Cronache dal bosco della 40° Arte Fiera di Bologna

Di Franchino Falsetti.

Come uscire felici e contenti dal “bosco della 40°Arte Fiera” di Bologna  2016 ?

Non è soltanto un retorico interrogativo. In quarant’anni di vita le cose si sono centuplicate e questa singolare rassegna d’arte, assomiglia più ad un “festival” di evocazione lagunare, che non ad un sensibile e ricercato appuntamento con l’arte italiana in contatto con esperienze di grande interesse internazionale. Di fronte all’ invito di sentirsi meravigliati o “entusiasticamente” coinvolti, mi sembra che divenga opportuno partire dalle dichiarazioni o valutazioni degli organizzatori e sostenitori di questa kermesse, a cui, sembra, impossibile, criticare.

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Come leggeremo, tutti i vari protagonisti sono elogiativi e pronti ad auto referenziarsi, come se fossimo di fronte ad una permanente campagna pubblicitaria alla rovescia: dai contenuti al contenitore, dai prodotti esposti alla decantazione di contenuti di esclusivo richiamo per un mercato  privilegiato “condito” dagli inviti consumistici delle grandi sagre paesane. Un po’ come avveniva nelle famose e storiche “Fiere Campionarie” di Bologna, da cui l’edizioni dell’Arte Fiera” hanno avuto origine ( 1974 ).

Si trattò, secondo il gruppo dei temerari galleristi ed artisti fondatori di questa “stravagante” idea, di portare le opere, solitamente esposte nelle gallerie d’arte del centro cittadino, in un nuovo spazio, particolarmente, allargato ed affollato, come la “Fiera Campionaria”, di lunga tradizione popolare e molto amata dai cittadini bolognesi. I quadri e le sculture vennero collocati tra i “ mobili, arredi ed oggettistica di vario genere” .

Le gallerie  che parteciparono a questa  “improbabile avventura” furono una decina:  le bolognesi de’ Foscherari, Studio G7, Forni, Duemila, Il Cancello, La Loggia, San Luca, Stivani, e con la partecipazione della Galleria Giulia di Roma e la Vinciana di Milano.  Giorgio Ruggero, critico de “Il Resto del Carlino, nell’introduzione al catalogo della mostra di cui era curatore , si augurava che questa esperienza “sperimentale”, potesse crescere e “creare un nuovo e potente strumento di mercato” con lo scopo di “promuovere un’azione moderatrice, equilibratrice e calmieratrice nel discusso mercato dell’arte contemporanea”.

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Pasquale Ribuffo della galleria “de’Foscherari” ricorda così questa data, indubbiamente, memorabile: -“Soprattutto il caldo. La Fiera Campionaria si teneva a giugno. Eravamo un gruppo di cani sciolti, ma la città viveva un momento di grande fermento creativo. E Bologna l’accolse fin da subito con grande benevolenza. All’epoca era Sindaco Zangheri e poi c’erano Arcangeli e Anceschi”.

Concetto Pozzati, uno dei fondatori dell’ArteFiera così ricorda quei momenti: -“L’idea fu di Giorgio Ruggeri con Maurizio Mazzotti, uomo di grande sensibilità. E io, con Franco Bartoli della “de’ Foscherari” e Tiziano Forni dell’omonima galleria, aderimmo con entusiasmo.  Arte Fiera è nata così e ben presto si è affermata come la più importante in Italia oltre ad aver consolidato la scena artistica bolognese”.

Claudio Spadoni che cura con Giorgio Verzotti dal 2013 Arte Fiera con un preciso e comune impegno : rilanciare l’arte italiana ed il sistema artistico collaterale. Come orientarsi : -“Ai padiglioni 25 – 26 che come sempre proporranno rispettivamente il moderno e il contemporaneo, abbiamo affiancato un nuovo grande spazio che in qualche modo rappresenta le nuove tendenze. Qui abbiamo riunito la fotografia, la sezione Solo Show, rivolta alle gallerie che intendono esporre un solo artista, insieme alle Nuove Proposte, che cioè presentano elusivamente artisti under 35 […] Un dato ancor più significativo è poi che tanti dei galleristi che partecipano alla fiera da diverse edizioni hanno acquisito spazi più grandi, il che naturalmente implica per loro maggiori costi. Una prova inequivocabile del fatto che a Bologna si fanno affari”.

