EDITORIALE Millecolline. Ha prevalso la favola dei talenti

Editoriale della domenica

L’Editoriale Millecolline

Pubblicato il 22/09/2024

Ha prevalso la favola dei talenti

Non i talenti in senso di genialità, creatività, di eredità intellettuale, ma nel senso dei desideri, delle emozioni e delle esperienze empatiche.

Una sorta di lampada di Aladino dove la soddisfazione è pari alla dissoluzione, al disordine, all’ evanescente, alla dispersione. La personalità si è rotta ed è stato realizzato un manichino che cammina nella percezione fisica delle fonti di calore e di luce ed i suoi movimenti rispondono solo alla inconscia reazione e cieca casualità.

Il suo mondo non è l’immaginario, non è la realtà fantastica, è solo vitale, come nella vita dei vecchi giocattoli, nella durata, senza ostacoli. Un po’ quello che ci sta accadendo tra le ingannevoli luminarie del consumismo: l’uomo ha perso la sua identità e si muove come un automa materializzando i talenti (cioè i beni fisici di immediata gratificazione e piacevolezza), trascurando od ignorando i veri talenti della sfera valoriale e di eloquenza intellettuale e progettuale.

Tutti vanno al mercato dove cercano di sfruttare i talenti dei propri desideri a disposizione, fino alla inesorabile perdita con il risultato di essere, immediatamente, esclusi dal contesto sociale e trasformarsi in esseri fatiscenti della sopravvivenza, perdendo la carta di credito della propria personalità, del proprio orgoglio d’Essere, della propria cittadinanza a vivere nel rispetto delle regole della convivialità, della cooperazione, della socialità, dell’investimento dei veri talenti produttivamente creativi.

È l’homo novus che vive nel primato dell’immagine ed in questa ottica ha costruito il modello dell’autodistruzione del pensare e del volere. “I ragazzi camminano nel mondo adulto della scuola, dello stato… della professione come clandestini. A scuola ascoltano pigramente lezioni … che lestamente dimenticano. Non leggono giornali. Si barricano nella propria camera coi poster dei loro eroi, guardano i propri spettacoli, camminano per strada immersi nella propria musica. […] (Alberoni, 1997)

Un’amara ripresa di un vivere, magistralmente descritto, che continua con inevitabili eccessi e devianze educative e formative.

In questo contesto dove l’immagine ha sostituito la parola, la realtà ha subito le inevitabili adulterazioni, ed anche la nostra comprensione si è ristretta, anzi, ridotta all’essenziale per non essere extraterrestri colpevoli di una delittuosa metamorfosi alimentata solo dalla virtuale rappresentazione delle nostre simulazioni.

Sembrano scenari fantascientifici ma è, ormai, ciò di cui siamo capaci di esprimere e di comunicare. Non siamo più di fronte a delle scissioni cognitive, ma a delle vere scissioni, per non dire separazioni tra ciò che è reale, realtà, irrealtà, surrealtà, assurdità.

Una scala di nuovi valori che lo spettacolo indecente dei salotti televisivi, dove ci si parla addosso e la chiave di lettura risponde alla esaltazione narcisistica della propria incompetenza, ne mostra ogni preoccupazione dei talenti inflazionati.

Ascoltiamo dettaglianti promossi dal potere ma privi di ingegno, di capacità interpretative, di autorità intellettuale. Onorevoli (alla Totò – vota Antonio!!!) governano impastando tutto ciò che può essere il loro tornaconto, realizzando la democrazia delle opinioni. Ed i talenti senza valore aumentano.

 Si è riparlato per qualche stagione di “meritocrazia”, poi, come accade, in quest’Epoca degli smarrimenti opportunisti si è girato pagina e abbiamo ricopiato la rivolta dei senza titoli o fatti più in là.

In Italia siamo governati, pilotati, orientati, assolti e condannati da contro figure, comparse, influencer a prestito, e professionisti inadeguati come: gli insegnanti ed i giornalisti. Questi, in particolare, hanno assunto l’arroganza dei tuttologi e sono rappresentanti delle loro incompetenze.

Ma vengono scelti per ogni stagione e per ogni uso, anche per spot pubblicitari. Siedono su cariche nominali (sempre di natura napoleonica) ma determinanti per la nostra quotidianità, per la nostra convivialità, per i veri talenti che vorremmo investire.

Sono collezionisti di vanità e di incapacità, poiché fanno politica dopo aver studiato per una vita solo libri di testo o solo “pezzulli” redazionali, stracotti dalle Agenzie di stampa. Ed ancora una volta vincono i talenti della video-politica.

Questo Editoriale spero faccia riflettere e sia colto via etere con interesse, perché i “talenti” così, da me, interpretati, non siano altro che la visione prospettica di ciò che coinvolge ogni anello nevralgico della nostra Società, dell’attuale mondo che sembra essere piatto e che forse aveva ragione Flaiano quando affermava che: “la stupidità ha fatto progressi enormi”.

 

                                                              Franchino Falsetti

 

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