I capolavori ci guardano e ci parlano ……..
In un particolare tempo della nostra storia contemporanea, dove tutto viene giocato per far dimenticare e per cancellare ogni traccia della continuità dell’esistenza e della coscienza della vita, c’è chi si adopera perché tutto questo non accada e sia sempre viva la fiammella dei ricordi, degli affetti e delle memorie. Forse questo è compito antico dell’Arte, con l’A maiuscola. L’Arte è nata per comunicare non solo immagini, ma contenuti allusivi, simbologie, stati d’animo, emozioni, bellezza, segni visibili ed invisibili della realtà.
Una piccola “enciclopedia” di conoscenza, di storia, di memoria, un modo per fermare il “tempo”, per rivisitarlo, per sentirsi ancora partecipe o ricercatore di ciò che non è più presente nelle nostre attuali abitudini .
Ogni creatività si traduceva in immagini indimenticabili, in momenti di pura rappresentazione ed esaltazione del tempo vitae.
Il quadro narrante, il quadro che ci guarda perché ci invita al banchetto del dialogo, mettendo a confronto, anche con ironia e senso satirico, le nostre piccole quotidianità , i nostri piccoli incontri, il nostro modo di agire, seguendo un invisibile filo conduttore dal Rinascimento ad oggi.
Tutto questo lo si può cogliere, con grandi emozioni, visitando la straordinaria Mostra : “Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga”.
Dal 2 ottobre a Bologna è visitabile un’originale appuntamento con l’Arte universale ed immortale. I visitatori bolognesi e non, ripercorrendo le Sale del Palazzo Albergati, Via Saragozza, 28, potranno ammirare degli autentici capolavori, opere magistrali della famiglia Brueghel e di altri illustri esponenti dell’arte fiamminga. Una significativa mostra che ripercorre 150 anni di storia pittorica e familiare delle Fiandre del XVI e XVII secolo.
Il corpus fondamentale è rappresentato dalle opere di Pieter Brueghel il Vecchio ( 1525-30 / 1569 ). “Erede dello spirito di Gerolamo Bosch, più ancora ne amplifica la tendenza novatrice. Attraverso la sua vasta produzione, variatissima e tutta disseminata di idee e di vive tonalità, il Brueghel è senza dubbio il prototipo dell’artista di quel Rinascimento fiammingo dalla visione ampiamente universale e sinteticamente unitaria al tempo stesso <…> Spirito di tutto curioso, egli attinge ai fatti del vivere quotidiano, illustra gli innumeri proverbi, bagagliaio intellettuale della gente di campagna; e nondimeno, più che a ritrar codeste scene truculente, egli mira a penetrare il complesso umano”. ( J. Lavalleye, 1939 )
“ I paesaggi cosmici rappresentano i vari periodi dell’anno nelle loro incidenze caratteristiche sulla vita dell’uomo e della natura e suscitano, al tempo stesso, un’impressione in armonia con l’essenza propria di ciascuna stagione: esiste una totale unità di forme, di colori e cose, in questi paesaggi. Ed è così che Brueghel raggiunge una completa, intensa percezione della natura e della sua vita […]”. ( J. Bialostocki, 1956 )
“ L’interpretazione di Brueghel, uomo e artista, presenta, dai suoi tempi a oggi, uno spettacolo stupefacente. L’uomo è stato concepito quale contadino e cittadino, cattolico ortodosso e libertino, umanista, temperamento faceto e insieme filosofo pessimista; l’artista è apparso seguace di Bosch e continuatore della tradizione fiamminga, ultimo dei primitivi e manierista in connessione con l’arte italiana, illustratore, pittore di genere e paesaggista, realista e pittore che trasforma consciamente la realtà per adattarla al proprio ideale: se si elencano, appunto, alcuni dei giudizi espressi dai vari osservatori nel corso di quattrocento anni. […]”. ( F. Grossmann, 1955 )
Ho preferito trascrivere alcuni significativi giudizi di illustri critici d’arte, per non “inventare” nulla. In queste poche righe è stata condensata la ricca personalità di Brueghel il Vecchio, che ha segnato non solo l’arte fiamminga , ma l’intero mondo dell’arte europeo ed occidentale.
Una nota importante che vorrei sottolineare : Brueghel nelle sue opere non dipinge un mondo irreale, un mondo come dovrebbe essere, ma un mondo così com’è. E’ il primo artista che anticipa, di gran lunga, l’avvento della “macchina fotografica”. Ama riprodurre la verità. La realtà senza pregiudizi o giudizi.
L’occhio dell’artista come osservatore e non commentatore.
Una vera “rivoluzione”!
Un applauso ai curatori Sergio Gaddi e Andrea Wandscheider ed alla lodevole Arthemisia Group che ha prodotto ed organizzato l’evento con il patrocinio del Comune di Bologna.
La mostra si arricchisce di un prezioso catalogo e resterà visitabile fino al 28 febbraio 2016.
Franchino Falsetti
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