Laura Carlini Fanfogna – Direttrice dell’Istituzione Bologna Musei e curatrice della edizione di Art City: -“La manifestazione  Art City  vuole essere soprattutto una grande festa, sempre affollata. In cartellone ci sono oltre 70 eventi in 40 sedi diverse, dal centro alle periferie. Il programma prevede ancora il prolungamento degli orari nei musei, l’attivazione dell’Art City Bus, e gli appuntamenti che intratterranno i bambini […] Daremo spazio al saper fare e racconteremo riti, miti e mitologie, creando diverse connessioni e rimandi tra i protagonisti. Sono caratteristiche che si ritrovano anche nelle iniziative organizzate dalle altre istituzioni”.

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Simona Gavioli – Presidente di SetUp Contemporary Art Fair : –“ SetUp è ancora una fiera molto giovane, ma in questi anni è già cresciuta e maturata, ha più consapevolezza. E lo ha fatto grazie anche ai “furti” che abbiamo fatto in questi anni: ovviamente niente di illegale, ma come diceva Picasso: “ I cattivi artisti copiano, i geni rubano”.  Non penso di essere un genio, ma prima andavo alle Fiere in giro per il mondo solo come collezionista, adesso ci vado da addetta ai lavori e guardo tutto, soprattutto, i dettagli: dal catalogo, ai pavimenti e perfino le luci. Quando vedo una bella idea me la metto in borsa e la porto a SetUp. Il tema di quest’anno, l’orientamento ( dell’arte), non è solo una chiave di lettura per i visitatori, ma anche per noi, per capire cosa abbiamo costruito in questi pochi anni e un momento di riflessione per capire dove andremo”.

Alice Zannoni – Direttrice di SetUp Contemporary Art Fair : -“ L’orientamento ( dell’arte ) mi ha sempre intrigato in qualche modo è quello che permette all’essere umano ( e anche negli animali ) di non perdersi. E’ il sapere dove andare e metaforicamente significa avere le idee chiare sulla meta, sugli obiettivi. SetUp è nato con le idee chiare, infatti in 4 anni il format non è cambiato ma l’esperienza delle edizioni passate ci ha insegnato quale strada percorrere: in qualche modo abbiamo tracciato un percorso su una mappa ideale che corrisponde al fatto di avere capito da subito l’importanza di strutturarci sia in termini culturali che commerciali”.

Questa breve scorribanda tra le dichiarazioni ed interviste dei principali attori della quarantesima edizione dell’Arte Fiera- Bologna 2016, ci può aiutare, in modo molto parziale e limitato, ad aprire anche , per chi non è addetto ai lavori, un piccolo dibattito per farsi e fare altre domande ed altre considerazioni. Questa è una nota di libere considerazioni e non una cronaca dettagliata delle sezioni che hanno caratterizzato questo, comunque, importante compleanno artistico bolognese. Sono convinto, anch’io, che questa manifestazione è , indubbiamente, una esperienza di grandi prospettive ed aspettative, soprattutto, nel mondo dell’arte contemporanea. Un’epoca questa dove le emozioni sono morte e vivono solo provocazioni, performance, installazioni ed ogni “diavoleria” che non giova alla riflessione di chi pensa all’opportunità di costruire momenti per un “orientamento dell’arte”. Ma quale orientamento? Per orientarsi bisogna costruire dei punti di riferimento saldi, sicuri perché si possano operare delle scelte od iniziare percorsi di maggiore rassicurazione, di nuove creatività ed attendibilità. L’orizzonte dell’arte contemporanea  è fatto di frammentazioni visive. L’ideazione è frutto di mille contaminazioni e nulla ci colpisce, ci incuriosisce, se non considerare il tutto come l’ennesimo cascame di modelli già collaudati ed esauriti dall’arte moderna. Siamo una società sempre più priva di linguaggi, soprattutto, quelli espressivi , quelli che ci permettono di elevare la nostra richiesta di comunicazione interpersonale e sociale.

