Valerio Dondini espone alla galleria Duende

Zola Predosa (Bo), 4/12/15. Nella misura del tempo. Ecco, finalmente, ritorna la galleria Duende e lo fa presentando un artista forse inatteso: Valerio Dondini. Certo, noi di Millecolline eravamo all’inaugurazione ma non siamo riusciti a pubblicare rapidamente questo articolo che esce quindi un po’ in ritardo ma, per fortuna, sempre in tempo per riuscire ad andare comodamente a vedere le opere di Dondini. Per raccontare l’artista possiamo leggere quanto scritto nell’invito della mostra e a seguito troverete alcune foto della inaugurazione. Le note per visitare la mostra le troverete nella locandina completa pubblicata negli APPUNTAMENTI della nostra rivista.

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Franchino Falsetti, Valerio Dondini e Claudio Bonfiglioli. Galleria Duende, 2015

 

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Valerio Dondini. Galleria Duende, 2015.
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Galleria Duende, esposizione di Valerio Dondini, 2015.

 

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Opera di Valerio Dondini. Galleria Duende,2015.
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Valerio Dondini fra il pubblico. Galleria Duende, 2015.
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Opera di Valerio Dondini. Galleria Duende, 2015.

 

Fotografie di Roberto Cerè per Millecolline

Diritti Riservati

Le Parole dell’Arte: Informale

Informale

L’arte è stata definita come imitazione della realtà, poi come rappresentazione della realtà, come interpretazione della realtà, come invenzione della realtà ed infine come pittura informale, capace di cogliere una realtà dove l’assenza di forme definite ci offre nuove realizzazioni e concezioni, non solo dell’arte, ma della stessa esperienza vissuta non più in “laboratorio- atelier”, ma come parte espressiva dell’essere sociale. Le guerre mondiali, la diffusa disumanizzazione, le sofferenze e le distruzioni, hanno contribuito, notevolmente, a visioni del mondo e della umanità in modo critico e dissolvente. Gli schemi tradizionali della creatività artistica vennero capovolti e rivoluzionati

( significative e determinanti furono le esperienze nate con il futurismo ed il dadaismo ).

L’affermarsi, viva via, dell’informale o della non – forma, aprirà nuovi orizzonti e porterà l’artista ad essere “suggestionato” dagli avvenimenti che lo coinvolgeranno direttamente: avremo il pittore-soldato, il pittore delle trincee, il pittore spettatore dei nuovi disordini sociali, il pittore coinvolto in tragedie epocali. Lontani sono i ricordi dell’arte come progetto della Bellezza, dei grandi sentimenti, delle catarsi liberatorie.

 

 

Senza titolo - Emilio Vedova, 1962
Senza titolo – Emilio Vedova, 1962

 

 

Siamo nella storia degli avvenimenti del XX secolo che non lascia più spazio alle distrazioni, alle divagazioni, alle creatività suggerite come immagine “ricreative” di società “gaudenti” o celebrative di famiglie di dominatori e di eroi protagonisti del destino delle nazioni e dei popoli.

La poetica della pittura informale diverrà il vero specchio delle società in crisi e prive di ogni rassicurazione e certezza sociali. Una nuova realtà che cambierà il modo di considerare il quadro e le sue linee compositive.

Il linguaggio dei segni avranno preminenza nell’esecuzione del quadro ed il gesto , in particolare, caratterizzerà l’atto pittorico.

 

 

Viaggio anima mente. Alberto Burri, 1966
Viaggio anima mente. Alberto Burri, 1966

 

 

 

Mathieu, tra i principali esponenti dell’informale, ricorda che :” Dal punto di vista fenomenico, l’atto del dipingere sembra rispondere in entrambi i casi alle seguenti condizioni: 1. primato unito ad una sveltezza di esecuzione; 2. assenza di premeditazione delle forme e dei gesti; 3. necessità di un secondo stato di concentrazione […]”.

Pollock, significativo protagonista di un particolare “Informale” come “fiammante esplosione di colori” che si riversano sulla tela, definì la sua esperienza, in modo molto concreto.

“La mia pittura non nasce sul cavalletto. Quasi mai, prima di cominciare a dipingere, mi accade di stendere la tela sul telaio. Preferisco appenderla al muro o posarla sul pavimento, perché ho bisogno della resistenza di una superficie dura. Sul pavimento mi sento più a mio agio, più vicino, più parte del quadro; posso camminarci intorno, lavorarci da quattro lati diversi, essere letteralmente dentro al quadro. E’ un po’ come il metodo usato da certi indiani del West che dipingono con la sabbia. […]”.

 

 

Convergence. Jackson Pollok, 1952
Convergence. Jackson Pollok, 1952.

 

 

Procedimenti casuali come gestualità dell’ignoto. Forse questa è la vera fonte dell’Informale?

 

Fontana
Concetto spaziale, attese. Lucio Fontana, 1961.

