Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 02/06/2024
Questo Editoriale uscirà domenica 2 giugno Festa della Repubblica italiana. Una fortunata coincidenza per non anticipare o posticipare la festosa circostanza di questa data che ha iniziato la nostra Storia di essere italiani liberi, democratici e repubblicani.
Il primo gennaio del 1948 il primo Presidente dell’Italia liberata Enrico De Nicola firmava la Costituzione. La Carta, la “Legge fondamentale” che regola la convivenza sociale e civile nell’” osservanza” e nella “fedeltà” di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di sesso, di censo, condizione sociale, età, professione, religione.
“ Compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” – corrisponderà alla realtà. […] E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro vi sta dianzi!”.
(Piero Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955)
Dall’anno di questo famoso discorso del Calamandrei, uno dei padri illustri, della nostra Costituzione, molte cose sono avvenute e molte sono state cambiate, all’insegna degli ideali e della speranza di cui si preoccupava il Calamandrei: di attivare, per esempio, operazioni di adattamento e di aderenza alle evoluzioni materiali espresse dalla diffusa necessità di cambiamento provocate dalle diverse fasi del modernismo e del consumismo imperanti.
A mio parere la morte dei valori, della tradizione degli insegnamenti del passato partono proprio dall’avere considerato la Costituzione una semplice Carta come le Tavole di Mosè. Una circoscritta mentalità e cultura di un tempo storico di passaggio per consentire la ricostruzione di un paese devastato e ridotto alla miseria e disperazione.
Una bussola necessaria per salvare un popolo a rischio di estinzione, ma che, passata la tempesta ed il buio di una incalcolabile deriva sociale e politica, gli italiani, meglio, i governanti di qualunque partito, dimenticarono presto le nobili parole scritte sulla Carta della nostra Costituzione e cominciarono a scrivere gli ordini del giorno del vivere quotidiano, dell’attualità e delle riforme di maggior controllo sulla cosa pubblica e sui comportamenti civili e penali dei cittadini verso lo Stato.
Molti doveri e pochi diritti.
E siamo arrivati ad oggi, nella nuova Torre di Babele, dove si agitano i riformisti senza frontiere: bisogna cambiare la Costituzione, cancellare alcuni articoli, approvarne dei nuovi. Tutti legati a dividere nuovamente l’Italia in tanti Staterelli, in Ducati, Principati e nuovo Stato Pontificio,
Ecco perché del titolo un po’ teatrale; viviamo il paradosso, da alcuni decenni del ritorno invadente e competitivo della Chiesa e di alcuni intraprendenti esponenti come il Presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi.
Mentre i fedeli sono sempre più i nuovi mercanti del Tempio, i Seminari sono trasformati in luoghi di riposo e di varia utilizzazione sociale o turistica, i sacerdoti ed il clero (maschile e femminile ) devono rivolgersi, come molte altre prestazioni lavorative ai paesi, ex colonie, del mondo occidentale, in particolare, alle Missioni africane e le Chiese vuote che rischiano di essere trasformati in ristoranti o ambienti per altri Culti religiosi, i dirigenti ecclesiastici riscoprono il potere temporale e non ubbidiscono al Concordato ma sono diventati gli attori privilegiati dei mass media e della politica italiana.
Non si occupano più di Teologia ma di potere alla pari dei dirigenti dello Stato laico, repubblicano e democratico, nato dalla Costituzione del 1948 (scritta non dai partiti, ma dai rappresentanti della Società e della Cultura dell’Italia della Resistenza ed antifascista).
Altro paradosso che il cardinale Zuppi, in questi giorni ha rilasciato interviste per mettere il Governo di fronte al rischio dello snaturamento della Costituzione circa le scelte sull’Autonomia e sulla riforma del premierato: “La Costituzione è il futuro” e quindi per “l’arcivescovo di Bologna, “Molto spirito della Costituzione, la capacità di pensare qualcosa che non sia contingente”. ( la Repubblica, 24 maggio 2024 )
Incredibile prendere lezioni dalla Chiesa che dovrebbe svolgere ben altri ruoli e ben altre presenze che non siano la gestione della cosa pubblica od eventuale rinascita dello Stato Pontificio sotto le sembianze del “governo ombra della Chiesa Cattolica”.
Alcuni giornali hanno accostato la figura di Mattarella a quella di Zuppi, una sorta di diarchia politica che supera il famoso compromesso storico e regala un’immagine della Chiesa multiculturale nel mondo come un’espressione mondiale di difesa dei valori e dei temi emergenti delle nuove fragilità sociali, ambientali e culturali.
Sarebbe interessante approfondire questi radicali cambiamenti della laicità e della religione e le loro relative contraddizioni, perché il futuro della Costituzione Italiana rischia di diventare il nuovo cavallo di Troia e le insidie ed i travestimenti saranno i rischi mortali per l’educazione e la formazione dell’uomo contemporaneo e delle sue speranze di sopravvivenza.
Pertanto, oggi, Festa della Repubblica? Ancora con le solite oleografie e sceneggiature turistiche? Con i soliti discorsi moralistici alla presenza delle Autorità civili e religiose? Con le solite Frecce tricolori? Meglio chiudere le finestre e le tv e pensare che sarebbe un grave danno per la nostra Storia Repubblicana se la nostra Costituzione (saccheggiata) divenisse l’alibi per renderci privi della Libertà, della Laicità, della Indivisibilità.
“[…] Se voi volete (rivolto agli studenti milanesi promotori delle Conferenze di Calamandrei sulla Costituzione, 1955) andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.
Franchino Falsetti