Di Franchino Falsetti.
“ Da Cimabue a Morandi – Felsina Pittrice “
Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni – Via Manzoni 2, Bologna
Sono rare le occasioni che ci consentono di non spendere troppe parole per esprimere un convinto consenso o condividere delle emozioni risvegliate. Questo può accadere, senza alcuna adulazione, visitando la mostra curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi dedicata ad alcuni grandi capolavori che dal trecento ad oggi, hanno tracciato , in modo mirabile, la storia dell’arte e della scuola bolognese. Fabio Roversi-Monaco, Presidente “Genus Bononiae. Musei nella città”, promotore e sostenitore dell’importante evento culturale in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nella presentazione al prezioso Catalogo , scrive che questa Mostra è stata ideata “per valorizzare i tesori, troppo spesso poco conosciuti della città e del suo territorio”. Questo è certamente uno degli obiettivi, che forse ne richiama un altro: quello di aver predisposto un percorso di cultura dell’Arte italiana, con epicentro a Bologna e dintorni, dal medioevo ai giorni nostri, in un unico luogo, prestigioso, come il Palazzo Fava, “fucina” artistica dei Carracci, la cui testimonianza e presenza storica, ne sono state le guide ideali per leggere, quasi istantaneamente, le pagine delle Bellezze pittoriche nascoste e finora custodite nei vari musei, pinacoteche, fondazioni, collezioni pubbliche e private, chiese e cattedrali.
Questo, anche se è stato oggetto di accese polemiche, è forse una scelta opportuna per rompere la tradizione conservativa ed esclusiva delle opere d’arte che vivono, molto spesso, ignorate o non adeguatamente conosciute, dentro realtà, tendenzialmente, isolate ed a volte, inaccessibili come sono le istituzioni pubbliche e private, che rappresentano le nuove “vestali” perenne custodi dell’arte segreta e riservata ai sacerdoti del sapere critico, storico ed artistico.
La mostra è stata pensata come un doveroso omaggio al grande storico e critico d’arte Roberto Longhi, di cui si ripropone lo stesso titolo di una importante antologia dei suoi saggi sulla storia della pittura italiana, curata da Gianfranco Contini.
La mostra è anche un altro doveroso omaggio al canonico Carlo Cesare Malvasia autore delle Pitture di Bologna e della Felsina Pittrice, ancora oggi un’autorevole fonte per la storia della pittura bolognese dal Medioevo al periodo Barocco, edita a Bologna nel 1678. Ma Roberto Longhi non è solo l’ispiratore della Mostra che prende spunti dalla celebre lezione che tenne a Bologna in apertura dell’anno accademico 1934-35, dal titolo “Momenti della pittura bolognese”, ma appare come un nuovo Virgilio che insieme alla cura amorevole ed appassionata di Sgarbi, ci sollecita a fermare la nostra attenzione e curiosità sulle eterne “bellezze” dell’arte bolognese che hanno fatto la storia della pittura italiana ed europea.
La cornice di questo prezioso patrimonio ( 180 opere esposte ) sono le stupende sale affrescate dai Carracci e dalla loro scuola ed il percorso espositivo si snoda attraverso sette sale distribuite a partire dal piano nobile con opere dal Duecento all’inizio del Seicento; al secondo piano con pittori dal Seicento al Novecento. La Madonna in trono , con il Bambino e due angeli, fine XIII secolo, olio su tavola, di Cimabue ci introduce nel dolce cammin delle “meraviglie” di un’Arte che muove e commuove, che ci stordisce per la forza comunicativa ed il senso dell’idealità del pensiero creativo e dei sentimenti ispiratori.
Un silenzio assoluto dovrebbe calare in queste stanze di grande atmosfera che ci permette di cogliere il sublime dell’inventività dell’uomo nelle sue diverse ricerche dell’armonia della visione e della loro potenza rappresentativa ed espressiva, ma non è così.
I curatori di certi importanti eventi culturali come questo, devono preoccuparsi non solo delle ricadute commerciali o del garantire il successo delle vendite dei biglietti ed eventuali risonanze mediatiche , ma di “obbligare” scolaresche ed i gruppi di visitatori ad osservare semplici propedeutiche educative che devono suggerire comportamenti consoni al luogo che stiamo visitando e cioè che non si va in passeggiata, che non è possibile considerare tutto come se fosse una safari fotografico , che non ci si dilunga in commenti ad alta voce, che non si fanno squillare telefonini e via dicendo. L’Arte non può essere l’equazione della “fiera” e vorrei sottolineare, soprattutto, una certa Arte, quella che maggiormente ci aiuta a pensare a riflettere a studiare i contenuti di una particolare scienza dell’anima ( l’Arte) che ha rallegrato, commosso, esaltato, con i turbamenti dei suoi geniali
Artisti, epoche in cui la bellezza naturale e della Natura erano un inno per l’affermazione della libertà personale e collettiva.
Questa Arte che dal Trecento al periodo Barocco, pur in prevalenza con tematiche religiose in particolare quelle della Controriforma, ha scritto le pagine indelebili di una cultura che continua e deve continuare nei giorni nostri e successivi. In queste opere ci sono i valori della socialità e della religiosità, la cifra dell’Essere e del divenire. Una nuova Bibbia che comprende l’intera umanità nelle sue sofferenze e speranze. Visitare questa Mostra vuol dire cercare di avere “ amore per la lettura diretta dell’opera come documento parlante”, ricorda Longhi, parlando del suo metodo, ma io vorrei che questo, in proporzioni più modeste, potesse tradursi in cercare di mettersi in sintonia con “lettura del sentire”, in modo di tentare un intimo dialogo con un qualcosa che sembra lontano da noi ma continua a respirare in noi e può aiutarci a vivere o ri-vivere quelle emozioni che il mondo della eccesso tecnologico ed industriale ci sta cancellando. I quadri non vanno descritti, se non quando vogliamo compilare un catalogo o voglio criticamente dissertare sulle opere considerate.
Questa importante Mostra va visitata ed i quadri devono parlare al vostro mondo, ai vostri pensieri,ai vostri sogni, al vostro immaginario più o meno fantastico. L’Arte deve diventare un oggetto di concreta complicità : lo spettatore deve esserne catturato e sentirsi consapevolmente coinvolto.
Mi limiterò soltanto a ricordare che si conosceranno ed apprezzeranno compositori straordinari come : Cimabue, Vitale da Bologna, Niccolò dell’Arca, Francesco Francia,Amico Aspertini, Prospero Fontana, i famosi cugini : Agostino – Annibale e Ludovico Carracci, Giovanni Francesco Barbieri detto “il Guercino”, Pietro Faccini, Carlo Cignani, Giuseppe Maria Crespi, Guido Cagnacci, Antonio Basoli, Renato Bertelli, Alfredo Baruffi, Athos Casarini, Giorgio Morandi, Alfredo Protti, Guglielmo Pizzirani, Nino Bertocchi, Norma Mascellani, Luciano Minguzzi, Pietro Manai,
Mario Pozzati, Leonardo Cremonini…
La Mostra si correda di un Catalogo curato da Vittorio Sgarbi con la collaborazione di numerosi esperti che ne hanno scritto i testi di riferimento ad ogni opera esposta. Particolarmente interessante l’ampia bibliografia finale dove sono trascritte tutte le fonti, i documenti ed i vari riferimenti artistici consultati.
Franchino Falsetti