ARTE ASTRATTA

W. Kandinskij, Primo acquerelli stratto , 1908
W. Kandinskij, primo acquerello astratto , 1908

Le parole dell’arte.  Rubrica a cura di Franchino Falsetti. Costruire un piccolo dizionario delle parole dell’arte contemporanea.

ARTE ASTRATTA
Nel linguaggio artistico contemporaneo, la terminologia di “arte astratta” o “astrattismo”, sollecita un processo di elaborazione compositiva – creativa, che tende ad evidenziare una chiara chiave verso il “nuovo” e la piena accettazione della vita, del costume del tempo corrente.
Si tratta di espressioni artistiche che rifiutano ogni riferimento ai modelli naturalistici e figurativi. L’artista vuole sperimentare nuove vie dell’arte entrando nel mondo delle “avanguardie” che hanno caratterizzano, in particolare il XX secolo : dall’astrattismo, al cubismo, al simbolismo, al surrealismo, ect… L’obiettivo principale è quello di astrarre le proprie esperienze da qualunque contatto concreto con la realtà.
L’arte astratta, infatti, “non mira a fornire un’interpretazione della realtà, ma a determinare e designare una condizione della coscienza”. ( G.C. Argan, 1951 ) – Storicamente il concetto di “astrazione” può essere dotato tra il 1908 ed il 1912. E’ del 1912 la prima opera pittorica “astratta”, un acquarello di W. Kandinsky, il quale nel 1914 pubblicò “ Lo spirituale nell’arte”. Opera fondamentale per capire una nuova filosofia della poetica dell’arte contemporanea.

Per Kandinsky l’arte astratta: “ non si trattò di semplificazione progressive dell’immagine naturalistica, ma di una progressiva ‘astrazione’ da essa”.
Interessante ricordare un importante volume curato da E. Mill, “La polemica sull’astrattismo” (1958), dove si esprimono pareri molto discordi ed avversi a questa tendenza culturale che, ormai, sta contaminando l’intero mondo artistico occidentale.
L’autore è convinto dell’impossibilità di considerare questa esperienza come arte ed afferma:”da questa ‘percezione’ di voler dare corpo ad una nuova concreta realtà, fatta solo di linee e colori ..[…] L’astrazione dalla realtà di cui parlano gli astrattisti e quindi un non senso…. La pura astrazione degli astrattisti è quindi la negazione completa dell’arte”.
Al di là di tante altre polemiche occorse fino ad oggi ed ancora oggetto di conflittualità ideologiche, l’arte astratta potrebbe essere capita ed affermata se si potesse si potesse collocare e collegare con i cambiamenti di vita e di costume della società.

Atanasio Soldati
Atanasio Soldati

L’arte non è una esperienza neutrale : vive, convive ed interpreta i modelli culturali di cui è direttamente emanazione.
Il suo tradizionale ruolo di concorrere al processo educativo e formativo della persona è oggi oscurato e deformato dalla pervasiva invadenza dei mass media e dalle sofisticate esperienze di natura fotografica e dalle tecnologie delle arti visive in genere. Rimane, però, ancora importante, come particolare espressione legata all’inventività e creatività individuale, per farci conoscere quell’immaginario collettivo che caratterizza, più di qualunque altra epoca, la vita contemporanea e le sue rapide trasformazioni.

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Piet Mondrian, 001 composizione, 1921

Forse per entrare con maggior consapevolezza, senza alcun pregiudizio, nella conoscenza e comprensione dell’arte astratta e di qualunque altra divergente tendenza stilistica o culturale di riferimento al tempo disordinato e tumultuoso che viviamo, si potrebbe rendere attuale, quanto ci ricordava Baudelaire, quando invitava gli artisti a saper cogliere: “l’héroisme de la vie moderne”.

Franchino Falsetti

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LEGGERE L’ARTE SENZA CONFINI. Perchè nulla si disperda.

Istruzioni per l’uso: perché nulla si disperda!

