Metti un libro d’arte nella valigia delle vacanze!

Articolo del prof. Franchino Falsetti.  

Tanti sono i consigli che i media, in particolare la stampa, suggeriscono per scegliere i libri delle vacanze estive, che sono già cominciate con temperature tropicali.

Forse il troppo caldo non ci invoglia alla lettura, ma sono convinto che un buon libro possa essere non solo oggetto di temporanee consolazioni o distrazioni, ma un motivato  motivo per sentirsi coinvolto su tematiche di maggior impegno culturale ed intellettuale.

Un tempo, ormai lontano, nelle scuole di ogni ordine e grado, c’era la salutare abitudine di consigliare agli studenti i libri per le vacanze: non solo il solito ed arido eserciziario per non dimenticare quanto appreso durante l’anno scolastico trascorso, ma un utile “elenco” di testi,soprattutto, di letteratura  e narrativa classica e moderna.

Una piacevole abitudine che si dovrebbe riprendere, arricchendola di molti altri spunti di indagine e di approfondimento, poichè nel frattempo i mezzi di informazione si sono moltiplicati e le occasioni per leggere sono diventate una opportunità alla portata di tutti.

Dopo alcune riflessioni sul significato dell’arte nella complessità socio-culturale del mondo contemporaneo ( vedi i miei articoli precedenti ), vorrei presentare a tutti i fruitori dell’interessante  “Millecolline”, una piccola guida di libri che ci mettono in contatto, in modo piacevole, con il mondo dell’arte e con le sue specificità tecniche ed estetiche.

Libri fatti di pensieri e di cronache dell’arte, con testimonianze e curiosità culturali, che rendono la conoscenza, non un tutto definito, ma come un insieme di piccoli frammenti tra vita e creatività, molto spesso contrastanti ed, apparentemente, divergenti.

Sono i famosi “consigli” per gli acquisti, che in questo caso sono meglio finalizzati all’altro slogan: “istruzioni per l’uso”. Io vi segnalo e vi presento,quindi, alcuni titoli, tutti interessanti, su cui rivolgere la vostra attenzione e scegliere quello da aggiungere al vostro  necessaire estivo. I rimanenti dell’ideale scaffale, potranno essere considerati come un modo divertente per continuare una lettura più rispondente ai vostri interessi e formazione.

 

Lo “scaffale” dell’arte.

 

  1. Pablo Echaurren, Contro storia dell’arte, Roma, Gallucci, 2011

Nel frontespizio interno, si legge: Breviario di un bastiancontrario. L’autore versatile artista,musicista e straordinario collezionista, in una coinvolgente e particolare storia dell’arte, capovolge i punti di vista che hanno sempre caratterizzato lo studio degli stili e dei temi dell’arte ( dalla preistoria ad oggi ). Sono considerate le maggiori età storiche dell’arte ed i capolavori di massimo riferimento senza retorica e senza giudizi pedanti e scontati. E questo lo si coglie fin dalle prime righe di questo divertente ed “irriverente” viaggio: ” Uno dice “la storia dell’arte”.  Vabbé, ma poi manco si sa bene cosa sia quest’arte qua. Prendi i sassolini pitturati dal Neanderthal, le armi dal Sapiens Sapiens, le Veneri cellulitiche paleolitiche. Erano arte? […]”.

 

  1. Vincent van Gogh, Lettere a un amico pittore ( a cura di Maria Mimita Lamberti ), Milano, BUR, 2006

Le ventidue lettere di van Gogh scritte all’amico pittore Emile Bernard tra il 1888 e il 1889, curate dalla storica dell’arte Maria Mimita Lamberti, rappresentano un chiaro esempio per rendere il significato dell’arte non come “riduttiva” espressione visiva, ma come racconto intimo del proprio essere, della propria vita che diventa sinonimo di creatività, di arte come ricerca del proprio tempo e dei propri sogni. In queste lettere si cerca di dare “luce” ai “motivi” che ispirarono il fatto creativo ed una certa religiosità dei contenuti. Una lettura molta attuale, non solo per capire meglio l’opera di van Gogh, ma per cogliere preziosi suggerimenti per meglio comprendere le variabili dell’impressionismo e le contaminazioni dell’arte europea di fine secolo diciannovesimo.

