EDITORIALE Millecolline. Questa democrazia è un reality show

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 14/12/2025

Questa democrazia è un reality show

Non mi stancherò mai di insistere o di ripetere temi che riassumano i nostri modelli di vita e di comportamento. Non si tratta di repetita iuvant, né di voler sentirsi una piccola voce nel deserto dell’indifferenza e dell’ignoranza a velocità supersonica.

Si legge sempre più, con preoccupazione, che viviamo con disaffezione l’affermarsi della leggerezza dell’arroganza che è predisposta ed alimentata dai nuovi strumenti della tecnologia breve, dalle riduttive informazioni predeterminate dal linguaggio informatico e dai suoi corollari.

Nelle scuole si fa fatica a studiare perché non si sa leggere. Gli studenti ignorano ogni regola per organizzare una comunicazione, per saper fare una ricerca (che non sia quella precotta di Wikipedia), di avere conoscenze per compilare una semplice lettera o una breve comunicazione rivolta al pubblico.

Si sono abbandonati gli strumenti “classici” dell’apprendere e tutto è stato subordinato alle formule della esemplificazione, dell’approssimazione, della copiatura (non controllata – né verificata o verificabile) di ogni fonte a cui si pensa di rivolgersi e di raccogliere quello che si ritiene sufficiente.

Ma come si fa a verificare l’attendibilità delle fonti se non si sa leggere?

Se abbiamo smesso di studiare? Se pensiamo che scopiazzare sia come aver elaborato libri e libri, allora siamo entrati nel tunnel del reality show.

Abbiamo scoperto che nulla è verificabile, che tutto si può dire e che ognuno di noi, anche senza aver letto e studiato un libro, può citare fatti, eventi (sconnessi tra loro) ma che servono per personalizzare un pensiero, una eventuale provata opinione.

Un tempo si diceva che ognuno di noi era la somma dei libri che aveva letto. Oggi possiamo dire che il 98% è la somma delle informazioni che riesce ad utilizzare via Internet, Social od altre reti al giorno per dimostrare le proprie impronte digitali (il vuoto a perdere).

Un esempio i talk show (vetrina commerciale) e tutti coloro che hanno sostituito il dizionario comparativo delle idee con il dizionario delle idee ricevute ed unilaterali (non documentate, non ramificate, non elaborate, prive di bibliografie e di approfondimenti tematici ed inter-tematici).

“Ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto fra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della Nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, essa non è che la maschera di una nuova tirannide. […]”.  Dal “Discorso inaugurale alla Costituzione” di Giuseppe Saragat, 24 giugno 1946 –

Al di là della scrittura del tempo, i contenuti sono tuttora presenti, ma sono stati vanificati perché anche nelle Istituzioni pubbliche e private, nel nostro universo relazionale e della comunicazione, hanno prevalso le forme che regolano i bisogni consumistici, l’effimero della quotidianità e le ideologie edoniste e del reality show.

In ottant’anni di democrazia siamo stati depersonalizzati e ci stanno educando a reagire al disordine, al caos, alla violenza, all’anarchia (una malattia della democrazia), piuttosto che saper spiegare, rispondere, responsabilmente per fronteggiare ogni minaccia, attentato, ogni negazione alla dignità del vivere democratico.

Oggi nel declino generale, la democrazia vive una crisi profonda e molti sono i segnali per cui potrebbero essere generati quei famosi “mostri” dal sonno della Ragione.

Un tempo si diceva che bisognava vigilare. Non ne siamo più capaci. I virus della cancellazione e dell’odio sono entrati e corrodono ogni cosa. Il quadro mondiale è sotto gli occhi di tutti: il potere delle super potenze si rinnova per meglio dominarci e per rendere ulteriormente esclusi due terzi dell’Umanità. Ma questo non è più un reality show.

                                                                                                                                 Franchino Falsetti

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