L’artista bazzanese ricordato nelle parole della famiglia
Gustavo Dino Biagi
La Galleria d’Arte di Millecolline dedica a Gustavo Dino Biagi i mesi di luglio/agosto
BIOGRAFIA (in forma di racconto)
Nascere e vivere nell’immediato dopoguerra non è cosa facile, per nessuno.
Gustavo “Dino” Biagi e la sua famiglia non fanno eccezione. Sono tempi in cui è necessario accontentarsi di poco, a volte anche di niente. Gustavo cresce come tutti i bambini in quegli anni di rinascita dopo la catastrofe della guerra. Gioca in cortile con i suoi fratelli e i suoi amici, si costruisce i giocattoli nella falegnameria del nonno materno, e frequenta la scuola da alunno studioso e attento. E’ un bambino dall’atteggiamento umile e riservato, abituato ad accontentarsi di poco, e il poco che ha gli basta; ma porta nel cuore una grande gioia di vivere e la voglia di fare della sua vita qualcosa di speciale.
Da adolescente si diverte a frequentare le sale da ballo assieme ai suoi amici, perdendosi nei mille intrighi e nelle complicate vicende entro cui conducono gli amori giovanili e l’entusiasta scoperta del mondo femminile. Sono gli anni in cui comincia anche a lavorare, partendo dal gradino più basso, iniziando di fatto a raccogliere un bagaglio di esperienza che in futuro gli sarà enormemente utile per costruire una carriera professionale brillante, costellata di successi e soddisfazioni.
Negli stessi anni comincia anche il suo rapporto con la società sportiva parrocchiale U.S. Tenace di Bazzano, condotta con grande cuore ma senza praticamente alcun mezzo dall’allora parroco Don Bruno Barbieri. Diventa allenatore di una compagine che nel tempo riesce ad ottenere successi sempre più ragguardevoli, raggiungendo livelli di prestigio che le finanze della società sportiva non sono più in grado di sostenere. Fa giocare la sua squadra col moderno modulo a zona, quando il calcio italiano si risolve ancora tutto nelle tradizionali regole della marcatura a uomo e del catenaccio difensivo. Gli piace vincere, non c’è dubbio, ma accetta sportivamente anche la sconfitta. Ciò che per lui conta veramente è stare in mezzo ai ragazzi all’aria aperta, vivere un’esperienza di sana condivisione, costruire molto con poco ed essere parte di qualcosa di bello, semplice e vero.
La tarda adolescenza è la stagione in cui conosce Maura, la donna della sua vita. Una ragazza di Maranello mora, con la frangia e gli occhi che sembrano due scintille. Un suo amico lo avverte: “Attento Dino, che a Maranello ci si resta incastrati”, ma lui per fortuna non gli dà ascolto. Si incontrano, neanche a dirlo, in una sala da ballo: La Pergola dei Glicini, a Pozza di Maranello. Gustavo, come si usa in quegli anni, fa un giro per il locale, vede Maura seduta a bordo pista e con un gesto della mano la invita a ballare. Lei accetta l’invito e, un ballo dopo l’altro, le loro vite si uniscono per non separarsi più.
Quella ragazzina semplice ed entusiasta diventa sua moglie, la madre dei suoi figli, la sponda su cui tante volte si posa per non sbandare, la donna attraverso cui Gustavo, per tutta la vita, declina la parola amore.
Sono passati da poco i vent’anni, Gustavo e Maura si sposano. Pochissimo tempo dopo arrivano Gianmarco prima e Lorenzo poi. I loro figli, la luce dei loro occhi, coloro che per Gustavo e Maura rappresentano l’unica vera ragione di vita.
Da quel momento in poi, ogni pensiero, ogni gesto, ogni respiro di Gustavo viene profuso al solo scopo di far sì che la vita della sua famiglia sia un po’ meglio di ieri e un po’ peggio di domani. Coltiva e protegge l’amore per sua moglie e per i suoi figli con dedizione completa e incondizionata.
Sono gli anni settanta, e le ristrettezze del dopoguerra sono già un capitolo chiuso. L’Italia sta ancora godendo dei benefici che il boom economico degli anni sessanta ha riverberato in tutto il paese. La carriera di Gustavo comincia a procedere con falcate sempre più ampie e il livello di responsabilità professionale che gli viene assegnato aumenta di incarico in incarico, di azienda in azienda.
In quel periodo della sua vita comincia a sviluppare interesse per le arti figurative, e la sua prima manifestazione passa attraverso la fotografia. Compra una macchina fotografica reflex Minolta, macchina che terrà e utilizzerà per tutta la vita. La capacità di farsi bastare ciò che ha, rimane inalterata dai tempi dell’infanzia, nonostante le sue condizioni sociali ed economiche siano ormai nettamente migliorate. Con quella stessa macchina scatterà nell’arco degli anni migliaia di fotografie, per lo più in bianco e nero, che svilupperà e stamperà in gran parte con le sue stesse mani, utilizzando una camera oscura allestita assieme ad un gruppo di suoi amici fotografi presso il deposito attrezzi dell’asilo parrocchiale, a Bazzano. Sperimenta, ricerca, approfondisce la materia della fotografia, sviluppando in questo modo una vera passione per il concetto di creazione dell’immagine.
