Editoriale della domenica
L’Editoriale Millecolline
Pubblicato il 09/06/2024
Le abitudini e le distrazioni non fanno pensare
La rapidità con cui il mondo contemporaneo trasforma ogni richiamo al passato ed alla conoscenza nelle sue modalità rigorosamente razionali e nelle sue diversissime applicazioni e funzionalità, continua a creare non solo un problematico smarrimento esistenziale ma sollecitazioni, mai provate, sul valore pratico della nostra Esistenza. Perché viviamo? E cosa pensiamo?
E che senso ha questa Vita che da tempo è soggetta a metamorfosi più legate ad un determinismo del vivere che ad una progettualità per dare senso al breve spazio temporale che ognuno di noi può utilizzare ed investire come capitale per la sua presenza su questa Terra.
Non sono domande oziose, né peregrine.
Il nostro casuale soggiorno tra il genere umano è sempre stato minacciato dai sentimenti opposti, di rivalsa, di rivincita, di invidia, di potere, di crudeltà e di disumanità. La lotta permanente tra il Bene e il Male.
Valori immortali, ripetitivi, senza alcuna terapia salvifica: neppure le religioni sono riuscite a porre fine a questa guerra delle contrapposizioni affettive, sentimentali, di benessere per la convivenza civile e pacifica.
Potremmo dire che le Civiltà si sono sviluppate attraverso fiumi di sangue e per merito dell’intelligenza distruttiva. Il Bene ha rappresentato il controcanto per creare qualche tregua e la nascita di Utopie e Speranze per un Futuro diverso privo di ogni malvagità.
Questo miraggio ci ha portato nel secolo XXI° dove questa usura senza fine (vediamo i nuovi venti di guerra, il ritorno alla miseria, alle carestie, alle malattie, alla Signora Morte con la sua falce inesorabile) della struttura e condizione esistenziale dell’uomo viene vanificata da ogni legittima aspirazione: siamo di fronte all’uomo bionico, alle potenziali devastazioni dell’Intelligenza Artificiale, alla disumanizzazione delle proprie volontà e prospettive relazionali.
L’uomo contemporaneo vive di abitudini e di distrazioni fornite dall’effimera ideologia del mercato, dal consumismo, dalla globalizzazione e dai processi di omologazione per raggiungere non un obiettivo di comune interesse ma di unico benessere, unico pensiero, unica volontà collettiva.
Tutti uguali, tutti deprivati affettivamente e socialmente. Tutti defuturizzati.
L’uomo contemporaneo è incapace di saper progettare il progresso dell’Umanità: negli studi obbligatori si evitano materie come la Storia, la Geografia, l’Arte, la Musica, e le altre Arti espressive e creative, come discipline formative per tutti gli studenti.
Si continua a dividere la conoscenza, a dissociarla e creare studenti incapaci di pensare. Nella pluralità dei contesti della vita contemporanea diventa sempre più ambiguo “pensare o parlare coerentemente su qualsiasi argomento”.
L’indiscriminata amplificazione dei mass media e di ogni strumento mediatico o di informazione tradizionale od informatica ha sviluppato il fenomeno dell’entropia, cioè della confusione e della capacità di saper cogliere i nuclei dei temi che possono o potrebbero coinvolgerci.
Tutto si evaporizza e così anche lo strumento principe della comunicazione che è il linguaggio: non il linguaggio artefatto o manipolato ad hoc, ma il semplice medium linguistico da quello familiare a quello elaborato dei generi letterari o specialistici.
Si vive il fenomeno della Incomunicabilità collettiva forse di massa.
E’ stata cancellata la logica dei discorsi, la logica del pensare, la logica per saper sostenere le proprie idee o le proprie tesi su argomenti, soprattutto, di interesse pubblico.
Aver uniformato uno stile massificato della comunicazione ha determinato la decadenza della letteratura, del romanzo, dei vari generi letterari che sono diventati esercizi per una “creatività intimistica” ed unidirezionale.
Gli scrittori di oggi non sono “gli ingegneri dell’animo” come sosteneva l’enigmatico seminarista dittatore sovietico Stalin. Sono il prodotto inflazionato, senza cultura, di un particolare modello di scrittura e di riflessione, di indagine della problematicità, di ciò che non ha bisogno di gruppi di lettura o di corsi per imparare a scrivere per imitazione.
Una Società, come la nostra, che vive senza memoria e senza più istruzione, non può coltivare gli antichi strumenti del pensare e dello scrivere.
Si vive leggendo cose non pensate, ma copiate da altri, attivando operazioni di mixaggio tra il personale ascolto del proprio vissuto e le amene letture sfogliate alle fermate dei bus o in attesa della metropolitana.
Si continuano a svolgere i Premi letterari: ma cosa significa? Quanti libri al giorno bruciano al macero?
Il Consumismo ha prodotto anche questa iattura: si legge per distrarsi e compiacersi (autocompensazione) non per acquisire “virtute e conoscenza”!
E così ci sentiamo orfani della Civiltà e la nostra esistenza viene regolata dalle abitudini e dalle distrazioni che il mercato turistico e consumistico hanno ben consolidato. Il resto è un opaco alone (il buco nero del futuro) dove l’umanità viene emarginata resa uniforme con la speranza di una nuova redenzione.
“Il futuro dell’uomo è umano. Con tutte le speranze, gli errori, prove da superare e tribolazioni che costituiscono il significato dell’ ”umanità””. (Bauman, Il futuro liquido, 2014)
Franchino Falsetti