A partire da questo nuovo anno di collaborazione con la redazione di Millecolline, in modo periodico, presenterò l’arte nei suoi possibili aspetti, curando, in modo particolare, i contenuti dell’espressione artistica anche nei vari contesti tecnologici e scientifici che condizionano, soprattutto, l’esperienza contemporanea e le sue nuove ricerche sperimentali e le , molto spesso, incomprensibili “provocazioni”.
Tutto questo senza aver la pretesa di definire l’arte, che è , comunque, una vera impresa,oggi, poiché l’aver teorizzato e praticato il nuovo dogma : uscire dagli schemi e dai metodi, ha generato forme aleatorie od indefinibili del processo artistico del tradizionale concetto di creatività e di inventività . C’è il rischio che l’opera d’arte contemporanea si giustifichi non per quello che esprime, per le sue implicazioni culturali, ma per quello che , come fatto extra-arte, lo condiziona e lo produce.
La società di oggi, nella sua “liquida” trasformazione, ha , inesorabilmente, contaminato ogni espressione e ogni comunicazione.
L’arte è lo specchio deformante di questa società, sempre più disumanizzata e sempre più destrutturata.
L’arte, in questo disarmante e precario contesto sociale, può ri-conquistarsi un suo ruolo, una sua autonomia, una sua funzione pedagogica, per es. quella di “aprire” gli occhi della mente.
“ La barbarie estetica realizza la minaccia che pesa sulle creazioni spirituali fin dal giorno in cui sono state raccolte e neutralizzate come cultura”. ( Max Horkheimer, Theodor W. Adorno, Dialettica dell’Illuminismo, Torino, Einaudi,1976, )
E poiché è sempre importante ricordare che “per deliberare occorre conoscere”, l’arte oltre ad essere materialità, è, soprattutto, pensiero, un modo per pensare la realtà e la materialità. E , quindi, è opportuno leggere, studiare, riflettere sui “casi” dell’arte, sulle sue teorizzazioni, sulla sua storia, su i suoi modelli culturali ed interpretativi.
E questo sarà il mio programma per l’anno 2015-16, la mia identità come studioso, come docente, come critico dell’arte.
Ecco perché ho intitolato questo percorso di cultura e di educazione: “Leggere l’arte senza confini..…riflessioni, recensioni, bibliografie, ect.. ”.

Lo “scaffale “ dell’arte

1. Jean Baudrillard, La sparizione dell’arte, a cura di Elio Grazioli, Milano, Abscondita, 2012
E’ uno stimolante volumetto, dove sono state raccolte due conferenze tenute negli Stati Uniti nel 1987 da Baudrillard, importante studioso, intellettuale, critico d’arte e saggista francese.
Il modo migliore per capire di cosa parlino questi duestimolanti “manifesti” dell’arte, preferisco trascrivere alcune righe scritte dallo stesso autore.
“Quando si parla dell’arte, è perché non esiste già più. Certo, non nei fatti – la vediamo proliferare ovunque, e il discorso sull’arte ancora più velocemente -, ma nel suo genio, nella sua avventura, nella sua potenza di illusione, nella sua capacità di negare il reale e di opporre al reale un’altra scena in cui le cose obbediscano a una regola del gioco superiore, una figura trascendente in cui gli esseri, a immagine delle linee, dei colori su una tela, possano perdere il loro senso, eccedere la propria fine e, in uno slancio di seduzione, raggiungere la loro forma ideale, fosse pure quella della loro distruzione”.

2. Lev N. Tolstoj. Che cosa è l’arte?, a cura di Filippo Frassati, Milano, Universale Economica Feltrinelli, 1978
Il grande scrittore russo sensibile non solo non solo alla scrittura narrativa ma ad ogni segno estetico di ricerca comunicativa e creativa. I suoi interessi erano, principalmente, rivolti alla dimensione estetico- artistica. “L’arte, la poesia? Per molto tempo, sotto l’influsso del successo, della lode della gente,, io m’ero persuaso che questa era l’attività che dovevo svolgere, senza considerare che poi sopraggiunge la morte che annienta tutto : le mie opere e il ricordo di esse”. In questo piacevole libretto, Tolstoj vuole indagare l’animo umano, per scoprire le motivazioni di questa antica pratica, antico linguaggio dell’arte.
Prima di arrivare a dare una sua definizione dell’arte, c’è un capitolo dedicato alle varie teorie dell’arte sia come attività, che come manifestazione dell’uomo.
Il senso di religiosità o di coscienza religiosa che Tolstoj affida all’arte, lo porta a sostenere una sua definizione, su cui si dilungherà nella sua lunga ed articolata trattazione.
“ L’arte comincia quando l’uomo, nell’intento di trasmettere ad altri una sensazione da lui provata, la risuscita in sé e la esprime con certi segni esteriori”.

