Inizia AUT-AUT.

ANTEPRIMA. Mercoledì 4 maggio 2016 inizierà AUT-AUT il 5° festival regionale contro le mafie. Iniziamo a raccogliere le impressioni e i racconti per aumentare le informazioni su questo importante appuntamento. Mandateci anche vostri lavori con testo, foto o video di buona definizione e li pubblicheremo in questa pagina. Buon Festival.

 

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Produzioni Millecolline

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Poesia. Il primo racconto di Milla per Millecolline

Quando la prof. Milla Ghedini ci ha mandato il suo primo testo, appositamente scritto per Millecolline, le cose non le sembravano chiare e non aveva idea di come potesse essere utilizzato ma appena lo abbiamo letto a noi è parso chiaro: sarebbe stato il primo racconto di una raccolta da pubblicare pian-piano sulla nostra rivista. Come fosse un libro. ed ecco il l’inizio, buona lettura.

Prima poetica - Quarta impaginazione (1)

Prima poetica - Quarta impaginazione (2)

Prima poetica - Quarta impaginazione (3)

Prima poetica - Quarta impaginazione (4)

 

 

Prima poetica - Quarta impaginazione (5)

 

 

Produzioni Millecolline

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Terra di confine, il nuovo documentario di Enrico Masi e Stefano Croci

ANTEPRIMA. Terra di Confine. A Bazzano il sabato mattina al mercato è un appuntamento doveroso e imprescindibile per ogni bazzanese che si rispetti perchè molto spesso riserba incontri, sorprese e novità. Così, mentre il camminare ti porta fra bancarelle ed amici ecco che capita di rivedere Enrico Masi al tavolino con Stefano Massari: un incontro fra due registi da non perdere e mi avvio a salutarli per sapere se ci sono novità. Eccome se ci sono novità: Enrico, assieme al collega Stefano Croci, ha appena terminato il suo documentario celebrativo dei 30 anni di Corti, Chiese e Cortili e come prima cosa mi srotola, come fosse un antico papiro,  la “locandona” che ne pubblicizza l’evento: Lunedì 9 maggio 2016. Un appuntamento da non mancare, vi faremo sapere…

 

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Testo di Roberto Cerè per Millecolline

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Due signore e un Cherubino cresce ed arriva all’Alemanni

ANTEPRIMA. La prima fatica di Maurizio Tonelli alla regia, Due Signore e un Cherubino, l’avevamo annunciata il 22/11/15 con una anteprima pubblicata pochi giorni prima dell’appuntamento in Sala dei Giganti a Bazzano; oggi la ritroviamo a Bologna al Teatro Alemanni. Quella che abbiamo avuto e’ stata un buona intuizione che ha avuto buoni sviluppi e che anche i famigliari dell’autrice, Goliarda Sapienza, hanno apprezzato. Quindi, chi si è perso la prima (primissima) di Due Signore e un Cherubino a Bazzano potrà recuperare andando a Bologna il 04 maggio 2016 agli Alemanni.

locandina Alemanni maggio 2016

Dopo la locandina proseguiamo con le note che ci ha inviato  la  compagnia.

 

01

 

Due Signore e un Cherubino è una pièce scritta intorno al 1987 dalla poliedrica artista: Goliarda Sapienza. A ispirare l’opera fu l’amicizia vivace e sui generis che venne a instaurarsi tra la stessa scrittrice e la signora Marzotto,  famosa per essere la mondina  più mondana dell’alta società di quei tempi. Questo testo elegante e denso di dialoghi scintillanti contrappone una donna ricca ma insoddisfatta (Marta) a una donna povera di danari ma ricca di talento (Piera);  nonostante l’esplicita differenza che le leghi, entrambe stringono un rapporto così intimo da spingerle a condividere tutto: compresa la deliberata scelta di farla finita per sempre. Durante un pomeriggio ozioso e come di consueto ricco di confidenze, le due amiche decidono di suggellare la loro intimità condividendo  il gesto più eclatante che in questa vita si possa contemplare: il suicidio. Dialoghi fluttuano tra le coscienze di queste due donne e abitano il tempo che le separa dal rituale mortifero e al contempo gioioso che stanno per compiere. A disattendere il progetto delle nostre due amiche, ci pensa un giovane e aitante ragazzo (il Cherubino), conturbante, misterioso e profondamente persuaso dal chiaro-scuro di questa vita, come un arcobaleno che porta con sé sia pioggia che sole, incoraggia nuovi eventi per i soggetti. Le due amiche lo accolgono, lui si concede, l’incontro delle loro anime ridefinisce  nuove istanze, narcotizzando per il momento quel fuoco vano che alleggiava tra quelle pareti; vivere e morire acquistano, allora, nuove densità e l’inaspettata simbiosi che si viene a creare tra di loro si fa vascello per passare di vanità in vanità.

