Le parole dell’arte.
A cura di Franchino Falsetti.
Pop Art.
“Gli artisti pop hanno creato immagini che chiunque era in grado di riconoscere all’istante – fumetti, tavoli da pic-nic, calzoni da uomo, celebrità, tende da doccia, frigoriferi, bottiglie di Coca-Cola – tutte le grandi cose moderne che gli espressionisti astratti avevano cercato tanto di non notare affatto”.
Così si esprimeva Andy Warhol, uno dei più noti e significativi esponenti della Pop Art ed in queste poche righe si racchiudono la filosofia ed il progetto artistico di una delle correnti culturali che, a partire dal dopoguerra, ha rivoluzionato il mondo dell’Arte .
Nato in Inghilterra alla fine degli anni ’50, prese consistenza e si sviluppò in seguito negli USA, a partire dagli anni ’60, per poi attecchire e diffondersi in Europa, producendo, veri e propri ribaltamenti rispetto alle esperienze dell’informale e dell’espressionismo astratto (imperante).
Pop Art è una contrazione di “Popular Art” , cioè “Arte popolare”, dove il termine “popolare” va inteso di “massa”. Un termine già consolidato dai sociologi per indicare un nuovo modo di rappresentare l’immaginario collettivo della prorompente società dei consumi.
Questa espressione fu coniata dal critico letterario statunitense Leslie Fiedler per indicare le afferenze espressive e connotative della cultura di massa, del “mid-cult” , che dopo la seconda metà degli ’50, si identificavano nei : fumetti, cartoons, ed altri prodotti, tipici della “bassa cultura” dei mass-media.
Il 1964, data memorabile, la Pop Art sbarca alla XXXII Biennale delle Arti Visive di Venezia, e gli artisti della scuola newyorkese della Pop Art, verranno selezionati ed il Primo Premio come miglior artista straniero verrà assegnato Robert Rauschenberg, provocando molte polemiche, anche all’interno della giuria internazionale. Questa scelta segnò la fine del primato europeo nell’ambito della ricerca pittorica delle avanguardie e collocò l’Arte americana, a partire dalla Pop Art , come il futuro dell’arte contemporanea e divenne il “modello imperante” nel mercato dell’arte internazionale.
La “nuova arte americana”, arrivò a Venezia , con l’appoggio del governo USA e fu subito lo sconcerto tra i visitatori e galleristi. Vennero messi in bella “mostra” :” barattoli sporchi – uccelli impagliati, tubi di dentifricio, ecc..”. Venne inventata l’icona degli oggetti- simbolo : le immagini che appartengono alla quotidianità e costituiscono, ormai, l’immaginario collettivo dell’uomo medio, oggetto della cultura e del mercato dei consumi.
Gli artisti Pop diverranno gli interpreti critici, banalizzando, di un mondo artificiale, fatto di plastica e di materiali usa e getta e di una cultura predisposta all’effimero, all’occasionale, al passatempo, ad un nascente e pervasivo edonismo, che caratterizzeranno gli ’70 e ’80 del secolo scorso.
Il fumetto, l’illustrazione, la pubblicità mescolati, a volte, con i contenuti della tradizione pittorica delle precedenti esperienze artistiche, diverranno i nuovi motivi di proposta e di ricerca.
Tra gli esponenti di maggior riguardo, oltre alla spiccata ed originale personalità artistica di Robert Rauschenberg, ne possiamo ricordare altri come: Roy Lichtenstein – Richard Hamilton – William Copley -Mimmo Rotella- Mario Schifano ( principale esponente della Pop Art della “Scuola romana”) – Giosetta Fioroni – Mario Ceroli – Concetto Pozzati .
Franchino Falsetti
Produzioni Millecolline
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