 

  1. Flavio Caroli – Ludovico Festa, Tutti i volti dell’arte. Da Leonardo da Basquiat, Milano, Oscar Mondadori, 2008

Dall’introduzione : “C’è un tempo per teorizzare e uno per raccontare”. Ne sono convinti gli autori lo storico dell’arte Flavio Caroli ed il giornalista Lodovico Festa, che hanno scelto il tempo di raccontare, in forma dialogica, lo sviluppo dell’arte occidentale, in modo non specialistico, attraverso informazioni, racconti ed aneddoti per fornire un particolare osservatorio dei “mille volti” dell’arte e delle diverse implicazioni in altri ambiti espressivi ed artistici come : il cinema, la video-arte e le ultime avanguardie. Dalla “Gioconda” di Leonardo al “graffitismo” di Basquiat, una carrellata ricca di preziosi spunti per nuove riflessioni e letture. Un tema non usuale, ma importante nei contesti storici e sociali attuali, è il capitolo intitolato : Arte d’Oriente, Arte d’Occidente. Al centro del volume è collocata una piccola antologia, a colori, delle opere che rappresentano i riferimenti stilistici e culturali delle epoche e delle tematiche diverse considerate.

 

  1. Federico Zeri, Confesso che ho sbagliato. Ricordi autobiografici, Milano, Longanesi, 1995

Un grande storico dell’arte che attraverso i suoi ricordi autobiografici ci parla dell’arte del Novecento nell’incontro e frequentazione di straordinari protagonisti come Berenson, Longhi, Contini ed altri, di cui, significative sono le pagine in cui vengono illustrate le diverse concezioni e contrapposizioni della cultura artistica, delle sue obiettività e finalità. Un libro, nato a Parigi, luogo prediletto di Zeri, lontano dalle molte polemiche di cui era fortemente temprato. Un libro di scorrevole lettura e di narrazioni passionali ed avvincenti. L’arte come sinonimo di vita, come parola “magica” a cui attorno ruotano sentimenti, memorie e conoscenze. Un vademecum sulle tendenze dell’arte, sulle aspettative e cambiamenti che hanno, maggiormente, segnato i protagonisti ( dagli artisti agli storici, dai collezionisti agli alfieri del mercato dell’arte ) del XX secolo, appena trascorso.

 

Buona lettura. Buone vacanze.

     Franchino Falsetti

 

 

 

 

 

Bruno Pinto, all’infinito. Mostra personale a Monzuno – VIDEO

Monzuno (Bo), 04/07/15. Non potevamo mancare alla inaugurazione di “All’Infinito”, titolo della mostra di Bruno Pinto, ospitata nella sede del Circolo Artistico “Ilario Rossi” di Monzuno (Bo) e sostenuta dalla Associazione “A Regola d’Arte” di Casalecchio di R. (Bo). La mostra sarà visitabile dal 4 al 26 luglio 2015; per ulteriori informazioni vi invitiamo a consultare la locandina /invito pubblicata dalla nostra rivista nella Palette LOCANDINE. Buona visione.

All’in-finito. Bruno Pinto espone a Monzuno.

ANTEPRIMA. Riceviamo in extremis, e pubblichiamo subito, un invito alla inaugurazione della mostra di un vecchio amico di millecolline: Bruno Pinto. La mostra si terrà a Monzuno alle ore 18:00 presso la sede del Circolo Artistico “Ilario Rossi”, con la collaborazione della Ass. Culturale “A Regola d’Arte”, di Casalecchio (BO). Da parte nostra cercheremo di essere presenti alla giornata di presentazione e invitiamo tutti a seguire questo evento. La locandina, con maggiori informazioni, è nella palette LOCANDINE della nostra rivista.

depliant mary.cdr

 

 

La foto in copertina di millecolline di Bruno Pinto nel suo studio è di Roberto Cerè.

Andare oltre l’arte per ri-scoprire l’Arte

Dal  Prof. Franchino Falsetti, per la sua rubrica SGUARDI INCROCIATI.