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La comunicazione, oggi, è disarticolata e soggetta alla parcellizzazione dello stile pubblicitario. E’ una comunicazione dimezzata, come è dimezzata l’arte che vive di esperienze effimere, sul già conosciuto, sulla deprivazione creativa. La grande festa dell’arte per suggellare, quello che conosciamo da circa due secoli, da quando Hegel decretò “la morte dell’arte”. Il grande storico dell’arte Antonio Paolucci a questo proposito : -“ […] l’arte che per convenzione chiamiamo contemporanea. In realtà non si tratta più di arte così come l’abbiamo intesa fino a ieri, ma di un’altra cosa. Non solo i linguaggi espressivi ma i codici di riferimento, l’idea stessa di arte, sono radicalmente e irreversibilmente mutati”. ( “Arte e bellezza”, 2011)

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Questo non significa che dobbiamo sentirci degli astiosi verso il “contemporaneo” e diffondere campagne apocalittiche sul significato dell’arte contemporanea o su dove va l’arte in generale. Si tratterebbe di avere visioni meno compensative e consolatorie o di voler a tutti i costi, pensare che l’arte contemporanea sia la continuità naturale dell’arte moderna e quindi di una certa classicità, su cui, spesso qualcuno vuol evocare. Ogni tempo ha la sua arte, ogni società ha la sua arte, ma è ancora vero?  Mi sembra molto difficile pensare al concetto di “straordinarietà” dell’arte e mi sembra anche “strumentale”, far convivere l’arte moderna con l’arte contemporanea, come avvenuto in questa edizione dell’Arte Fiera 2016. Anche questa operazione per mantenere alto l’obiettivo: più vendita più successo = più vendita più mercato.

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E’ possibile pensare un appuntamento culturale senza fare cultura? E’ possibile ignorare che conoscere è una valore di tutti e per tutti? E’ possibile ri-pensare che la città potrebbe diventare una grande aula didattica, dove gli strumenti del conoscere sono le iniziative, le manifestazioni, gli incontri, le conversazioni  con il pubblico, ect…e dove, l’obiettivo fondamentale dovrebbe essere quello, come avveniva nel Medio-Evo e nel Rinascimento, quando il pubblico diventava scolaro e gli scolari diventavano sapienti.

Oggi moriamo di “notti bianche”, di “happy hours” , di gastronomie invasive ed invadenti. Tutto viene trasformato in un grande happening, in una grande “abbuffata”, dove , quello che è importante è consumare e finire stremati, intontiti e privi di ogni reale motivazione.

Oggi la partecipazione non è finalizzata a comprendere e cambiare. La partecipazione si è, fortemente, massificata, che si sono inventati i “gadget”. L’arte contemporanea è il grande gadget, su cui si concentrano i loisir dei fantasiosi, cosiddetti, artisti ed essi , invece di essere dei convincenti testimoni critici di un’epoca decadente e degradata, sono, essi stessi passivi e condizionati rappresentanti della disarmante incapacità a saper interpretare e denunciare  i veri fatti che stanno cambiando il nostro modo di vivere, di pensare, di agire e di comunicare. Gli artisti del XXI secolo, potrebbero essere i nuovi profeti per un riscoperto mondo nuovo e per rinnovare quella speranza di un ritorno alla “Bellezza” per un mondo migliore e per un’arte ritrovata, liberata dalle mode intellettualistiche e provocatorie.

 

PH MICHELE ALBERTO SERENI

Franchino Falsetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia di riferimento alle interviste riportate ed informazioni sull’evento.