 

Franchino Falsetti

 

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Flashmob/art n. 1 # Lucio Fontana – VIDEO

FlashMob/Art – VIDEO. Ecco il nostro primo Flash mob dedicato all’arte ; l’abbiamo interamente girato in  Osteria Porta Castello a Bazzano ed è una iniziativa che abbiamo intenzione di replicare più volte nel 2016,  inaugurando così una serie di proposte autonome prodotte dalla nostra rivista. Il bello del flashmob sta nella cortesia delle persone che, a loro completa insaputa, si trovano coinvolte in una azione artistica inattesa e così è stato anche in questa occasione; ringraziamo quindi tutte le persone che hanno interrotto la loro serata e, per 15 minuti, hanno dedicato il loro tempo alla nostra “incursione”. Come vedrete, il video e l’audio non sono perfetti, ma comprenderete che la situazione non prevede un silenzio da sala di incisione e che le persone presenti hanno tutto il diritto di continuare a fare ciò che intendono meglio per loro, per cui chiediamo di perdonarci le imperfezioni audio/video. Grazie. Alla prossima.

Produzioni Millecolline

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UN FLASH MOB ARTISTICO?? – VIDEO

ANTEPRIMA. Proprio vero; un flash mob artistico. Abbiamo pensato che si potesse fare e abbiamo deciso di farlo. Intanto vi auguriamo una buona visione dell’anteprima.

Flash mob Millecolline

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BRUEGHEL A BOLOGNA

I capolavori ci guardano e ci parlano ……..

 

In un particolare tempo della nostra storia contemporanea, dove tutto viene giocato per far dimenticare e per cancellare ogni traccia della continuità dell’esistenza e della coscienza della vita, c’è chi si adopera perché tutto questo non accada e sia sempre viva la fiammella dei ricordi, degli affetti e delle memorie. Forse questo è compito antico dell’Arte, con l’A maiuscola. L’Arte è nata per comunicare non solo immagini, ma contenuti allusivi, simbologie, stati d’animo, emozioni, bellezza, segni visibili ed invisibili della realtà.

Una piccola “enciclopedia” di conoscenza, di storia, di memoria, un modo per fermare il “tempo”, per rivisitarlo, per sentirsi ancora partecipe o ricercatore di ciò che non è più presente nelle nostre attuali abitudini .

Ogni creatività si traduceva in immagini indimenticabili, in momenti di pura rappresentazione ed esaltazione del tempo vitae.

Il quadro narrante, il quadro che ci guarda perché ci invita al banchetto del dialogo, mettendo a confronto, anche con ironia e senso satirico, le nostre piccole quotidianità , i nostri piccoli incontri, il nostro modo di agire, seguendo un invisibile filo conduttore dal Rinascimento ad oggi.

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Tutto questo lo si può cogliere, con grandi emozioni,  visitando la straordinaria Mostra : “Brueghel. Capolavori dell’arte fiamminga”.

Dal 2 ottobre a Bologna è visitabile un’originale appuntamento con l’Arte universale ed immortale. I visitatori bolognesi  e non, ripercorrendo le Sale del Palazzo Albergati, Via Saragozza, 28, potranno ammirare degli autentici capolavori, opere magistrali della famiglia Brueghel e di altri illustri esponenti dell’arte fiamminga. Una significativa mostra che ripercorre 150 anni di storia pittorica e familiare delle Fiandre del XVI e XVII secolo.

Il corpus fondamentale è rappresentato dalle opere di Pieter Brueghel il Vecchio ( 1525-30 / 1569 ). “Erede dello spirito di Gerolamo Bosch, più ancora ne amplifica la tendenza novatrice. Attraverso la sua vasta produzione, variatissima e tutta disseminata di idee e di vive tonalità, il Brueghel è senza dubbio il prototipo dell’artista di quel Rinascimento fiammingo dalla visione ampiamente universale e sinteticamente unitaria al tempo stesso <…> Spirito di tutto curioso, egli attinge ai fatti del vivere quotidiano, illustra gli innumeri proverbi, bagagliaio intellettuale della gente di campagna; e nondimeno, più che a ritrar codeste scene truculente, egli mira a penetrare il complesso umano”. ( J. Lavalleye, 1939 )

 

“ I paesaggi cosmici rappresentano i vari periodi dell’anno nelle loro incidenze caratteristiche sulla vita dell’uomo e della natura e suscitano, al tempo stesso, un’impressione in armonia con l’essenza propria di ciascuna stagione: esiste una totale unità di forme, di colori e cose, in questi paesaggi. Ed è così che Brueghel raggiunge una completa, intensa percezione della natura e della sua vita […]”. ( J. Bialostocki, 1956 )