Andare oltre l’arte per ri-scoprire l’Arte

In questi ultimi 3 mesi a Bologna, città assopita e sempre più evanescente, si sono , quasi contemporaneamente, inaugurate tre Mostre di indubbio valore artistico e culturale: a Palazzo Fava : “ Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice”; presso la Galleria d’Arte Fandantico – Palazzo Pepoli: “Salone della pittura bolognese dall’Ottocento al contemporaneo”;  a Palazzo Albergati : Escher, artista visionario e incisore olandese, una importante retrospettiva di oltre 150 opere.

Tre appuntamenti di alto valore culturale che in un ravvicinato e simultaneo tempo di esposizione possono non essere vissuti nella loro specificità e nei loro significati non solo artistici ma di testimonianze di pensiero e di “scrittura” delle realtà storiche di cui sono espressione.

Ho visitato queste tre intelligenti e problematiche Mostre e ne sono uscito con un forte senso di disagio ed alcuni ripensamenti o critiche considerazioni. Diverse sono, infatti, le motivazioni che concorrono alla definizione di una mostra d’arte : da opportunità di mercato a quella più storica e nostalgica di credere che una esposizione di “quadri” sia la rivelazione dell’anima dell’artista o per lo meno della sua identità creativa. E’, ormai, evidente che l’arte è diventata , formalmente, un business, un investimento globale, con il proprio “borsino” che registra gli andamenti di mercato per la gioia dei collezionisti e galleristi, oltre ai grandi gruppi economici od istituzionali che ne sono, molto spesso, i promotori. E’ vera gloria? Non c’è bisogno di attendere i posteri per esprimere un certo smarrimento. Fiumi di parole si sono scritte sulla finalità dell’arte, su i suoi contenuti e sulle incomprensibili “mutazioni” del XX secolo, che nel 1954 faceva scrivere al critico d’arte e pittore Leonardo Borgese che si domandava se la pittura cosiddetta astratta fosse arte: “ astrattismo, automatismo, dadaismo, spazialismo, nuclearismo, concretismo, ecc… A dispetto di chi riapplica le numerose etichette, la bottiglia e la roba che c’è dentro sono sempre le stesse.

Antonio Basoli, Veduta di P.zza Maggiore, 1830 circa
Antonio Basoli, Veduta di P.zza Maggiore, 1830 circa

Un’estetica  ambiziosa ma povera, puerile e di una monotonia esasperante nei risultati”. Un certo pessimismo o una reale constatazione che ci mostra l’artista non il “Diogene” dei tempi, ma un utile strumento che può facilitare operazioni di marketing per ogni uso e per ogni committenza. Pertanto se l’arte contemporanea ha sviluppato, in modo sconfinante, questa tendenza, di fatto, come ci ricorda Jean Baudrillard, ne ha avviato la propria sparizione. Ma non voglio soffermarmi su queste problematiche, che tratterò in un altro mio prossimo articolo. Quello che,invece, mi preme che le tre Mostre citate abbiano posto diversi interrogativi di richiamo al concetto di arte, al suo senso storico, alla sua aderenza alla realtà, al suo divenire, all’esigenza di autonomia, di libertà creativa, di senso del sublime, della catarsi, dell’irrefrenabile desiderio di libertà. Cioè l’uomo che si fa artista e non l’artista che si fa prodotto, spersonalizzato delle sue idee e del suo ruolo non solo quale interprete ma vate in un mondo fatto di disperazione, di disordine, di abbandono di ogni senso di sicurezza dei valori e dei sentimenti. Una diffusa precarietà dell’esistenza e delle cose che l’uomo ha prodotto e produce. L’effimero è la nuova ideologia e questo ci porta, gradualmente, alla perdita della “memoria” non solo storica ma del nostro essere, della consapevolezza del nostro esistere. L’arte potrebbe sollecitarci a nuove riflessioni. A riportarci a contatto con quella realtà, di cui abbiamo perso ogni concettualità e dimensione.