3. Francesco Bonami, Lo potevo fare anch’io! Perché l’arte contemporanea è davvero arte, Milano, Mondadori, 2009
Un testo piacevole scritto con una certa (auto) ironia da un eccellente protagonista della critica d’arte italiana. Il titolo è già un invito alla lettura con forti curiosità, perché , come ci ricorda lo stesso autore: “L’arte è come il cibo, nessuno dice ‘non me ne intendo’ quando va al ristorante. E’ il cibo dell’anima e della mente: dopotutto si mangia anche per piacere, non solo per sopravvivere. Gusterete l’arte come mangiare la pasta, senza pensarci tanto, criticando quella scotta e apprezzando quella al dente”. Il libro è costruito in modo libero, senza cronologie di rigore. Si procede per capitoli dedicati a differenti artisti, proprio come si fa con un buon menu assortito : non è richiesta nessuna competenza ma un buon palato. Gli artisti, per ricordarne qualcuno, vanno da Arnaldo Pomodoro a Lucio Fontana, da Warhol a Cattelan.

Segnalazioni bibliografiche

– Francesco Bonami, Mamma voglio fare l’artista! Istruzioni per evitare delusioni, Milano, Electa, 2013
[ si rivolge ai bambini di 9 anni e genitori intelligenti ]
– Flavio Caroli, Arte d’Oriente arte d’Occidente, Milano, Electa, 2012
[ Una descrizione accurata di mappa delle culture del mondo per comprendere i principi che ne hanno determinato le differenze e che poi hanno raggiunto forme di incontro e di intreccio fra loro. ]
4. Gabriel M. Roig, Arte per bambini, Trieste, Editoriale Scienza, 2012
(Un libro scritto ed illustrato per avvicinare i bambini all’arte mediante “l’osservazione, il gioco, l’ingegno e la sorpresa”).

Franchino Falsetti

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Le parole dell’arte, Action Painting

A cura di Franchino Falsetti avviamo una nuova rubrica con l’idea di costruire un piccolo dizionario delle parole dell’arte contemporanea.

Action painting –  ( pittura d’azione )

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Action-painting 001 cc2

Denominazione inventata e proposta dal critico americano Harold Rosenberg ( sulla rivista “Art News”, dicembre 1952 ).
Venne posta e messa in concorrenza all’altra già diffusa di abstract expressionism ( espressionismo astratto ) ed al dripping ( sgocciolature e
spruzzi disordinati , non predeterminati, di colore sulla tela con effetti violenti e di forti impressioni ).
Questa parola sta ad indicare, in senso strettamente tecnico, un’espressività gestuale, libera da ogni sistematico processo compositivo.
“ Per ogni pittore americano”, scrive Rosenberg nell’articolo, sopra ricordato,”arriva un momento in cui la tela appare come un’arena offerta al suo intervento piuttosto che uno spazio dove riprodurre , ricreare, analizzare o esprimere un oggetto reale o immaginario. Allora ciò che deve essere trasmesso alla tela non è più un’immagine, ma un fatto, un’azione”.
Alcuni protagonisti di questa tendenza: Jackson Pollock, Willem De Kooning, Philip Guston, Joan Mitchell, Franz Kline.

 Franchino Falsetti

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Bologna tra passato e presente: intrecci di memoria

ANTEPRIMA – Dopo la pausa estiva riprendiamo la collaborazione con il prof. Falsetti che, questa volta, ci invita ad una mostra d’arte da lui curata ed organizzata presso la Sala Gualandi presso la Parrocchia della SS. Trinità in via S. Stefano, 87 a Bologna. Pubblichiamo quindi le note informative di questa mostra che dura l’intera settimana che si apre con la festa di S. Petronio invitandovi a visitarla.

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Il prof. Franchino Falsetti. Inaugurazione mostra dedicata ad Umberto Mastroianni. Zola Predosa, 2014.

La locandina-invito della mostra è pubblicata nella palette APPUNTAMENTI della nostra rivista.

aggiornato 7 settembre

Mostra 3 ottobre -Articolo

 

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Metti un libro d’arte nella valigia delle vacanze!

Articolo del prof. Franchino Falsetti.  

Tanti sono i consigli che i media, in particolare la stampa, suggeriscono per scegliere i libri delle vacanze estive, che sono già cominciate con temperature tropicali.

Forse il troppo caldo non ci invoglia alla lettura, ma sono convinto che un buon libro possa essere non solo oggetto di temporanee consolazioni o distrazioni, ma un motivato  motivo per sentirsi coinvolto su tematiche di maggior impegno culturale ed intellettuale.

