Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 02/03/2025
Famoso titolo di un film di Alberto Sordi (1974) dove i mercanti della guerra incrementano il potere della conquista e della dittatura ed il benessere economico di chi l’alimenta.
Un’esilarante parodia dei paesi emergenti privi di ogni rispetto dell’uomo e dell’umanità.
Oggi alla luce dei fatti, che sembrerebbero, più progrediti, questo film sarebbe da rimettere in circuito cinematografico per la sua attualità, per la sua spregiudicatezza, per le sue allarmanti rivelazioni circa la visione di mondi non nuovi per l’uomo, ma per la costruzione, già annunciate, di nuove forme di schiavismo, di sottomissione, fabbricando morti, solitudini e cancellazioni di ogni valore e dignità della persona (bambino/a, donna, uomo, vecchio/a).
Non era una fiction, ma si rifaceva a vere atroci realtà presenti nel Continente africano e diffuse nei paesi, cosiddetti emergenti. Ma non voglio parlare di questo. Tutti lo possono ricordare e rivedere con comodità in casa propria.
Avevo pensato di scrivere un altro editoriale, che riprenderò per la prossima domenica, ma l’incontro di Zelenski e Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca mi ha colto di sorpresa insieme alle varie voci che circolavano sulle trattive. Non solo su Trump, ma sulla Francia, la Gran Bretagna ed altri più o meno sfacciati Paesi che vedono nella eventuale fine della guerra tra Putin e l’Ucraina, possibili vantaggi economici per le proprie finanze.
Ma non eravamo tutti pacifisti? Non volevamo che la guerra finisse per dare voce al martire della libertà della martoriata Ucraina?
La speranza oggi, 28 febbraio di potere firmare un accordo è sfumata in dieci minuti di vivace ed irriverente incontro, fino all’uscita (poco diplomatica) dello stesso Zelenski.
Nello storico scontro in diretta televisiva mondiale, Trump arriverà a dire: “State giocando con la terza guerra mondiale e quello che state facendo è molto irrispettoso per questo Paese”. Quindi, nulla di fatto.
Rimane l’amarezza di non aver saputo dialogare, di non aver capito che il vento era cambiato, e di aver voluto creare, per forza, uno show televisivo, andato in onda in mondovisione, per rendere tutti consapevoli (forse “colpevoli”), come se fosse una messa in scena, per dimostrare come sia ridicolo ed ambiguo, il gioco delle parti.
Qui Zelenski non è stato il bravo attore che ci si aspettava. Ha mostrato la maschera del mercante d’armi ed a messo a nudo l’arretratezza dell’Europa (che parla di esercito e spese militari dell’Unione) e la correità di paesi come l’Italia, che non avendo ancora imparata a rispettare la nostra Costituzione (ripudia ogni guerra e non le alimenta), sarà tra i Paesi che maggiormente pagheranno il prezzo della leggerezza delle alleanze superficiali con il vincitore di turno.
E quindi il titolo del film di Sordi ritorna prepotentemente e la sua cinica morale aleggerà tra i corvi urlanti, disorientati dai perbenisti affaristi pronti a cambiare cavallo.
Quindi la guerra non è un’aggressione, ma un’opportunità, per smuovere strategie e nuovi assetti geopolitici, nonché sperimentare le proprie ricchezze o quelle confinanti dei belligeranti, come allettanti forme di cambiamento, anzi di trasformismo politico ed economico.
È un momento plateale, una sfilata in sintonia con il periodo delle “irriverenze” del Carnevale, di una storia che si ripete con desolazione, menzogne, protagonismo ed arroganze, con la differenza che è in gioco il destino dell’Umanità.
Franchino Falsetti