Giuseppe Gheduzzi, La bottega dell'antiquario
Giuseppe Gheduzzi, La bottega dell’antiquario

E’ opportuno scendere in campo aperto e combattere “ la vertiginosa ascesa del mercato”, che si sta trasformando in una nuova “bolla”, in cui il denaro sarà la vera “carta” d’investimento culturale. E’ opportuno ricordare che tutto questo nasce non dall’arte, ma dalla nuova sociologia della globalizzazione e dalla progettazione di un nuovo stato della società,  che il sociologo Bauman ha definito “sotto assedio”. E l’arte in questo contesto rischia di divenire un inevitabile e strumentale “ostaggio” nella dominante società dei consumi. Tutto questo ci allontana anche dal piacere di frequentare Mostre di grande interesse come quelle della “primavera artistica bolognese” 2015. C’è una certa lontananza tra gli ideali espressi e ciò di cui l’arte oggi ha bisogno. Non è necessario come qualcuno ha scritto che siamo condannati a essere artisti, semmai dobbiamo ripensare il senso dell’arte e, soprattutto, i modi con cui questa deve incontrare il pubblico, il nuovo pubblico del XXI secolo. L’arte non si vede con il manuale della storia o con le didascalie o con gli ambiziosi ed eccentrici cataloghi o con le sofisticate strumentazioni tecnologiche od informatiche. L’arte non è un ideale elenco di strane meraviglie di un divertente ed attraente Luna Park di periferia, è un modo di pensare e di scrivere la realtà, di rappresentarla e di comunicarla. In questo percorso, l’artista ha perso la dimensione della realtà. Il suo rapporto è sempre più schizzofrenico, alterato, privo di ogni indagine ed autonome valutazioni. L’artista ha perso la capacità di vedere intus (dentro) non solo alla realtà ma ai meccanismi che ne hanno deteriorata ogni forma di comprensione critica, poiché deformata o annullata dalla invadente ideologia del “pensiero unico”, del prefabbricato, del livellamento della conoscenza e delle coscienze. Anche in Italia soffriamo di overbooking, un fenomeno di vaste proporzioni, dove l’occasione di un evento artistico o culturale, diventa un appuntamento al supermercato, ad una qualunque opportunità di divertimento, svago, una vetrina di gastronomie.

Escher-
Escher-

Anche a Bologna questo fenomeno si sta registrando e non fa bene al desiderio di vedere che l’arte non è una paninoteca e gli spettatori non devono ubbidire all’accecamento del mercato dell’offerte del tempo libero. Il turismo di massa nei musei, come nelle grandi gallerie d’arte, non educa alla fruizione dei “straordinari” momenti per la propria formazione artistica, ma sono fonti di allarmante invito alla diseducazione ed a coltivare la cultura dell’agglutinazione : tutto si deve consumare senza alcuna distinzione. E questa nuova weltanschauung  mette in stridente contrasto l’arte contemporanea ( definita anche “mostruosa e volgare” ) con l’arte classica e/o moderna , con il rischio di non saperne apprezzare alcun contenuto storico-stilistico o della pura bellezza o della meraviglia creativa . Forse diverrà opportuno, come ci ricordava il grande  Bruno Munari, che dobbiamo “disimparare l’arte per meglio comprenderla”.

 

 Franchino Falsetti

 

ARTEMENTE IL FESTIVAL DELLE ARTI A SAVIGNO. PAGINA PER PAGINA.

ANTEPRIMA. Savigno in Valsamoggia (Bo), 28/05/15. Venticinque pagine di artisti: questo è quanto ci aspetta a Savigno domenica 31 maggio 2015. A tre giorni dall’inizio di ARTEMENTE, il Festival delle Arti, mostriamo l’intera brochure (appena uscita in circolazione) perchè possiate orientarvi preventivamente su quello che vi aspetta: un vero festival. Pensiamo che questa iniziativa meriti veramente una intera pagina di Millecolline; il lavoro di raccolta ed adesione di così tanti artisti è stata una impresa superlativa ora possiamo dire di aver puntato e creduto, da subito, su una giornata veramente fuori dal comune.