Un tempo, ormai lontano, nelle scuole di ogni ordine e grado, c’era la salutare abitudine di consigliare agli studenti i libri per le vacanze: non solo il solito ed arido eserciziario per non dimenticare quanto appreso durante l’anno scolastico trascorso, ma un utile “elenco” di testi,soprattutto, di letteratura  e narrativa classica e moderna.

Una piacevole abitudine che si dovrebbe riprendere, arricchendola di molti altri spunti di indagine e di approfondimento, poichè nel frattempo i mezzi di informazione si sono moltiplicati e le occasioni per leggere sono diventate una opportunità alla portata di tutti.

Dopo alcune riflessioni sul significato dell’arte nella complessità socio-culturale del mondo contemporaneo ( vedi i miei articoli precedenti ), vorrei presentare a tutti i fruitori dell’interessante  “Millecolline”, una piccola guida di libri che ci mettono in contatto, in modo piacevole, con il mondo dell’arte e con le sue specificità tecniche ed estetiche.

Libri fatti di pensieri e di cronache dell’arte, con testimonianze e curiosità culturali, che rendono la conoscenza, non un tutto definito, ma come un insieme di piccoli frammenti tra vita e creatività, molto spesso contrastanti ed, apparentemente, divergenti.

Sono i famosi “consigli” per gli acquisti, che in questo caso sono meglio finalizzati all’altro slogan: “istruzioni per l’uso”. Io vi segnalo e vi presento,quindi, alcuni titoli, tutti interessanti, su cui rivolgere la vostra attenzione e scegliere quello da aggiungere al vostro  necessaire estivo. I rimanenti dell’ideale scaffale, potranno essere considerati come un modo divertente per continuare una lettura più rispondente ai vostri interessi e formazione.

 

Lo “scaffale” dell’arte.

 

  1. Pablo Echaurren, Contro storia dell’arte, Roma, Gallucci, 2011

Nel frontespizio interno, si legge: Breviario di un bastiancontrario. L’autore versatile artista,musicista e straordinario collezionista, in una coinvolgente e particolare storia dell’arte, capovolge i punti di vista che hanno sempre caratterizzato lo studio degli stili e dei temi dell’arte ( dalla preistoria ad oggi ). Sono considerate le maggiori età storiche dell’arte ed i capolavori di massimo riferimento senza retorica e senza giudizi pedanti e scontati. E questo lo si coglie fin dalle prime righe di questo divertente ed “irriverente” viaggio: ” Uno dice “la storia dell’arte”.  Vabbé, ma poi manco si sa bene cosa sia quest’arte qua. Prendi i sassolini pitturati dal Neanderthal, le armi dal Sapiens Sapiens, le Veneri cellulitiche paleolitiche. Erano arte? […]”.

 

  1. Vincent van Gogh, Lettere a un amico pittore ( a cura di Maria Mimita Lamberti ), Milano, BUR, 2006

Le ventidue lettere di van Gogh scritte all’amico pittore Emile Bernard tra il 1888 e il 1889, curate dalla storica dell’arte Maria Mimita Lamberti, rappresentano un chiaro esempio per rendere il significato dell’arte non come “riduttiva” espressione visiva, ma come racconto intimo del proprio essere, della propria vita che diventa sinonimo di creatività, di arte come ricerca del proprio tempo e dei propri sogni. In queste lettere si cerca di dare “luce” ai “motivi” che ispirarono il fatto creativo ed una certa religiosità dei contenuti. Una lettura molta attuale, non solo per capire meglio l’opera di van Gogh, ma per cogliere preziosi suggerimenti per meglio comprendere le variabili dell’impressionismo e le contaminazioni dell’arte europea di fine secolo diciannovesimo.

 

  1. Flavio Caroli – Ludovico Festa, Tutti i volti dell’arte. Da Leonardo da Basquiat, Milano, Oscar Mondadori, 2008

Dall’introduzione : “C’è un tempo per teorizzare e uno per raccontare”. Ne sono convinti gli autori lo storico dell’arte Flavio Caroli ed il giornalista Lodovico Festa, che hanno scelto il tempo di raccontare, in forma dialogica, lo sviluppo dell’arte occidentale, in modo non specialistico, attraverso informazioni, racconti ed aneddoti per fornire un particolare osservatorio dei “mille volti” dell’arte e delle diverse implicazioni in altri ambiti espressivi ed artistici come : il cinema, la video-arte e le ultime avanguardie. Dalla “Gioconda” di Leonardo al “graffitismo” di Basquiat, una carrellata ricca di preziosi spunti per nuove riflessioni e letture. Un tema non usuale, ma importante nei contesti storici e sociali attuali, è il capitolo intitolato : Arte d’Oriente, Arte d’Occidente. Al centro del volume è collocata una piccola antologia, a colori, delle opere che rappresentano i riferimenti stilistici e culturali delle epoche e delle tematiche diverse considerate.