Verso i quarant’anni, grazie alle sue capacità e alla stima guadagnata nell’arco di anni di impegno professionale, Gustavo diventa dirigente d’azienda. Con questo ruolo, che svolgerà per altri vent’anni circa, la sua carriera approda al gradino più alto, completando un percorso iniziato circa venticinque anni prima. Raggiunge l’apice negli ultimi anni della sua vita lavorativa arrivando a ricoprire il ruolo di Amministratore Delegato di un’azienda metalmeccanica. In quel periodo trasforma l’azienda che ha ricevuto in gestione da piccola realtà artigianale a industria apprezzata e capace di riscuotere successo internazionale; riceve il premio Mercurio d’oro per la civiltà del lavoro, e viene infine insignito di una laurea honoris causa in Ingegneria Meccanica da un’Università statunitense.
Parallelamente alla cura per la sua vita professionale, Gustavo si interessa da uomo poliedrico quale è sempre stato, ad altre attività che impegnano il suo (poco) tempo libero. In particolare si dedica alla pesca di fiume, alla bicicletta nei periodi estivi e allo sci alpino e da fondo in quelli invernali. Tutte attività a cui Gustavo si accosta in modo amatoriale e da autodidatta, poiché le finalità non sono mai agonistiche, ma piuttosto quelle di creare occasioni di condivisione con i suoi amici di sempre e aiutarlo a dissipare la fatica a cui la sua pesante vita professionale lo sottopone.
L’interesse per la fotografia nell’arco degli anni non scompare, ma si affievolisce. Contestualmente, però, sviluppa una nuova passione destinata a non abbandonarlo più, che rappresenta di fatto il naturale prolungamento della sua esperienza fotografica: la pittura. Il suo percorso pittorico si sviluppa partendo da uno stile classicamente figurativo che negli anni, evolvendosi, approda ad una forma del tutto personale. Si allontana dal concetto di disegno e si concentra maggiormente sulla composizione di immagini basate sull’uso del colore, utilizzato come potente forma espressiva. Gustavo usa i pennelli per i fondali e la spatola per le forme, impalpabili e lievi i primi, materiche e prepotenti le seconde. I suoi sono dipinti dal forte impatto visivo e dallo spiccato potere evocativo, contraddistinti da una evidente riconoscibilità stilistica. Nei suoi quadri mette tutto sé stesso, le sue gioie, i suoi turbamenti, gli stati d’animo che attraversano la sua esistenza, condizionandolo sia come uomo che come artista.
Verso i sessant’anni Gustavo decide di porre fine alla sua carriera lavorativa. Appagato dai successi ottenuti in mezzo a tante difficoltà, ma anche stanco per le fatiche a cui si è dovuto sottoporre nell’arco degli anni.
Questa è la stagione in cui si dedica col cuore pieno di amore ed entusiasmo a svolgere il suo nuovo ruolo di nonno. Carlotta e Rebecca, figlie di Gianmarco e Monia, assieme a Viola, figlia di Lorenzo e Gloria, diventano la sua nuova ragione di vita. Si dedica alle sue nipotine da nonno presente e amorevole, passando con loro la maggior quantità di tempo possibile.
Sono anche gli anni in cui Gustavo si dedica a dare il suo personale contributo al compartimento culturale della sua amata città: Bazzano. Collabora all’apertura della sede locale dell’Università della Terza Età Natalia Ginzburg di Vignola. Attraverso questa struttura, con il patrocinio ed il sostegno della Fondazione Rocca dei Bentivoglio e dell’Associazione Culturale Terre del Samoggia, organizza a Bazzano vari corsi fra i quali quelli di storia dell’arte, filosofia e scacchi, oltre ad alcune interessanti ed apprezzate visite guidate presso musei e mostre di pittori e scultori noti ed affermati.
Collabora all’organizzazione di vari convegni tenuti presso varie strutture pubbliche distribuite sul territorio di Bazzano e dei Comuni limitrofi sui temi dell’ecologia e delle nuove forme di energia rinnovabili ed ecosostenibili, invitando di volta in volta relatori di reputazione e fama internazionali.
Assieme ad un entusiasta gruppo di persone aggregatosi durante i diversi corsi di filosofia tenuti fra Bazzano e Vignola, contribuisce alla formazione di un collettivo di discussione, il Caffè Filosofico, che si occupa di esplorare e approfondire i grandi temi e i grandi interrogativi della vita, sovrapponendoli alle problematiche più direttamente legate alla nostra società e alla vita dell’uomo contemporaneo. Un’esperienza capace, per quel che è possibile, di rendere il nostro mondo un luogo meno gretto e più attento ai bisogni del prossimo.
La mattina del 20 Febbraio 2013, in circostanze drammatiche ancora oggetto di attività processuali, Gustavo ci lascia, scavando un solco profondo fra il prima e il dopo, che ancora oggi risulta difficile da accettare.
Testo a cura della famiglia di Gustavo Dino Biagi.
Ecco un breve estratto dalla Galleria d’Arte Millecolline dedicata ad Gustavo Dino Biagi:
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