brouchure_ArTemEnTe-1

brouchure_ArTemEnTe-3

brouchure_ArTemEnTe-4

brouchure_ArTemEnTe-5

brouchure_ArTemEnTe-6

brouchure_ArTemEnTe-7

brouchure_ArTemEnTe-8

brouchure_ArTemEnTe-9

 

brouchure_ArTemEnTe-10

brouchure_ArTemEnTe-11

brouchure_ArTemEnTe-12

brouchure_ArTemEnTe-13

brouchure_ArTemEnTe-14

brouchure_ArTemEnTe-15

brouchure_ArTemEnTe-16

brouchure_ArTemEnTe-17

brouchure_ArTemEnTe-18

brouchure_ArTemEnTe-19

brouchure_ArTemEnTe-20

brouchure_ArTemEnTe-21

brouchure_ArTemEnTe-22

brouchure_ArTemEnTe-23

brouchure_ArTemEnTe-25

brouchure_ArTemEnTe-26

brouchure_ArTemEnTe-27

brouchure_ArTemEnTe-28

brouchure_ArTemEnTe-29

brouchure_ArTemEnTe-32

brouchure_ArTemEnTe-33

brouchure_ArTemEnTe-34

 

LA NATURA E’ UN TEMPIO. TRE AUTORI AD ARTEKYP.

 

 

 

 

In occasione della Notte bianca dei Musei, ARTEKYP OPENSTUDIO è lieta di presentare:
/////LA NATURA  E’ UN TEMPIO////

MOSTRA COLLETTIVA DI

ERNESTO A. UBERTIELLO

ANDREA VETTORI

MAURO BARBIERI

Charles Baudelaire
Corrispondenze

“….E’ un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori…..E cantano dei sensi
e dell’anima i lunghi rapimenti.”

Giuseppe Ungaretti
Mattina

“Mattina
M’illumino d’Immenso”

Cesare Pavese
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
…L’agave e l’oleandro.
Tutto chiudi negli occhi….”

flyer la nat tempio

La Natura è  un Tempio,
nel quale ci si possa nascondere
nel quale ci si può elevare o
allontanare fino a smettere di sentire. rumore.
dove ogni cosa è dilatata ed immensa
e il vento respira attraverso le trame del costato e solletica la cassa toracica.
L’uomo è da sempre ispirato dalla Natura, da ciò che chiude nei suoi simboli più ancestrali, da quanto le si debba, la vita stessa e il primo vagito.
è una culla…per il pensiero, per la preghiera …
…uno spazio, prima di tutto interiore, dove si cela la prima grande scintilla di luce che ad ognuno appartiene,
dove ci è dato sempre di trovare accoglimento e pace,
dove il Tutto riposa e si rivela.
C.G.Jung suggerisce nei suoi scritti, di trovare la via alla propria spiritualità, al proprio senso di assoluto,dove il cammino verso il proprio Io sia illuminato e divenga percorribile. La pittura , la scrittura, la poesia, la musica , insomma ,ogni stupefacente manifestazione di noi da sempre viene ispirata e suggerita dall’elemento naturale, da antichi archetipi che tutti conosciamo e sentiamo in noi…

Ernesto A.Ubertiello dipinge le campagne….che gli sono care. che conosce. nel dettaglio di un filo d’erba…nel frammento  di corteccia che si stacca dall’albero.
Trova  nella sfumatura di una nuvola il suo Io. il racconto romantico ed impressionista di qualcuno che si lascia attraversare dall’ispirazione in un passaggio di foschia, nel volo di una foglia.

Andrea Vettori invece esplora con la mente e con lo sguardo le grandi vedute. l’opera più maestosa della Natura, in quanto , non più culla ,ma, volo.
spiegato.
viene trasportato in un soffio sui grandi panorami ,che ci riporta, nobili ed infiniti quali sono da sempre. capaci di tagliarci il fiato. degni di ogni ammirazione, contemplazione estatica.

Mauro Barbieri illustra uno dei fenomeni naturali che da sempre è più affascinante e stupefacente . La tempesta.

Natura quindi è un Tempio. ed è Arte , pura.

VI ASPETTIAMO:

VERNISSAGE 16-05-2015
ORE 18.00
Testo e immagini inviate da ARTEKYP