 

  1. Federico Zeri, Confesso che ho sbagliato. Ricordi autobiografici, Milano, Longanesi, 1995

Un grande storico dell’arte che attraverso i suoi ricordi autobiografici ci parla dell’arte del Novecento nell’incontro e frequentazione di straordinari protagonisti come Berenson, Longhi, Contini ed altri, di cui, significative sono le pagine in cui vengono illustrate le diverse concezioni e contrapposizioni della cultura artistica, delle sue obiettività e finalità. Un libro, nato a Parigi, luogo prediletto di Zeri, lontano dalle molte polemiche di cui era fortemente temprato. Un libro di scorrevole lettura e di narrazioni passionali ed avvincenti. L’arte come sinonimo di vita, come parola “magica” a cui attorno ruotano sentimenti, memorie e conoscenze. Un vademecum sulle tendenze dell’arte, sulle aspettative e cambiamenti che hanno, maggiormente, segnato i protagonisti ( dagli artisti agli storici, dai collezionisti agli alfieri del mercato dell’arte ) del XX secolo, appena trascorso.

 

Buona lettura. Buone vacanze.

     Franchino Falsetti

 

 

 

 

 

Andare oltre l’arte per ri-scoprire l’Arte

Dal  Prof. Franchino Falsetti, per la sua rubrica SGUARDI INCROCIATI.

Andare oltre l’arte per ri-scoprire l’Arte

In questi ultimi 3 mesi a Bologna, città assopita e sempre più evanescente, si sono , quasi contemporaneamente, inaugurate tre Mostre di indubbio valore artistico e culturale: a Palazzo Fava : “ Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice”; presso la Galleria d’Arte Fandantico – Palazzo Pepoli: “Salone della pittura bolognese dall’Ottocento al contemporaneo”;  a Palazzo Albergati : Escher, artista visionario e incisore olandese, una importante retrospettiva di oltre 150 opere.

Tre appuntamenti di alto valore culturale che in un ravvicinato e simultaneo tempo di esposizione possono non essere vissuti nella loro specificità e nei loro significati non solo artistici ma di testimonianze di pensiero e di “scrittura” delle realtà storiche di cui sono espressione.

Ho visitato queste tre intelligenti e problematiche Mostre e ne sono uscito con un forte senso di disagio ed alcuni ripensamenti o critiche considerazioni. Diverse sono, infatti, le motivazioni che concorrono alla definizione di una mostra d’arte : da opportunità di mercato a quella più storica e nostalgica di credere che una esposizione di “quadri” sia la rivelazione dell’anima dell’artista o per lo meno della sua identità creativa. E’, ormai, evidente che l’arte è diventata , formalmente, un business, un investimento globale, con il proprio “borsino” che registra gli andamenti di mercato per la gioia dei collezionisti e galleristi, oltre ai grandi gruppi economici od istituzionali che ne sono, molto spesso, i promotori. E’ vera gloria? Non c’è bisogno di attendere i posteri per esprimere un certo smarrimento. Fiumi di parole si sono scritte sulla finalità dell’arte, su i suoi contenuti e sulle incomprensibili “mutazioni” del XX secolo, che nel 1954 faceva scrivere al critico d’arte e pittore Leonardo Borgese che si domandava se la pittura cosiddetta astratta fosse arte: “ astrattismo, automatismo, dadaismo, spazialismo, nuclearismo, concretismo, ecc… A dispetto di chi riapplica le numerose etichette, la bottiglia e la roba che c’è dentro sono sempre le stesse.