 

  1. Arte Fiera –La Repubblica – trova Bologna – 28 gennaio 2016
  2. Bologna da vivere – gennaio 2016
  3. Arte & Fiera, a cura di Claudio Spadoni e Giorgio Verzotti, 2016

 

 

le parole dell’arte: Arte Povera

Arte Povera

Nel 1967 il critico Germano Celant, ispirandosi al “teatro povero” di Jerzy Grotowski, definì Arte Povera la tendenza che comprende i seguenti artisti italiani : Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Mario Merz, Gilberto Zorio, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Luciano Fabro, Emilio Prini, Giovanni Anselmo, Giuseppe Penone, Pier Paolo Calzolari, Marisa Merz, Gianni Piacentino, Mario Ceroli, Pietro Gilardi.

Perché si pensò a questa denominazione dell’arte?

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Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969. Alighiero Boetti.

L’utilizzo dei materiali della quotidianità, non privilegiati come : carta, stracci, pietre, legno, nonché gli elementi acqua, terra, fuoco, caratterizzavano il processo, in modo arbitrale ed anticonsumistico, di tradurre un’idea in materia. C’è una sorta di rivolta contro le concezioni “storiche” dell’arte e le tavolozze, i colori, la tela od altro materiale del corredo tradizionale dell’artista, viene sostituito dall’uso concreto degli elementi che connotano la natura e la sua interpretazione.

L’arte ritorna ad uno stato primitivo, una condizione priva di ogni condizionamento manipolativo e consumistico.

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Senza titolo 01. Jannis Kounellis.

Un’arte “naturale” fatta di elementi “naturali”, priva di ogni atto convenzionale. Un’arte che vive fuori dagli ambienti canonici, come i musei o le gallerie. Un’arte che irrompe nelle piazze, nelle strade e tende a comunicare una sorte di “energia vitale”, un coinvolgimento diretto nel sociale. Determinante, per capire meglio, questa tendenza, valgano alcuni commenti che lo stesso Celant espresse, inaugurando la prima mostra del gruppo “Arte povera-Im Spazio”, organizzata nel 1967 alla Galleria La Bertesca di Genova ( settembre – ottobre ). Riferendosi  a lavori di Paolini, Boetti, Fabro, Prini, Kounellis, Pascali , così sottolineava: “ I singoli lavori dimostrano una tendenza generale all’impoverimento e alla decultura dell’arte ( da cui il nome arte povera ). Sono un contenitore di carbone ( Kounellis ), una catasta di tubi di eternit ( Boetti ), una tautologia del pavimento ( Fabro ), due cubi di terra (Pascali ), la lettura dello spazio ( Paolini ) e il perimetro d’aria di un ambiente connotato sonoramente e visivamente ( Prini ). Tutti esaltano il carattere empirico e non speculativo del materiale adottato e dello spazio dato, cos’ che l’attenzione dell’arte si sposta alla corporeità degli avvenimenti e degli elementi naturali non artificiali […]”.

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Venere degli stracci. Michelangelo Pistoletto, 1967.

Giuliano Briganti, importante storico dell’arte,  nel suo intelligente e stimolante  libro “ Il viaggiatore disincantato, Einaudi, 1991”, sull’arte povera, vedeva la nascita del “mito ideologico di una nuova autonomia dell’arte, di un’arte che si libera, per forza di volontà e con piena consapevolezza, non solo da ogni forma prestabilita ma dalla struttura del potere e del mercato; il mito di un’arte che tende ad annullarsi identificandosi con il processo stesso della vita”.

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L’Italia fascista. Luciano Fabro, 1969.

Possiamo aggiungere che questa esperienza non è stata confinata o circoscritta, collocandola solo in un preciso tempo storico, ma ha sollecitato e sviluppato altre vie, in particolare : dalla installazione alla land art.

 

 

Franchino Falsetti

Diritti Riservati.

 

Art city 2016, buon compleanno. Programma allegato.

Arte Fiera – Bologna 2016 – Buon compleanno !

Bologna città dei primati, città della cultura e dell’arte.

Questa rassegna “fieristica”dell’arte moderna e  contemporanea ha raggiunto i suoi primi quarant’anni. Anna Maria Gambuzzi, Presidente di ANGAMC ( Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea ), nel suo intervento alla conferenza stampa del 22 gennaio, ha definito l’Arte Fiera di Bologna come “ la mamma di tutte le Fiere”.

