Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 17/11/2024
Lettera aperta
L’Editoriale non è la palestra dei lettori, L’Editoriale è il focus che un giornalista, uno studioso, un esperto delle vicende umane, accende sulla finestra delle riflessioni e considerazioni, non personali, ma culturali e politiche dell’attualità, del presente che viviamo.
È uno spot che accende e stimola quel dibattito che solitamente sarebbe confinato nell’ombra dei propri pensieri. È una forma di dialogo silenzioso e nello stesso tempo esprime l’identità culturale della testata giornalistica.
Secondo il vocabolario della Treccani (prestigioso dizionario della lingua italiana), l’Editoriale è un articolo che appare sulla prima pagina di un giornale o di una Rivista e riguarda l’indirizzo politico del giornale stesso (riflette il pensiero della Direzione).
Ho pensato di scrivere, quindi, una lettera aperta pensando a tutti coloro che mi hanno scritto con le loro opinioni e con le loro richieste ed a tutti coloro che vorranno continuare a scrivermi. Tutto è legittimo ed auspicabile. Ci sono però alcune precisazioni da fare.
L’Editoriale, intanto, non è un articolo di cronaca e neppure di informazioni.
Un tempo si chiamava “articolo di fondo”, cioè un articolo importante che doveva presentare i caratteri distintivi dell’identità culturale del giornale o della Rivista (come già ricordato). Si tratta di considerare eventi nazionali od internazionali che abbiano riscontri sulle sorti del nostro Paese e sulle conseguenze che (vedi le recenti calamità naturali, le evidenti incomunicabilità tra i vari poteri dello Stato, le prove di ribellioni sociali e contrasti violenti riproposti come forme di diritto alla libertà d’espressione) possono e potranno avere sulla tenuta del nostro sistema democratico-repubblicano (secondo la nostra Costituzione).
Non ci sono sortilegi e neppure soluzioni (in senso meccanico). Il famoso “Che fare?” della Rivoluzione sovietica, sappiamo che non ebbe risposta se non nella nascita di una ferrea dittatura.
E tanto meno posso essere io a fornire delle soluzioni o dei rimedi. Sarebbe una semplice follia, dal momento che non sono un santone, un predicatore nel deserto e neppure un guru illuminato dalle culture orientali.
Pannella (uomo politico italiano, fondatore, tra gli altri, del partito Radicale) in Italia ha predicato per tutta la sua vita la “nonviolenza”, sul modello di Gandhi, Capitini, Spinelli ed altri illustri esponenti della cultura liberale.
Ma come abbiamo studiato e vissuto questa straordinaria visione culturale e sociale, agognata nei secoli, è stata confinata nel mondo delle utopie per poi ignorarla definitivamente. Ed allora cosa si può fare?
Quello che facciamo noi su questa Rivista: di essere attenti e vigilanti. È quello di saper cogliere dove si nascondono gli inganni, le menzogne, le manipolazioni che snaturano le nostre coscienze e ci rendono, ogni giorno più poveri sia materialmente che moralmente.
L’Editoriale è la sentinella del Tempo che viviamo, è il Faro che illumina il cammino su cui dobbiamo transitare, è un necessario Segnalibro della Storia presente, è l’Album della memoria che ci vogliono cancellare, è la Pagina della continuità degli ideali, dei valori, degli insegnamenti del passato che non hanno limite di durata (Aere perennius – più duraturo del bronzo).
Pertanto l’Editoriale deve essere considerato come un forte stimolatore di idee, non di consensi, di inviti a leggere altre dissertazioni o saggi su ciò che, sinteticamente, si argomenta.
È una lettura interattiva per riprendere o continuare a studiare o potenziare la lettura critica, evitando di reagire emotivamente o pensando che qualcosa sembra colpire la propria sensibilità.
I temi sono trattati in senso generale e non si scende mai in particolari che possono creare solo delle ambiguità o dei risentimenti. L’Editoriale è costruito in modo strutturale, architettonico e molte informazioni sono all’interno di ciò che sembra essere la chiara linea della discorsività.
Pertanto l’Editoriale è un genere di scrittura giornalistica e va conosciuto, destrutturato per garantire e scoprire gli intus (le profondità) dei livelli di comprensione e di adesione a ciò che si presenta, si illustra, si argomenta, di descrive e si spiega.
Non è un semplice articolo e non si può leggere ciò che si vede e neppure leggere per scegliere ciò che piace da ciò che non è gradito o non si capisce.
Pertanto l’Editoriale non ha fini pedagogici, né funzione per consolare il lettore o rassicurarlo per il suo particulare o ansioso futuro, l’Editoriale come nella definizione del vocabolario Treccani (sopra trascritta) esprime un orientamento, l’identità della Testata giornalistica o culturale, offrendo al lettore strumenti critici per capire le fenomenologie della vita contemporanea (con le sue coordinate e correlazioni tematiche), per sapersi difendere (secondo le modalità consentite) e per combattere (sempre) per la libertà di pensiero e di espressione.
Franchino Falsetti
..dal “pulpito della predica domenicale”.. no comment.
Cordiali saluti.
“No comment” giusto per uno che si firma “anonimo”. Ci sta.
Roberto Cerè
Trovo molto interessante il vostro sito web e continuerò a leggere gli articoli. Una “finestra” utile per dare luce e risalto alle iniziative dei vari Artisti del territorio che si propongono con le loro opere. Meritevole.
Editoriali: Accetto lo scambio di opinioni ma: “.fra editoriale e articolo di fondo c’è differenza…“uno spot che accende un dibattito”..“..dibattito silenzioso..” e altre amenità. Nell’articolo non vedo “dialogo” ma solo un monologo che non ammette e accetta commenti o argomenti per scambio di idee. Tante contraddizioni. A che “pro” firmare il pensiero “ dell’uomo qualunque”? A che pro lasciare aperti i commenti a fine “Editoriale” se poi vengono reiettati.?
Fini “pedagogici o consolatori.. “ …ma per favore…un po’ di riflessione in merito non guasta mai. Specialmente per chi ha vissuto una vita diversa .
“L’ansioso futuro” esiste, è una speranza di miglioramento per chi è emigrato o per chi ha lavorato come emigrato nelle miniere di carbone per 30 anni in Belgio. O per chi viene licenziato o è in cassa integrazione o alluvionato senza casa e senza più nulla. “Più poveri di tutto” è il Segnalibro…il faro che illumina..” …cosa illumina? “Reagire emotivamente”..
E questo non è un commento da “palestra del lettore” ma dell’attualità del presente da tenere in considerazione negli “Editoriali” o “articoli di fondo” futuri..
Ultimo post.
Cordiali Saluti