Antonio Basoli, Veduta di P.zza Maggiore, 1830 circa
Antonio Basoli, Veduta di P.zza Maggiore, 1830 circa

Un’estetica  ambiziosa ma povera, puerile e di una monotonia esasperante nei risultati”. Un certo pessimismo o una reale constatazione che ci mostra l’artista non il “Diogene” dei tempi, ma un utile strumento che può facilitare operazioni di marketing per ogni uso e per ogni committenza. Pertanto se l’arte contemporanea ha sviluppato, in modo sconfinante, questa tendenza, di fatto, come ci ricorda Jean Baudrillard, ne ha avviato la propria sparizione. Ma non voglio soffermarmi su queste problematiche, che tratterò in un altro mio prossimo articolo. Quello che,invece, mi preme che le tre Mostre citate abbiano posto diversi interrogativi di richiamo al concetto di arte, al suo senso storico, alla sua aderenza alla realtà, al suo divenire, all’esigenza di autonomia, di libertà creativa, di senso del sublime, della catarsi, dell’irrefrenabile desiderio di libertà. Cioè l’uomo che si fa artista e non l’artista che si fa prodotto, spersonalizzato delle sue idee e del suo ruolo non solo quale interprete ma vate in un mondo fatto di disperazione, di disordine, di abbandono di ogni senso di sicurezza dei valori e dei sentimenti. Una diffusa precarietà dell’esistenza e delle cose che l’uomo ha prodotto e produce. L’effimero è la nuova ideologia e questo ci porta, gradualmente, alla perdita della “memoria” non solo storica ma del nostro essere, della consapevolezza del nostro esistere. L’arte potrebbe sollecitarci a nuove riflessioni. A riportarci a contatto con quella realtà, di cui abbiamo perso ogni concettualità e dimensione.

Giuseppe Gheduzzi, La bottega dell'antiquario
Giuseppe Gheduzzi, La bottega dell’antiquario

E’ opportuno scendere in campo aperto e combattere “ la vertiginosa ascesa del mercato”, che si sta trasformando in una nuova “bolla”, in cui il denaro sarà la vera “carta” d’investimento culturale. E’ opportuno ricordare che tutto questo nasce non dall’arte, ma dalla nuova sociologia della globalizzazione e dalla progettazione di un nuovo stato della società,  che il sociologo Bauman ha definito “sotto assedio”. E l’arte in questo contesto rischia di divenire un inevitabile e strumentale “ostaggio” nella dominante società dei consumi. Tutto questo ci allontana anche dal piacere di frequentare Mostre di grande interesse come quelle della “primavera artistica bolognese” 2015. C’è una certa lontananza tra gli ideali espressi e ciò di cui l’arte oggi ha bisogno. Non è necessario come qualcuno ha scritto che siamo condannati a essere artisti, semmai dobbiamo ripensare il senso dell’arte e, soprattutto, i modi con cui questa deve incontrare il pubblico, il nuovo pubblico del XXI secolo. L’arte non si vede con il manuale della storia o con le didascalie o con gli ambiziosi ed eccentrici cataloghi o con le sofisticate strumentazioni tecnologiche od informatiche. L’arte non è un ideale elenco di strane meraviglie di un divertente ed attraente Luna Park di periferia, è un modo di pensare e di scrivere la realtà, di rappresentarla e di comunicarla. In questo percorso, l’artista ha perso la dimensione della realtà. Il suo rapporto è sempre più schizzofrenico, alterato, privo di ogni indagine ed autonome valutazioni. L’artista ha perso la capacità di vedere intus (dentro) non solo alla realtà ma ai meccanismi che ne hanno deteriorata ogni forma di comprensione critica, poiché deformata o annullata dalla invadente ideologia del “pensiero unico”, del prefabbricato, del livellamento della conoscenza e delle coscienze. Anche in Italia soffriamo di overbooking, un fenomeno di vaste proporzioni, dove l’occasione di un evento artistico o culturale, diventa un appuntamento al supermercato, ad una qualunque opportunità di divertimento, svago, una vetrina di gastronomie.

Escher-
Escher-

Anche a Bologna questo fenomeno si sta registrando e non fa bene al desiderio di vedere che l’arte non è una paninoteca e gli spettatori non devono ubbidire all’accecamento del mercato dell’offerte del tempo libero. Il turismo di massa nei musei, come nelle grandi gallerie d’arte, non educa alla fruizione dei “straordinari” momenti per la propria formazione artistica, ma sono fonti di allarmante invito alla diseducazione ed a coltivare la cultura dell’agglutinazione : tutto si deve consumare senza alcuna distinzione. E questa nuova weltanschauung  mette in stridente contrasto l’arte contemporanea ( definita anche “mostruosa e volgare” ) con l’arte classica e/o moderna , con il rischio di non saperne apprezzare alcun contenuto storico-stilistico o della pura bellezza o della meraviglia creativa . Forse diverrà opportuno, come ci ricordava il grande  Bruno Munari, che dobbiamo “disimparare l’arte per meglio comprenderla”.

 

 Franchino Falsetti