 

02

Note di regia:

Quel che si propone è una regia mirata a mettere in rilievo i dialoghi dei personaggi,  l’alterità che li lega, l’estrema sintonia che al contempo si instaura tra di loro e il divertente gioco di seduzione che fa da scena al loro dramma. Su questo tessuto di dialoghi ho cercato di valorizzare la spiccata naturalezza con cui soprattutto  le due protagoniste, credo, siano state pensate dalla scrittrice.  Mi piacerebbe che il pubblico fosse trasportato invisibilmente in quella stanza,  per rubare quell’intimità, sempre in bilico tra lo strappo e la riconciliazione. Insomma, forse ambiziosamente, spererei che lo spettatore si senta partecipe di una sorta di ratto, di un nobile saccheggio di quella comunanza di  anime che  rende questa amicizia profondamente libera. La colonna sonora scritta per lo spettacolo acuisce i momenti in cui i personaggi sembrano un solo corpo, quasi dotandoli di una guaina che li ripara dalle loro incongruenze e dalle diverse strade che la vita li ha portati a vivere. La suggestione che questo testo mi ha donato e che spero di restituire agli spettatori è che, sebbene la vita presti il fianco a continue forme di complessificazione, ciò che ci restituisce la vera umanità è saper estrarre la bellezza dagli eventi,  anche i più semplici, spesso inaspettati, come una semplice festa a cui si decide di accodarsi. Le rispettive vanità e le difficoltà legate all’esistenza allora sembrano svanire. Il valore delle cose emerge come un lampo, come una sorta di schizía creatrice che irrompe nelle vite dei “miei” personaggi e sembra pacificare sia loro che il pubblico.

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La Linea Gotica nel 25 aprile 2016

Monteveglio in Valsamoggia, 16/04/16, S.Teodoro. La Grune linie II°, altrimenti detta Linea Gotica, mostra ancora di essere capace di suscitare silenzi a distanza di 71 anni. Certo, sono silenzi di chi ne conosce il peso e ne comprende le vicende; non ci affanniamo certo a buttare via il nostro tempo a descriverli agli appassionati del disimpegno imperante.

Pillole corsare n°11 – La Buona Scuola come io speriamo che me la cavo

La “Buona Scuola”  come “ Io speriamo che me la cavo” ?        [n.11]    