“ L’interpretazione di Brueghel, uomo e artista, presenta, dai suoi tempi a oggi, uno spettacolo stupefacente.  L’uomo è stato concepito quale contadino e cittadino, cattolico ortodosso e libertino, umanista, temperamento faceto e insieme filosofo pessimista; l’artista è apparso seguace di Bosch e continuatore della tradizione fiamminga, ultimo dei primitivi e manierista in connessione con l’arte italiana, illustratore, pittore di genere e paesaggista, realista e pittore che trasforma consciamente la realtà per adattarla al proprio ideale: se si elencano, appunto, alcuni dei giudizi espressi dai vari osservatori nel corso di quattrocento anni. […]”. ( F. Grossmann, 1955 )

Brueghel Allegoria dei quattro elementi -

Ho preferito trascrivere alcuni significativi giudizi di illustri critici d’arte, per non “inventare” nulla. In queste poche righe è stata condensata la ricca personalità di Brueghel il Vecchio, che ha segnato non solo l’arte fiamminga , ma l’intero mondo dell’arte europeo ed occidentale.

Una nota importante che vorrei sottolineare : Brueghel nelle sue opere non dipinge un mondo irreale, un mondo come dovrebbe essere, ma un mondo così com’è. E’ il primo artista che anticipa, di gran lunga, l’avvento della “macchina fotografica”. Ama riprodurre la verità. La realtà senza pregiudizi o giudizi.

L’occhio dell’artista come  osservatore e non commentatore.

Una vera “rivoluzione”!

 

Un applauso ai curatori Sergio Gaddi  e Andrea Wandscheider ed  alla lodevole Arthemisia Group che ha prodotto ed organizzato l’evento con il patrocinio del Comune di Bologna.

La mostra si arricchisce di un prezioso catalogo e resterà visitabile fino al 28 febbraio 2016.

 

Franchino Falsetti

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PILLOLE CORSARE N.3 DOVE ANDIAMO A BALLARE QUESTA SERA?

E… continuano a chiamarla “arte”..                                  [n.3]

E’ da oltre cento anni che in Italia, più di qualunque altro Paese europeo od occidentale, si dibatte sull’avvenire dell’arte moderna e contemporanea. I critici ”consumistici”, in particolare, si rendono disponibili per analisi illimitate per dimostrare che, comunque, tutto è arte; mentre quelli “apocalittici” inveiscono che, da molto tempo, ciò che viene dichiarata arte non è altro che “spazzatura”.

Con molto riguardo, Luigi Bartolini, affermava che “lo spirito dell’arte è morto ovunque. E’ rimasto vivo soltanto dentro al Museo”. A seguito delle rivoluzioni culturali dell’arte, a partire, in modo particolare, dagli anni ’50 ad oggi, ci siamo trovati sempre più di fronte ad esperienze, davvero, sorprendenti da creare molti capogiri e disaffezioni verso una “certa arte” di un certo periodo storico ( quello contemporaneo ) e di un certo comportamento artistico.

Forse non è stato messo in evidenza un aspetto: l’artista nel passato era un protagonista che voleva comunicare ed interpretare un tempo della propria epoca e questo era motivo di grandi coinvolgimento non solo negli ambienti di corte od elitari; oggi l’artista è un protagonista che considera l’arte come un oggetto narcisistico, non comunicabile, non coinvolgente. Assistiamo al fenomeno della solitudine, alla incomunicabilità dell’artista, che attende dal “mercato” la gratificazione, il riconoscimento. Tutto in un circuito magico, dove il grande pubblico non è coinvolto e, quindi, non è educato alla comprensione dei nuovi contenuti e modalità dell’arte contemporanea.

Può esser questa vera arte? Un’arte senza pubblico, senza motivazioni, molto spesso, un puro divertimento dell’artista.

Al Museion di Bolzano ( 25 ottobre 2015 ), una installazione (vedi foto) di bottiglie e bicchieri, è stata scambiata per spazzatura e le donne delle pulizie la buttano  nella “differenziata”. L’opera d’arte aveva come titolo: “ Dove andiamo a ballare questa sera ?”

Dove andiamo a ballare questa sera

Questo non è un episodio isolato: dalle provocazioni di Duchamps alla “merda d’artista” di Manzoni ed altre di inequivocabile dissacrazione di oggi ( es. Cattelan ), rischiano di non essere comprese per una, ormai, consolidata creatività egocentrica dell’artista, nel sentirsi esclusivo, unico, “onnipotente”.

Senza cultura, senza educazione non può esserci conoscenza dell’arte e dei saperi, in continua trasformazione.

L’arte va spiegata, ma l’artista non è alchimista od un illusionista.

Ed ancora gli artisti non devono essere una “categoria” separata. Esclusiva rispetto alla Società in cui vivono. Ne sono espressione e ne divengono, solo così, dei veri protagonisti.

Il grande Mino Maccari, a proposito di queste forme narcisistiche dell’arte, in una memorabile battuta, disse : “Non comprate quadri astratti. Fateveli da soli”.

 

Franchino Falsetti

Diritti Riservati