Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 16/03/2025
È opportuno ritornare all’autocritica
Quello che sta succedendo in queste ultime settimane, tra febbraio e questa settimana di 2025, può essere paragonato ad una tempesta di sabbia e non di pioggia.
Si è alzato un muro vorticoso di fitta sabbia che sta avvolgendo i vecchi Continenti ed impedisce di vedere la mobile o l’immobile realtà.
“Grazie Donald per averci ridato l’idea di Europa” scrive lo scrittore illuminista Paolo Rumiz su “la Repubblica” del 12 marzo 2025, mentre i vetero cattocomunisti si scoprono belligeranti come Prodi che, ospite di Fazio, ha chiaramente sostenuto la necessità che l’Europa abbia un esercito e quindi è opportuno parlare di riarmo, dopo ottant’anni di pace e dopo aver liquidato da anni il capitolo delle Forze Armate (con l’abolizione della leva militare), pensando ad eventuali eventi bellici o possibili ritorni di guerre d’invasione.
Come nel 1932 a seguito della grande depressione, dopo il crollo di Wall Street dell’ottobre 1929, il democratico Franklin D. Roosevelt pronunciò il Discorso del New Deal (nuovo patto) per il popolo americano, accettando la nomina per la Presidenza, Chicago, 2 luglio 1932, cosi Donald Trump repubblicano, 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, ha pronunciato un analogo discorso, per risvegliare l’America ed il mondo intero (2025)
“Oggi usciamo da un periodo di scarso rigore intellettuale, di poca moralità, da un’era di egoismo, sia tra gli uomini e donne, che tra nazioni. Non rimproveriamo di ciò solo i governi. Rimproveriamo noi stessi in egual misura”. Non è Trump, ma Roosevelt, in un “attuale“ estratto del suo memorabile discorso.
“Negli ultimi anni la nostra nazione ha sofferto molto ma noi la riporteremo indietro e la faremo tornare grande, più grande che mai. Saremo una nazione come nessun’altra, piena di compassione, coraggio ed eccezionalità.
L’America sarà di nuovo rispettata e ammirata, anche dalle persone di religione, fede e buona volontà. Saremo prosperi, orgogliosi, forti e vincenti come non mai”. Donald Trump, dal discorso di insediamento, lunedì 20 gennaio 2025.
È sorprendente che a distanza di quasi un secolo dalle dichiarazioni del democratico Roosevelt, Trump repubblicano, rivendichi la supremazia del popolo americano e ponga rimedio a tutti i guasti che il lassismo e una certa degenerazione del sistema democratico hanno sviluppato ed irradiato in nome di uno sfrenato liberismo e politiche dissennate e populiste imposte da un certo dispotismo democratico.
Un’onda lunga che ha contaminato ed addormentato anche Civiltà millenarie del vecchio Continente.
Fino a scoprire, dopo imprevisti e superficiali episodi legati alla guerra Russia-Ucraina, che bisogna cambiare rotta, che l’Europa non è solo una Comunità economica, sociale, culturale, ma anche militare.
Hanno inteso il risveglio americano come minaccia a cui rispondere con le armi.
Ma La Comunità europea è nata sotto il segno della pace e per salvaguardare la Pace. E la Comunità europea doveva essere composta solo da Paesi europei e non da 27 (anche extra-europei e di culture completamente diverse ed opposte) che potranno disegnare una seconda bandiera a stelle e strisce, una sorta di nascente Unione (Euro-Afro-Asia).
Mentre scrivo questo Editoriale il Parlamento europeo ha approvato il “riarmo” (12 marzo 2025).
Sabato 15 a Roma grande manifestazione, già programmata, per la difesa della Pace, ispirata da un articolo del giornalista Michele Serra. Un raduno come avvenivano contro e pro la prima Guerra Mondiale. I socialisti favorevoli come oggi.
Questi raduni di stampo movimentista che non “muovono” nulla se non la voglia di esternare le proprie frustrazioni e le impotenze espresse finora. E poi per sentirsi ancora con in mano qualcosa: il libretto della Costituzione italiana ed il manifesto di Ventotene che la Repubblica regalerà lo stesso giorno.
Tutto per rallegrare gli animi degli smarriti, poiché i giochi sono già stati fatti e le scelte conseguenti altrettanto.
Rimangono due interrogativi: nessuno fa l’autocritica, soprattutto coloro che saranno in piazza a Roma con le band e le bandiere della fatiscente Europa (perché si è arrivati a questo vicolo cieco?); l’altro è il preoccupante livello di disinformazione: non si informa in modo chiaro e consapevole nessun lettore se non quelli che vivono di messaggi cifrati e cioè la classe dirigente e governativa. Perché non scendere in piazza per difendere la Democrazia, anzi per sanare la malata Democrazia?
“Distinguere il vero dal falso non è così semplice. Per molte persone il vero è ciò che vogliono credere”. (J. Attali, Disinformati, 2021)
Franchino Falsetti
Sig. Franchino, i corsi e ricorsi delle vicende umane, quelli che “ leggiamo” nei libri di storia, che spesso non sappiamo chi li ha scritti e/o tramandati, rispecchiano la medesima disinformazione attuale. È come girare a vuoto in un labirinto cercando l’uscita. Credo più ai racconti, “cultura e storia tramandata oralmente” di parenti e amici. L’unica verità certa che possiedo. Di quelli che la “storia “ l’hanno subita.