EDITORIALE Millecolline. La solitudine il nuovo male di vivere

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 29/09/2024

La solitudine il nuovo male di vivere

Nel tempo del dopo Covid (non ancora risolto) sembra assistere non più a cambiamenti epocali ma a vere trasformazioni esistenziali ed antropologiche; un fenomeno mai avvenuto nella storia dell’Umanità.

Tutto velocizzato da quella “liquidità” teorizzata dal sociologo Bauman, ma con corollari imprevedibili e potrei azzardare di aggiungere peggiorativi e forse con il rischio che la mutazione del concetto di “liquido” non sia che un semplice esercizio astratto e letterario.

Attorno a questo stato dell’Essere si è sviluppata una letteratura metropolitana: tutti ne scrivono (da saggisti a scrittori best seller ai giornalisti tritacarne ad attrici melo a registi alla page ai conduttori televisivi gastronomici pronti per ogni salsa da spalmare).

Una vera Babele! E la cosa curiosa è che tutti usano un tono di alta preoccupazione catastrofica per il grado di bonomia che abbiamo sempre espresso anche nelle disgrazie più devastanti e distruttive.

Ma non credo che in un clima di criticità e problematicità relativo al diffuso smarrimento del declino culturale, del disordine morale e sociale ci si possa accontentare delle dissertazioni di giornalisti-filosofi improvvisati o di sociologici  da rosticceria; sarebbe molto utile per tutti far conoscere che cosa è la solitudine (in senso morale, psicologico, sociale, affettivo, sentimentale, collettivo, di socialità e di relazioni personali, di disadattamento, privo di strumenti culturali per capire il tempo che vive, della vecchiaia e della malattia).

Queste sono le parole chiave (non complete) che potrebbero guidarci ad analisi meno superficiali, in cui si rincorrono i soliti giudizi stereotipati per cogliere l’inutile assenso ed effetti consolatori di massa.

I fenomeni che modificano non solo il costume di una Società, ma la struttura mentis, non possono essere oggetto di generalizzazioni e “pontificate” da chi, in primis, è sofferente di queste negatività socio-culturali di cui vuole dare motivazioni e consigli.

È venuta meno la figura del Saggio, del Maestro di vita: abbiamo voluto appiattire ogni valore fino a cancellarlo.

Le nuove generazioni soffrono il loro isolamento perché è morta la socialità, sono scomparsi i luoghi in cui era naturale incontrarsi (a qualunque età): non esiste più il luogo dove educarsi e formarsi, la scuola è diventata una onlus per occupare un tempo perso.

A chi si rivolge il giovane di oggi? Cosa impara il giovane di oggi? Coloro che avrebbero il ruolo di educatore, di docente, di politico, di sostenitore dei diritti civili e sociali, chi sono? Cosa trasmettono? Hanno una esperienza educativa e sono capaci di trasmettere un credo della Vita?

I grandi filosofi si sono sempre posti la domanda sul loro “credo” culturale, filosofico, di attendibilità del loro sistema pensato per un’intera vita, ma rivolto all’Uomo pensante, all’Umanità.

Ai giovani d’oggi è venuta meno la materia prima: nascono e vengono gettati dal Monte della solitudine, perché nascono dove non c’è il calore della famiglia, dei sentimenti di solidarietà, di collaborazione, di maturità degli affetti, di rispetto tra i sessi (ragazzo e ragazza – uomo e donna), di propensione verso l’autonomia e certezze delle proprie capacità.

Come quando si rompe un giocattolo che è molto caro, così abbiamo distrutto i cardini storici dell’organizzazione di sistemi sociali e delle loro culture.

Il tracollo è stato ampiamente rovinoso e ciò che sembrava l’àncora della nostra salvezza (il progresso tecnologico e loro sofisticate applicazioni) si è dimostrata la causa principale del nostro smarrimento, della nostra incapacità a saper sostituire modelli di conoscenza con altri legati agli automatismi di vari algoritmi (tanto di moda), molti dei quali, incomprensibili ed inapplicabili.

È opportuno ricordare a tutti i grilli parlanti che la Società siamo noi, che i giovani sono parte integrante di questa Società incontrollabile e quindi diventa insopportabile che ci sia chi si senta estraneo di questo contesto e farnetichi, senza offrire nulla, su ciò che tutti sanno: viviamo in modo inadeguato, deprivato di ogni sostegno per riconquistare un nuovo modus vivendi ed una seria dignità di Essere e di Esser-ci.

E, quindi, il male oscuro, non è nel giovane terrorizzato od angosciato dagli effetti pandemici, ma dagli oscurantismi delle Società occidentali, che mostrano oggi, dopo un forzato periodo di pace, la loro innata e mai sopita natura belligerante, di aggressione agli inermi, di potere distruttivo e promotore di ogni atrocità al fine di realizzare nuove forme di schiavismo, di sottomissione, di ritorno ad un Medio Evo senza voglia di vivere, senza obiettivi da perseguire, con sentimenti di auto-distruzione.

Un mondo fatto di malati di ogni genere e governato da un perfido e perverso nuovo Dottor Stranamore.

 

                                                                            Franchino Falsetti

 

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