Dopo dieci mesi dalla promulgazione delle legge 13 luglio 2015, n.107,  sulla riforma del Sistema scolastico italiano, conosciuta come la “Buona Scuola”, dopo alcuni clamori di nostalgici repertori, dopo alcune critiche di diffuso malessere e smarrimento tra le varie realtà sindacali, siamo entrati in un’atmosfera di silenzio “meditativo”  per qualche nuovo annuncio contestativo come post it di fine anno. Come mai la Scuola Italiana, fin dalla prima legge Casati (1859), è continuo oggetto di pensamenti e di ripensamenti, di aggiustamenti ed adeguamenti, di compromessi ideologici, politici e sindacali, di condizionamenti “capitalistici” espressi dal mondo del lavoro e dalle leggi dell’economia di mercato? Siamo convinti che la società cambia, che il problema dell’istruzione non è più quella legata a combattere l’analfabetismo; non siamo più una società alla ricerca di modelli di sopravvivenza. Siamo una società altamente industrializzata, tra le democrazie più avanzate in Europa e nel mondo Occidentale. Ma tutto questo non basta per realizzare leggi robuste sulle nuove problematicità della scuola del XXI secolo, in rapporto alle nuove dinamiche migratorie, alla coesistenza  delle diverse culture ad una inevitabile cambiamento culturale , non solo della  scuola come istituzione, ma della condizione di essere studente. Nel passato molti sono stati gli studiosi italiani ( da Papini a don Milani ) che hanno sostenuto dell’inutilità della Scuola, sia in senso politico che istituzionale. Dopo la riforma Gentile (1923), una riforma altamente articolata, progettata per la formazione intellettuale e professionale dei cittadini italiani, con contributi di altissimo livello, come quelli sostenuti ,in modo appassionato, da Giuseppe Lombardo Radice ( pedagogista,riformatore ), non abbiamo più avuto una riforma organica capace di cancellarne ogni traccia. E’ durata oltre settant’anni  e poi abbiamo avuto le ultime eruzioni “globalizzanti” della legge (Gelmini) e della legge (Giannini). L’unica grande rivoluzione è stata quella di passare da un sistema verticale ( scuola “autoritaria” e “classista” ) ad un sistema orizzontale ( scuola “democratica” ed “ugualitaria” ) . La scuola  non come “piramide” di perenne fortezza e vasti orizzonti,  ma come “zattera” in balìa delle onde e delle perturbazioni di tipo robinsoniano. Ciò non significa che la riforma Gentile sia stata la regina o l’optimum delle riforme. Sappiamo che una buona regola è quella di contestualizzare ciò di cui vogliamo parlare. La riforma Gentile si identifica con il ventennio fascista. Ma come mai ha continuare ad essere viva fino agli anni settanta?  Ciò che ha cambiato un po’ le cose sono state: la riforma della scuola elementare del 1955 – la riforma della Scuola Media Unica del 1962  – l’istituzione della Scuola Materna Statale del 1968 –  la legge sugli gli Organi Collegiali del 1974 e via dicendo. Cammino molto lento e sempre molto frammentario. Pensiamo alla riforma della Scuola Superiore. Mai una visione unitaria della Scuola pubblica “dall’infanzia all’Università”. Ciò che ha preoccupato anche in queste ultime legislature sono stati i problemi irrisolti del personale: immissioni in ruolo, superamento della modalità del “precariato”, adeguamenti degli stipendi, nuovi criteri concorsuali per i nuovi assunti.

E’ finito il tempo del grande clientelismo elettorale come investimento dei partiti e dei sindacati. Ma a questa dissennata politica della Prima Repubblica, che cosa ci viene consegnato? Quale Progetto Culturale per la Scuola del 2000? E’ sufficiente giustificare la validità, la bontà di una riforma, come quella della Scuola Italiana, procedendo per adeguamenti di mercato, di modernizzazione e di necessità “aziendali”, dove tutto si riduce a parlare di: lingua inglese, informatica, uso delle multimedialità relative alla comunicazione ed informazione, senza tener in considerazione che questi sono strumenti e non contenuti. La scuola non può divenire un parco di addestramento alle conoscenze strumentali dei modi ed usi dei “selfie” educativi e culturali. Ci vuole ben altro, forse un nuovo “Gentile”, che sappia interpretare l’attuale disordine sociale nella prospettiva delle nuove utopie democratiche, per determinare un compiuto ed interattivo Progetto Riformatore che va dalla Scuola alla Società e dalla Società alla Scuola.

Se è vero che siamo nel tempo delle Società della Conoscenza, cerchiamo di preoccuparci dell’educazione e formazione al e del sapere, poiché i sistemi scolastici, se non sono meditati con finalità prospettiche, rischiano di essere un semplice esercizio contabile per soddisfare ed archiviare un capitolo della spesa pubblica corrente. In attesa di un prossimo Ministro che avrà un’altra riforma da proporci, cerchiamo di non consolarci con aggettivi buonisti.

                                                                                                                                                   Franchino Falsetti  

 

 

Linee certe. (Ph. Roberto Cerè. 2016)
Linee certe. (Ph. Roberto Cerè. 2016)

 

 

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