EDITORIALE Millecolline. I nostri fantasmi sono nel passato

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 20/10/2024

I nostri fantasmi sono nel passato

L’articolata e complessità della vita di oggi, ci mette di fronte a scenari intricati ed inediti.

L’affermarsi delle masse come soggetto protagonista ha, inevitabilmente, stravolto ogni tipo di razionale organizzazione dei nostri tradizionali comportamenti e modelli di convivenza sociale secondo regole convenzionate nel tempo.

La rivoluzione francese più che il Rinascimento ha determinato il processo scatenante e liberatorio di ogni limitazione o legame imposto dalle organizzazioni sociali precedenti.

Tutto doveva cambiare fino al trionfo di ogni volgarità, trasgressione, negazione e cancellazione della memoria storica ed identità individuali.

Un materialismo intellettuale che si concretizzava nella frenetica corsa a dimostrare che l’Uomo era Dio creatore e che per molti secoli l’uomo aveva vissuto di fantasmi, di incubi dell’esistenza.

Non mi sembra che su questa intuizione ci siano studi od approfondimenti culturali. Si tende ancora a valutare tutto secondo schemi di scansione temporale, di divisioni dell’epoche, delle loro evoluzioni od involuzioni, ma un’indagine epistemologica, cioè delle conoscenze che sono maturate lentamente negli ultimi quattrocento anni, non mi sembra sia stata impostata ed investigata.

Questo ci permetterebbe di capire le distonie e le distopie del nostro tempo, le alterazioni su ogni oggetto del conoscere fino a quei livelli di mancata consapevolezza personale per considerare i limiti che, altrimenti, ci troveremmo nel mondo dell’interattività e dell’inclusione.

Queste due parole sono le parole cardini del nostro Tempo. Nessuno deve essere più spettatore, ma tutti attori, tutti invasivi, interattivi perché siamo tutti protagonisti e non esiste alcuna diversità, nessuna distinzione, nessuna discriminazione ed emarginazione.

Il vero è il contrario! È ciò che è deviante, che altera la realtà ed il nostro buon senso, non esiste, anzi, è motivo valoriale al punto tale che è nato il pensiero unico.

La scomparsa del dialogo (forma articolata della comunicazione in cui si verificano e confrontano i nostri pensieri, la nostra mentalità, la nostra diversità) ha determinato la nascita dei processi dell’omologazione e della pianificazione culturale ad opera della massificazione e della globalizzazione.

I fantasmi del passato sono le cose che abbiamo rifiutato, che abbiamo cancellato, che dagli enciclopedisti abbiamo imparato a considerarle inutili, superflue, dannose per la nostra liberazione morale ed etica. Noi viviamo non un mondo nuovo, ma un mondo costruito su modelli di vita sostituiti e cancellati fino a rischiare di considerare la storia del pensiero umano una sorta di limbo in cui vagano il mondo delle idee, delle ideologie, del credo e del sapere.

Oggi l’empirismo, il sensazionale, lo spettacolare, il volitivo, l’effimero, il superficiale, il vuoto lasciato dai fantasmi, caratterizzano la nostra Epoca. Questi sono i nuovi valori e su questi stanno costruendo nuove sensibilità e visioni della vita.

Jean-Jacques Rousseau scriveva che ” Vi sono sempre quattro versioni di una storia: la vostra, la loro, la verità e quello che è realmente accaduto”.

È ciò che constatiamo in questa Epoca dove è opportuno richiedere un lasciar passare per la libera e personale difesa, poiché la legalità è un fatto arbitrario, dipende dalle circostanze e non dalla Carta dei Diritti.

Siamo travolti da inusitate alluvioni: città devastate, paesi di redente bellezza che scompaiono e cambiano la loro storica presenza.

I valori guida contenuti nella nostra Costituzioni si sono evaporati e ciò che siamo è ciò che mangiamo.

È il vivere senza regole, senza obiettivi, senza futuro. Tutto si risolve nel presente e nel presente muore. Ognuno consuma il proprio soggiorno terrestre, ignorando ciò che è stato il passato prossimo e remoto.

Il concetto di “folla” anonima, senza volto, che vive nella non conoscenza e nella uniformità, ha preso la sua rivincita e ci ha condizionati al punto che siamo e saremo incapaci di rivendicare il senso della nostra nascita e diritto di vivere come dono naturale senza le sovrastrutture burocratiche che, nel frattempo, ci hanno imposto e ci guideranno a dispetto della nostra volontà fino alla tomba.

Il futuro non sta nei mercati, nell’economie totalitarie o nei profitti (bottini compresi di guerre inutili), ma nella salvezza dell’uomo, nel ri-consideralo protagonista individuale e della collettività, con ruoli di professionalità e competenze per un risanamento sociale, nel senso di operare severe bonifiche intellettuali, formative, educative e di salde conoscenze in ogni settore della produzione e cambiamenti strutturali.

“[…] La trasformazione esterna della società non fa niente per la trasformazione psichica dell’individuo. Niente. Rivoluzioni, guerre, ammazzamenti, massacri, e poi tutto è come prima. La violenza, la paura, la disperazione, la miseria non si risolvono, E il mondo interiore non avanza. Per niente. [,,,]”.  (Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, 2006)

E ritornano i fantasmi del passato

 

                                                                   Franchino Falsetti

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