Si può essere d’accordo, considerando che questa straordinaria edizione del 2016 , Arte Fiera registra, oggi, 190 Gallerie d’arte moderna e contemporanea ( il 41% in più  rispetto al 2013 ),  con 222 espositori ( il 28% in più rispetto al 2013 ). Un successo rilevante che conferma non solo un conquistato ruolo di prestigio sul piano artistico e culturale, ma una qualificata presenza e risonanza a livello internazionale.

Questa edizione del quarantennale, trova nei due direttori artistici Spadoni e  Verzotti,  straordinari animatori. Si sottolinea, in particolare, l’allestimento, in collaborazione con Arthemisia Group, della Mostra Fiera 40, in doppia espansione alla Pinacoteca Nazionale di Bologna ed al MAMbo, dedicata alla storia del Salone, proponendo opere selezionate tra quelle che sono state esposte  durante i 40 anni di Arte Fiera.

Gli stessi direttori hanno curato, inoltre, una pubblicazione che ripercorre la storia di questa grande avventura bolognese  dell’arte moderna e contemporanea. Anche per questa edizione molto spazio è riservato agli artisti italiani, spesso esordienti a Bologna. Oltre alla presenza degli artisti italiani, una particolare attenzione è riservata ai giovani.

Importante è la continuità e l’espansione delle collaborazioni di Arte Fiera nei luoghi  più conosciuti, tradizionali o deputati per manifestazioni artistiche. Questo per evitare di privilegiare una “istituzione” e di rendere fruibile ogni iniziativa dell’arte decentrandola come viva occasione di  incontro con la Città.

Giovedì 28 gennaio, giorno dell’inaugurazione ufficiale, si svolgerà una performance dal vivo del regista del mimo e danzatore Lindsay Kemp, che ricorderà la figura dell’eclettico musicista David Bowie.

Altro importante appuntamento è previsto al Teatro Comunale con la proiezione del film documentario River of Fundament di Matthew Barney,  in anteprima nazionale.

Si ricorda che sabato 30 gennaio si svolgerà l’Art White Night ( La notte bianca dell’arte ). Un serata  con un ricchissimo programma di eventi che si svolgeranno in 70 appuntamenti ed in  46 sedi .

Si allega pdf di tutto il programma della quarantesima edizione dell’Arte Fiera di Bologna – 2016.

 

 Franchino Falsetti

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ARTICOLO #1 (23/01/16). Ci siamo, anche quest’anno la grande kermesse artistica bolognese ha preso il suo avvio e noi abbiamo un inviato d’eccezione a raccontarci gli eventi: il prof. Franchino Falsetti. Solo su Millecolline.

 

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ART CITY BOLOGNA 2016
Musei, mostre, luoghi d’arte
29-30-31 gennaio 2016

Nel 2016 ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative culturali nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e Bologna Fiere, affianca Arte Fiera nella speciale ricorrenza del suo  quarantesimo anniversario.

Anche per la sua quarta edizione ART CITY Bologna offre nuove opportunità di scoperta e conoscenza del patrimonio artistico diffuso, promuovendo una fertile contaminazione con il contemporaneo nei musei e nei luoghi d’arte della città.

Tra le mostre, Arte Fiera 40 si articola in un ampio percorso espositivo tra Pinacoteca Nazionale di Bologna e MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Presso il MAMbo è inoltre visibile Officina Pasolini, un omaggio che ripercorre l’universo poetico e culturale di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla morte. Il Museo Morandi ospita la mostra fotografica Horizon di Brigitte March Niedermaier e il focus espositivo Morandi a vent’anni. Dipinti della Collezione Mattioli dal Guggenheim di Venezia, dedicato agli anni giovanili di Giorgio Morandi, mentre Casa Morandi presenta una composizione di nature morte di David Adika. Progetti speciali di Andrea Salvatori e Alberto Tadiello sono appositamente ideati per gli spazi del Museo Davia Bargellini e del Museo internazionale e biblioteca della musica. A Palazzo Pepoli Campogrande la collettiva Percorsi di segni. Grafica italiana del novecento nella collezione Luciana Tabarroni della Pinacoteca Nazionale di Bologna presenta opere di importanti autori del novecento.

