologia. Sembrava, inizialmente, un divertente gioco di società, una specie di “gioco dell’oca”, una specie di “paroliamo”, ed invece, nell’Italia dall’ idioma gentile, si stanno costruendo officine della “deformazione”, della “confusione”, della nascita di un’antilingua dagli effetti disastrosi, come quelli di non saper leggere, scrivere e, soprattutto, pensare.
Un evento artistico straordinario è stato presentato il 10 di ottobre, nella Sala degli Incamminati , presso la Pinacoteca Nazionale Bologna. Si tratta della mostra: “ Bacco e
Arianna di Guido Reni. Singolari vicende e nuove proposte ”, curata da Andrea Emiliani ed in esposizione presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna ( dal 12 ottobre al 15
novembre 2018 ). L’eccezionalità non sta solo nella Bellezza dell’opera, ma nell’aver ritrovato un prezioso dipinto perduto . Non voglio descrivere questa meravigliosa opera attraverso la sua storia complicata a partire dalle sue vicende intriganti (1637), tipiche di un periodo storico ricco di turbolenze sociali, politiche e religiose.
Mi interessa, invece, sottolineare come questo evento di alto livello culturale ed artistico sia una salutare boccata d’aria. Nel vivere all’insegna della “bruttezza” e suoi derivati, l’armoniosità, i processi ideativi, la composizione, il pensiero artistico, il linguaggio simbolico, la cultura e la filosofia valoriale delle grandi “illuminazioni” rinascimentali e barocche che ritroviamo in questa preziosa opera di Guido Reni, dovrebbero suggerirci che l’arte non è la copia della società, ma è lo “sfondo” di un divenire perpetuo, dove l’artista è un magico interprete, un trasfiguratore elegante e sofisticato, un costruttore di immagini significanti, di mondi possibili, di incanti, di sogni, di nuove utopie.
E sarebbe anche il nostro immaginario, la nostra difesa per non sentirci i nuovi naufraghi , in un mondo di smarriti.
Franchino Falsetti