Al ricco programma di eventi partecipano, oltre a Istituzione Bologna Musei, Fondazione Cineteca di Bologna, Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Genus Bononiae. Musei nella Città, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione MAST, Opificio Golinelli, CUBO e altre numerose realtà culturali della città.

 

                                                                  ArtCity Bologna 2016 – Comunicato stampa

 

 

 

Report a cura di Franchino Falsetti.

 

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Pillole corsare N.6 – L’informazione gastronomica e la libertà di stampa

L’informazione gastronomica e la libertà di stampa…..          [n.6]                                                                                                                                   

Viviamo, ormai, da moltissimo tempo, una situazione che va al di là di ogni tentativo di teorizzazione e di giustificazione. I sistemi ideologici, vere fortezze del pensiero e dei comportamenti sociali, si sono, dopo l’abbattimento del muro di Berlino e la fine della, cosiddetta, “guerra fredda”, liquefatte, come il famoso “orologio” di Dalì. Nuovi miti e nuovi idoli si sono, gradualmente, sostituiti, in modo particolare, dal famoso boom economico: dalle performances industriali alle mode imperative dell’economia e del mercato. Una vera e propria rivoluzione copernicana. Ma è proprio così? L’antico refrain del “tutto si trasforma”, sembra non abbandonare le tentazioni e le manie dell’uomo: dall’homo sapiens all’homo videns, dall’homo liquido all’homo gastronomico.

Ciò che ci rende perplessi è il constatare che non esistono, purtroppo, isole felici. La stampa, l’informazione e la libertà di espressione non sfuggono a questo sconvolgimento. Fin dalla nascita della carta stampata, il potere ha sempre operato censure di ogni tipo pur di controllare e limitare “la voce” libera del giornalismo ed in seguito dei mass media, di qualunque natura fossero. In Italia, dal liberalismo di tipo risorgimentale alla dittatura, alla repubblica, in modo strumentale ed ideologico, si confondevano, intenzionalmente, i rapporti tra : libertà, informazione, verità, espressione. La stampa era la “cassa di risonanza” del potere dei partiti e ne adulava le promesse e le gesta.

Nel 1959 un mirabile articolo-saggio di un grande giornalista Enzo Forcella, della stampa nel periodo democratico repubblicano, ne fece una impietosa radiografia, intitolandola : “Millecinquecento lettori”.

I giornali sono scritti per il potere politico, i lettori-protagonisti sono i parlamentari, i dirigenti dei partiti ed i consiglieri comunali. Appunto per un piccolo esercito di professionisti della politica. Ed il pubblico? I lettori? Dall’avvento del centro sinistra fino alle esperienze del sessantotto e , continuando, fino alla nascita delle radio-tv libere e la conquista dell’etere informativo da parte dei network pubblici e privati, una vera orgia di un nuovo potere sovrano dell’industria dell’informazione, si sono realizzate esperienze, di sicura innovazione strutturale e di contenuto:  pensiamo al “Il Giorno” ed a “La Repubblica” ( di cui si festeggiano i primi 40 anni – 1976 -2016 – ), ma senza sciogliere le vecchie “ideologie”. Il lettore è molto spesso l’alibi o il complice per certe operazioni di consenso o di smaccata voglia di politicizzazione di un mezzo di informazione. Il giornale come medium di un nuovo potere. Il pubblico ( il lettore ) è una condizione di “essere senza tempo”. E’ quella strana massa che faceva dire al grande scrittore e giornalista Zola: ” La gente vuole notizie? Ingozziamola di notizie. I giornali sono agenti di perversione letteraria”.

Ma ciò che ci lascia ancora disarmati e preoccupati è il prevalere di una certa stampa e di una certa libertà di stampa che  rincorre, ogni giorno, i mostri da “sbattere” in prima pagina. Una sorta di sadismo e cinismo dell’informazione per trasformare la notizia in qualcosa di perturbante, di diffusa perversione e di negazione di qualunque forma di dubbio.

Il lettore non deve leggere con la mente ma con i suoi sensori, con le sue forme empatiche e con il compiacimento selettivo di una personale concezione di verità e di giustizia. Deve sentirsi inserito in una agorà dove si “cucinano” le informazioni sugli avvenimenti selezionati.

“ Nella nostra società il giornale ha una potenza immensa. Può creare o macchiare la reputazione di qualsiasi uomo. Ha la perfetta libertà di chiamare truffatore e ladro il migliore uomo della nazione, distruggendolo oltre ogni speranza”. ( Mark Twain, Libertà di stampa, 2010 )

Altra menzogna : le notizie separate dalle opinioni. Uno slogans pubblicitario ma non praticabile. Lo stile giornalistico anglosassone per dare informazione è solo un miraggio nella esperienza giornalistica italiana. Il nostro stile di scrittura e di pensiero non è capace di separare ma di intrecciare e congetturare, di essere sempre tentati di scrivere il solito “pastone”, anche con l’aiuto della, cosiddetta, “scrittura intelligente”.

 

  Franchino Falsetti

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Credo sia una pianta vera. Ph. Roberto Cerè, 2012.

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L’ AGENDA DELL’ARTE DI FRANCHINO FALSETTI

Un pro-memoria per scegliere tra gli eventi artistici presenti nella città di Bologna ed altrove.

ANTEPRIMA delle Mostre del giorno dopo

Agenda - Bertelli

 

Agenda - Bonvi

 

Agenda - Brughel

 

Agenda - De Chirico

 

 

Agenda - Egitto

 

Agenda - Montesano

 

Agenda - Poppi

 

 

Rubrica a cura di Franchino Falsetti

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Dal segno alla figura, lettura critica – VIDEO

Bazzano in Valsamoggia (Bo), 23/01/16. Abbiamo seguito l’inaugurazione della mostra di Angelo Gentile e Claudio Benghi,  “Dal segno alla figura” , curata da Francesca Baboni e sostenuta dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio e ve la raccontiamo in un video a cui si aggiungeranno altri articoli in merito.

Benghi e Gentile, lettura critica a cura di Franchino Falsetti

 

 

ANTEPRIMA. Ci siamo; sabato 23/01/16, alle ore 18:00 in Rocca dei Bentivoglio a Bazzano (Bo) si aprirà la mostra dedicata a Claudio Benghi e Angelo Gentile, di questa mostra se ne parlava da un po’ di tempo e stavo pensando che potesse emulare la notorietà per cui è diventata famosa l’Araba Fenice. Ma così non è stato. Una cosa ho pensato: nell’impaginare una locandina con due soggetti si è costretti a mettere il nome di un autore prima dell’altro e, come per istinto, il pensiero si prepara a pensare che ci possa essere una specie di scala gerarchica ma, mai come in questo caso, questa sensazione è fuori luogo. Infatti si è stati attenti a mettere i due nomi degli autori sullo stesso livello di lettura. Penso che vada letta così anche la mostra organizzata dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio nelle sale della Rocca di Bazzano. Conosco Angelo Gentile perchè è bazzanese da molti anni e la nostra rivista gli ha dedicato la galleria d’arte con una intervista che potete tornare a vedere nelle nostre pagine dello scorso anno. Claudio Benghi l’ho conosciuto di recente, in occasione dell’esecuzione delle foto per il catalogo di questa mostra, e ho trovato molto adeguata l’idea di presentare assieme questi due autori che, effettivamente, si possono ben amalgamare in una mostra a quattro mani con in più un percorso artistico didattico dedicato alle scuole e condotto dagli autori stessi. Da parte nostra cercheremo di dare voce a questi due autori affinchè possiate conoscerli anche prima di sabato 23 gennaio, intanto pubblichiamo volentieri il comunicato che la Fondazione ha preparato per l’evento. Alla prossima.

 

 

Comunicato stampa condensato

Percorso guidato

 

La locandina dell’inaugurazione potrete trovarla nella palette APPUNTAMENTI di Millecolline

 

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